ARTICOLO OFFERTO DA TURCHI FLAVIO CARPENEDOLO BRESCIA
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Il genio italiano è da sempre fucina di grandi autovetture che con il tempo diverranno icone della sportività, dell’ eleganza e della potenza dei meravigliosi e perfetti motori. Sono un esempio Ferrari, Alfa Romeo, Bugatti (fondata da un italiano residente in Francia), Maserati e tanti altri brand automobilistici, che purtroppo sono andati perdendosi nel tempo, come Ermini, Osca, tanto per menzionarne un paio. Questi brand all’epoca innovativi, sono stati talvolta poco fortunati, minati dalle crisi economiche, dalle normative che obbligheranno i costruttori di automobili ad investire capitali immensi per poter tener testa all’ evoluzione, sarebbero in seguito spariti lasciando solamente traccia in alcune meravigliose vetture, ammirabili solamente alla 1000Miglia. Non solo auto, l’Italia ha formato anche grandi piloti, in genere nati in Emilia Romagna, una regione sanguigna ed innamorata della velocità sia nel campo delle autovetture che delle moto. Tuttavia anche al di fuori della nostra nazione si sono avvicendati piloti mitici che permetteranno alla 1000Miglia di velocità di divenire una grandissima e combattuta competizione. Una di queste icone è l’inglese Stirling Moss,
pilota londinese nato nel 1929. Se si fosse appassionati anche solamente di F1 non sarebbe possibile dimenticare questo nome. Moss ha vinto il maggior numero di GP, ben sedici GP, ma senza essere mai riuscito a vincere il titolo mondiale. In effetti il pilota britannico conquistò per ben quattro volte la terza posizione nel 1959, 60 e 61 nella classifica finale, ma anche la seconda posizione negli anni precedenti, 55, 56, 57, 1958. Tanti sono stati i secondi posti in classifica che Moss verrà soprannominato come “l’eterno secondo” o “il re senza corona” ma anche “il più grande pilota a non aver vinto il mondiale”. Un paradosso vero? Eppure è la realtà di questo straordinario pilota automobilistico, l’ultimo ad aver partecipato nel 1951 al mondiale. Moss lo potremmo definire, almeno per la propria passione, “figlio d’arte”. La passione per gli sport automobilistici gli verrà trasmessa dal padre Alfred, che tanto per parlare di 1000Miglia si posizionerà al quattordicesimo posto nel 1924. La passione per i motori e per la velocità sarà un “vizio di famiglia” per i Moss tanto che anche la sorella minore di Stirling, Pat, parteciperà a numerose gare automobilistiche nelle competizioni Rally e finirà per sposare a sua volta un pilota, Erik Carlsson ma torniamo a Stirling. Il pilota britannico fu uno dei primi clienti della Cooper Car Company riuscì infatti a convincere il padre Alfred ad affidargli una Cooper 500 con la quale si farà rapidamente onore vincendo parecchie gare sia nazionali che internazionali per poi passare alla F3 a bordo di una Cooper ed auto Kieft. Moss correrà nella F1 con piloti di immensa grandezza come al GP di Svizzera del 1951 a bordo di una HWM-Alta. In questa competizione arriverà in ottava posizione a soli due giri da Manuel Fangio. Nel 1952 non correrà in F1. In questa gara vincerà il Rally di Montecarlo con Sunbeam-Talbot 90 assieme al navigatore e co- pilota John Cooper. 1954, si corse il GP del Belgio. In questo Gran Premio per Moss inizieranno le vittorie vere e proprie.
In questa gara Moss riceverà un regalo inaspettato. Nino Farina verrà costretto al ritiro quindi il pilota inglese riuscirà a posizionarsi al terzo posto dietro a Fangio e Trintignant. L’anno successivo verrà offerto a Moss il posto di compagno di squadra del grande Manuel Fangio a bordo di Mercedes Benz W 196. Nel 1955 Moss otterrà ben due vittorie cui una in patria (UK) ed un secondo posto in finale dietro il compagno argentino tanto che Moss chiese a Fangio: –“Mi hai lasciato vincere”? L’argentino replicherà: – “No, sei semplicemente stato più bravo di me quel giorno”. Ora finalmente arriviamo alla nostra 1000Miglia. Sempre nel 1955 Stirling vincerà la 1000Miglia a bordo di Mercedes Benz 300SRL mantenendo una media da Brescia a Roma – Roma Brescia davvero da sogno toccando 157,650 Km orari, percorrendo quindi 1597 chilometri in sole 10 ore, 7 minuti e 48 secondi. Ricordiamo che la 1000Miglia di velocità era una gara combattuta “all’ ultimo chilometro” su strade urbane, in questo caso sulle strade di metà anni 50 quindi non certo perfettamente livellate, asfaltate quindi potremmo dire che per il pilota fu una doppia conquista, pensando ai tempi di allora, anzi a dire il vero questa media oraria regalerà a Moss il record di percorrenza su strade urbane. Con questa 1000Miglia Moss diverrà una vera e propria icona, simbolo dei piloti 1000Miglia su strada. Quell’anno Moss entrerà nella “Wall of fame” della 1000Miglia. Un accenno doveroso lo dobbiamo anche al navigatore di Moss il giornalista Denis Jenkinson. Ogni tanto anche noi giornalisti riusciamo ad essere preziosi nelle gare automobilistiche. Quell’anno sarà per Moss un periodo cruciale per il fatto che da quel momento per il pilota britannico, sarebbe iniziata una avventura fatta di seconde posizioni fino al 1958, anno nel quale verrà surclassato dal pilota della scuderia Ferrari Mike Hawthorn. Il pilota seguirà la propria carriere correndo il F1 fino al 1961 ottenendo la sedicesima vittoria nel GP di Germania. Moss guiderà molti brand di autovetture nella propria stupenda carriera, come Cooper, una Jaguar privata passando per Maserati, Vanwall, Lotus e Mercedes Benz. Il pilota britannico fu molto affezionato alle vetture inglesi per un mero fattore nazionalistico. A suo dire era meglio perdere con onore a bordo di una vettura inglese che vincere con una vettura straniera anche se, a dire il vero, le auto britanniche di quei tempi non erano eccelse in fatto di velocità. Moss tuttavia resterà il pilota inglese con all’ attivo più vittorie fino al 1965, anno in cui venne superato da Jim Clark. Un secondo rekord accomunerà Moss con Trintignant e Hill, l’aver vinto almeno un GP del mondiale F1 pilotando vetture a trazione sia posteriore che anteriore. La fortuna è cieca, tuttavia la mala sorte ci vede benissimo, recita un antico adagio. Nel 1962 Moss sarà vittima di un grave incidente a Goodwood a bordo di una Lotus Glover, incidente che gli costò il coma di un mese ma che gli lasciò paralizzata parzialmente, per un semestre, la parte sinistra del corpo. Nel 1963 il pilota, in quel momento Lotus, prese l’amara decisione di concludere la propria carriera da pilota. Durante una serie di prove e di test sempre per Lotus si accorse di essere troppo lento, (rispetto al solito) durante le prove, quindi decise di ritirarsi dalle corse automobilistiche. La vera ragione del ritiro non è del tutto nota. Moss dopo l’incidente sarebbe tornato alle corse troppo presto? La saggezza di non essere più all’ altezza avrebbe preso il sopravvento? Non si sa esattamente quale sia il motivo esatto ad avere spinto il pilota inglese a prendere una tale decisione. Fatto sta che Moss in quell’anno si ritirerà dalle gare automobilistiche. Nonostante tutto farà un ritorno nel 68 con Lancia Fulvia HF ufficiale alla 84 ore di Nurburging in sinergia con Innes Ireland e Claudio Maglioli. Con la stessa Lancia correrà anche al Rally del Sestriere . Nel 1980 sarà la volta del British Touring Car Championship al volante di Audi. Moss si occuperà anche di televisione. In effetti sarà commentatore TV per la BBC. Negli ultimi anni si cimenterà in gare del segmento d’epoca. Nel 2009 piloterà una OSCA FS372. Il ritiro effettivo dalle gare automobilistiche avverrà nel 2011. Il pilota durante le prove per la Le Mans Classic avrebbe confessato di aver provato per la prima volta nella vita una certa paura, pensando di mettersi al volante di una vettura da competizione. Credo che in questo caso, nella mente del pilota, abbia prevalso la saggezza sull’istinto. Un pilota di automobili da corsa non può provare paura. Credo fermamente che quando un pilota inizi a provare paura, a ragionare sulla paura, sia bene dire addio alla competizioni. La paura per un pilota non è una grande amica ma una potenziale minaccia. La paura non permette di osare oltre il limite ed un buon pilota ne è assolutamente consapevole. Un campione automobilistico è formato da sangue freddo e da una certa buona dose di incoscienza. Se così non fosse non sarebbe possibile correre su una vettura che in realtà è paragonabile ad un “siluro” superando i limiti propri ed altrui, pensando di arrivare incolumi al traguardo e magari di raggiungere un rekord di velocità. Forse questa decisione devo dire assai ponderata, potrebbe essere la “leva” che spingerà Moss al ritiro definitivo, permettendo al pilota inglese di arrivare alla veneranda età di 90 anni, quando nel 2020 morì a Londra in seguito ad una lunga malattia.
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