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1000MIGLIA: LA MITICA OSCA di Maira Alcantara

LE AUTO DEL MITO

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Per quanto riguarda la 1000Miglia 2020 proponiamo una serie di articoli riguardanti le mitiche vetture che parteciparono alla competizione e che spesso sarebbero state protagoniste di grandi vittorie. In questo primo articolo della serie “automobili leggendarie” parleremo della OSCA una vettura davvero particolare e come le altre presenti alla 1000Miglia un’autentico capolavoro dell’artigianato italiano proveniente dalla grande passione per la velocità. Desidero ricordare che le fotografie in stile Fine Art della mitica Osca sono state gentilmente offerte dal leggendario studio fotografico Fenaroliatelier http://www.fenaroliatelier.it e fanno parte della prestigiosa collezione “Tracce di Tempo” .

Sono tante le vetture davvero particolari che partecipano ogni anno alla 1000Miglia. Queste automobili oggi sono vere e proprie rarità per il fatto di non essere più in produzione. Ai tempi della 1000Miglia di velocità di tanto in tanto nascevano marchi automobilistici molto particolari che in genere venivano realizzati da meccanici dalle grandi capacità tecniche, provenienti spesso da blasonati marchi di autovetture sportive. Erano quei meccanici amanti dell’avventura che talvolta osavano mettersi in proprio cimentandosi nella realizzazione di vetture talvolta da corsa osando sfidare i “mostri sacri”, ovvero quei marchi che generalmente si posizionavano molto bene nelle varie competizioni fra cui una delle più importanti gare italiane: la 1000Miglia. La 1000Miglia fu una competizione di velocità su strade normali che all’epoca risultava essere uno dei maggiori “trampolini di lancio” per i piloti di quegli anni ma anche per i marchi delle vetture vincitrici. Un tempo era tutto più facile, non esistevano come oggi regole stringenti per poter fondare un’azienda automobilistica. Le auto di quei periodi erano realizzate tutte a mano a partire dal motore per arrivare alla carrozzeria sapientemente portata a termine da espertissimi “batti lamiera”. Possiamo dire che le vetture di allora furono veri e propri capolavori artigianali, opera degli abilissimi tecnici per quanto riguarda i motori e di artigiani dei  gloriosi anni passati che con l’utilizzo del martello e di una lavorazione manuale d’assoluta eccezione riuscivano a dare vita autentici capolavori, nell’ambito delle carrozzerie realizzando autovetture che poi sarebbero state pilotate sui vari circuiti in giro per il mondo. Queste vetture divennero assolutamente marchi leggendari e contribuirono a fare dei propri piloti vere e proprie icone, leggende viventi dell’automobilismo. Purtroppo i marchi automobilistici più piccoli con il passare del tempo non sarebbero più riusciti a reggere le sfide dell’innovazione e della produzione e spesso sarebbero stati assorbiti da marchi più grandi. Le fabbriche più sfortunate invece sarebbero state costrette a chiudere realmente i battenti, portando “all’estinzione” di veri e propri marchi automobilistici di assoluto rispetto. Un esempio fra tutti la Ferrari che fino ad un certo punto riuscì a reggere le sfide dell’innovazione fino al punto in cui, proprio per il fatto di essere stata una piccola fabbrica di veri e propri gioielli automobilistici, sarebbe stata costretta a cedere alla proposta di acquisizione da parte del marchio italiano più potente in assoluto: la FIAT. Se così non fosse stato probabilmente la supercar italiana per eccellenza, la FERRARI, avrebbe dovuto chiudere i battenti come accadde per vari marchi che chiusero molto prima come ad esempio la OSCA, una vettura dai piccoli ma potenti motori, una supercar che avrebbe dato filo da torcere ad autovetture più conosciute, abituate a vincere. Spesso la OSCA è presente alla 1000Miglia. Si tratta degli ultimi esemplari presenti al mondo dato che la OSCA chiuse i battenti molti anni or sono. Inizialmente il marchio OSCA produsse autovetture da corsa ma dal motore generalmente piccolo ma non per questo poco potente. Con il passare del tempo la fabbrica iniziò la produzione di vetture dal motore più grande, con maggior potenza, in modo da competere con più facilità nei circuiti delle maggiori gare presenti nel mondo. Partiamo dagli esordi quando tre fratelli: Ettore, Ernesto e Bindo cedettero le propria fabbrica automobilistica (Officine Alfieri Maserati) ad Adolfo ed Omar Orsi che all’epoca erano i possessori di un’acciaieria ed erano fabbricanti di utensili. Il contratto di cessione della fabbrica automobilistica prevedeva all’epoca una consulenza decennale per i Fratelli Maserati che terminato il decennio decisero di  fondare nel lontano 1947 una propria officina per la produzione di automobili da competizione ma di piccola cilindrata. Nacque la OSCA che esordì con un modello battezzato “Barchetta MT4” risalente al 198. La vettura montava un motore di cilindrata 1902  bi-albero in grado di sviluppare una potenza di 72 CV. anche se per le gare montava un motore 1,1 litri. La vettura da subito iniziò bene il campionato tanto che nel GP di Napoli del 1948 con il mitico pilota Villoresi iniziò con la prima vittoria. La vettura si fece conoscere anche alla Targa Florio pilotata da Ada Pace (nota anche con lo pseudonimo di Sayonara) nella classe relativa alla propria cilindrata. In seguito il motore subì un’importante evoluzione passando alla cilindrata 1392 con 92 CV. Nel 1941 aumentò la potenza fino a 120 CV e poi a 1568 CC con 140 CV. Lavorarono su vetture OSCA anche “mostri sacri” del design automobilistico come Zagato, Michelotti, Fissore e Vignale. Questi famosi designer si occuparono di dare una linea accattivante ma adatta alle competizioni. Un esempio la coupè biposto 1600 GT di Fissore. L’ambizione dei propri costruttori portò la vettura a cimentarsi in gare sempre di maggior importanza e quì entra in scena la 1000Miglia. Per la 1000Miglia il marchio prevedette un’ ulteriore evoluzione quindi la vettura passò ad un motore più potente raggiungendo il 2.0 litri bi-albero ma con distribuzione desmodromica da 165 CV. Questa potenza oggi potrebbe sembrare veramente poca cosa per una vettura da competizione ma il tutto va proiettato nel tempo. All’epoca della OSCA 165 CV non erano davvero da sottovalutare. Questa particolare vettura venne guidata da grandi nomi dell’ olimpo automobilistico come ad esempio Stirlyng Moss che al palmares Osca aggiunse la 24 Ore di Sebring permettendo alla vettura di acquisire notevole prestigio. In seguito i grandi motori OSCA bi-albero serviranno per equipaggiare una versione depotenziata della Fiat 1500 S e 1600 S dal 1963 al 1966. La OSCA venne ceduta dai Fratelli Maserati all’ AUGUSTA a fine 1964 chiudendo per sempre nel 1967. A fine anni 90 si tentò un rilancio del marchio con la OSCA 2500 GT Dromos un prototipo che comunque ad oggi restò tale.

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Author: Maira Alcantara

free lance generalista, incaricata anche per articoli speciali relativi a settore sport ed automobilismo storico e moderno

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