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In onore della 1000miglia che si terrà fra poco più di un mese presenteremo alcuni marchi automobilistici particolari ma anche alcuni leggendari piloti. Oggi sarà la volta di un marchio glorioso, un brand italiano che non ha mai partecipato alla 1000miglia, anche per il fatto di essere nato a posteriori la chiusura della celebre competizione italiana di velocità. Un brand comunque sia, divenuto quasi per caso, icona della sportività, della potenza automobilistica e della precisione nella realizzazione, un marchio non per nulla secondo alle rosse di Maranello, un marchio nato per segno del destino. Il colore azzurro scuro non vi dice nulla? A me dice tanto. Pensando al colore azzurro scuro, segno distintivo di questa meravigliosa autovettura la mia mente va da “zero a cento” in pochissimi secondi e mi porta in Emilia Romagna alla Lamborghini. Forse non tutti conoscono nei dettagli la storia di questo brand di supercar di un’ eccezionalità senza paragoni, quindi cercheremo di raccontarne la storia in questo breve articolo.
Il 28 aprile de 1916 è un anno da ricordare. quel giorno l’orologio del tempo si fermò per dare la vita ad un personaggio geniale Ferruccio Lamborghini, imprimendo un’ importante tassello nel mondo dell’automobilismo sportivo italiano. Così come la terra delle migliori competizioni del mondo è la zona di Brescia, la patria delle migliori supercar presenti al mondo è l’Emilia Romagna. L’ Emila Romagna, una terra con il fuoco nel sangue ed una grande passione per le automobili ruggenti. Una terra grandi piloti, di gente sanguigna, lavoratrice ma allo stesso tempo geniale. Gli anni 60 sono stati molto importanti per la crescita economica nazionale. In quei momenti euforici l’Italia appena uscita dal dopoguerra si ritrovava con una gran voglia di ricostruire, di affermarsi. Da questa particolare euforia economica e sociale nasce il boom economico che impresse in quel periodo il desiderio di affermare il proprio status sociale. Mi riferisco a quel Boom economico che ha permesso all’ Italia di divenire in seguito la terza potenza economica mondiale, quello che ha regalato ad un paio di generazioni il benessere tipicamente italiano. In quei mitici anni 60 Enzo Ferrari è già icona dell’automobilismo sportivo nazionale. Le rosse di Maranello già spopolavano vincendo una gara dopo l’altra. Possedere una Ferrari negli anni 60 era considerato un vero e proprio status symbol. In quei periodi fantastici e dinamici gli appartenenti alla classe sociale alta, facevano la fila per potersi accaparrare una Ferrari, come pure i rampanti e nuovi imprenditori che in quegli anni guadagnavano fior di soldi con la ricostruzione. Il loro desiderio era sfoggiare la propria Ferrari in modo particolare per far presa nei salotti buoni, quelli del jet set italiano. Un po’ un vezzo che non si è mai perso a dire il vero. Un vezzo tipicamente italiano, molto accentuato nella zona di Brescia in cui i locali si riempiono di avventori, in modo particolare, se muniti (di fronte alla porta) di parcheggio per depositare le proprie auto sportive che fanno da cornice alla zona di Brescia. Negli anni 60 il “Drake” è già uno dei personaggi noti a livello planetario per le proprie rosse creazioni, tuttavia l’ Emilia sta temprando un’ industriale in grado di dargli “filo da torcere” che in seguito dimostrerà di non essere secondo a nessuno: Ferruccio Lamborghini, industriale di successo nel campo dei bruciatori per il riscaldamento domestico. Ancora oggi in effetti è attiva questa sezione della Lamborghini. In quegli anni l’industria Lamborghini spaziava dai bruciatori all’oleodinamica dedicata ai trattori per l’agricoltura. Ferruccio Lamborghini era il “re” di un piccolo impero che nulla aveva a che vedere con le automobili da corsa, un imprenditore nato sotto il segno del toro che aveva fatto fortuna come altri industriali del periodo.
Non vi dice nulla il toro infuriato? Sarà proprio quel marchio che diverrà il simbolo della potenza Lamborghini. Ferruccio non veniva dall’ automobilismo, era figlio di agricoltori ma subito si appassiona alla meccanica ed inizia studiando le nuove tecnologie del momento nei pressi di Bologna presso Tecnologie industriali all’Istituto Fratelli Taddia. Nel frattempo inizia a prendere confidenza con i motori revisionando mezzi militari. Per questa ragione, con l’entrata in campo del secondo conflitto mondiale, Lamborghini inizia a lavorare presso una base italiana in Grecia facendosi le ossa come meccanico. Nel dopoguerra l’imprenditore acquista un terreno ed inizia l’avventura imprenditoriale a Cento, sul ferrarese. In queste affascinanti località padane piene di storia e ricche di prodotti agricoli nascerà la Lamborghini trattori. E’ un vero successo. Per colmare la richiesta di trattori necessari alla ricostruzione di un’Italia distrutta ed impoverita dalla guerra Lamborghini lavora sodo. Risultato? Un grande impegno per un grande successo finanziario. Da quì al colmare le proprie passioni è un attimo. In questo caso anche Lamborghini subisce il fascino delle belle automobili e ne compra di ogni tipo, scegliendo fra i migliori brand di allora, passando dalla Topolino potenziata con pezzi della Testa d’Oro all’ Alfa Romeo 1900 Sprint e Super Sprint, Lancia Aurelia B20, Mercedes SL “Ali di Gabbiano” in un crescendo continuo che lo porterà alla Maserati 3500 GTS. I sogni dell’imprenditore tuttavia sono sempre in un inesorabile crescendo. L’over the top in quel periodo era possedere una Ferrari e presentarsi ai salotti buoni, quelli che in genere erano frequentati dal jet set italiano.
Ferruccio ormai è un noto industriale. Il denaro non gli manca quindi riesce a colmare il sogno di possedere una Ferrari anzi, ne acquista un paio, una dopo l’altra, Ferrari 250 GT e 250 GT Berlinetta. L’industriale ha un carattere sanguigno ed ama la velocità quindi spinge al limite le proprie Ferrari che dimostreranno molto presto di avere problemi a carico delle frizioni essendo a suo dire, non equilibrate con la potenza del motore. Lamborghini quindi decide di recarsi in Ferrari e spiegare al “Drake” come risolvere il problema. Ferruccio ha un carattere sanguigno ma anche Ferrari non è da meno. La decisione quindi di recarsi in Ferrari per spiegare al “re delle rosse” come risolvere le problematiche meccaniche riscontrate sulle proprie vetture porterà molto presto a scontrarsi con un imprenditore, Enzo Ferrari”, dal carattere non certo facile. Il Drake ascolta le affermazioni di Lamborghini ma dichiarerà che le proprie vetture vadano benissimo sminuendo Lamborghini, anzi, dicendo essere lui il problema, per il fatto di esser capace di guidare solo trattori.
Ferrari a Lamborghini: ” La macchina va benissimo. Il problema è che tu sei capace a guidare i trattori, non le Ferrari”
Lamborghini a Ferrari: “Adesso la macchina me la faccio io”
Da questa diatriba nascerà la scintilla, la sfida, il “carburante” necessario al “destino”, che porterà Lamborghini alla realizzazione delle vetture sportive più perfette mai conosciute nella storia dell’automobilismo. Lamborghini non si sente meno di Ferrari. Il denaro non è un problema per l’imprenditore che inizia a finanziare la produzione di proprie supercar progettate secondo i propri canoni di perfezione meccanica e linee avveniristiche. Lui vuole ad ogni costo la macchina da corsa più perfetta di tutti i tempi pur di far entrare in testa a Ferrari di che tempra sia fatto un Lamborghini. Inizia quindi la produzione di autovetture sportive e potenti tanto perfette, che Lamborghini sembra avesse dichiarato che in qualsiasi momento un possessore di “Lamborghini” fosse restato a piedi per un guasto alla propria “Lambo”, i meccanici Lamborghini sarebbero intervenuti gratuitamente in qualsiasi angolo del mondo. Narra la leggenda che già a quei tempi appoggiando sul cofano di una “Lambo” una sigaretta in piedi ed accendendo la macchina, la sigaretta non sarebbe caduta e così fu. La perfezione del motore produceva vibrazioni talmente basse ed armonche da non far cadere la sigaretta. In quel periodo Ferrari offre a Lamborghini “un regalo inaspettato” che Ferruccio, da grande imprenditore, sa cogliere al volo. Di cosa si tratta? Lo vedremo nelle righe successive. Così dai trattori, Lamborghini inserisce il settore produttivo di auto da corsa di una perfezione assoluta. Da una sfida quindi nacque a Sant’ Agata Bolognese nel 1963 la Lamborghini che in soli sei mesi approda al Salone di Torino esponendo la prima 350 GT su disegno di Franco Scaglione.
Il regalo di Ferrari:
La 350 GT è munita di un motore 12 cilindri 3500 cc su progetto di Giotto Bizzarrini proveniente dalla Ferrari e licenziato dal “patron” assieme ad otto importanti dirigenti. Bizzarrini ha all’attivo la progettazione di grandi modelli Ferrari come la Testa Rossa e la GTO. Lamborghini individua subito gli uomini adatti “inconsapevolmente offerti da Ferrari su un piatto d’argento” e non se li lascia scappare. Dallara e Stanziani prendono in mano la produzione delle auto del toro. Il primo cliente della Lamborghini è un artista, Giusti, direttore di una band di Forte dei Marmi, una località di punta in quei tempi, del jet set italiano. Lamborghini “fa bingo”. Con una sola mossa riesce a lanciare le proprie creazioni entrando a piedi pari nell’olimpo dei grandi brand automobilistici di altissimo livello come Ferrari, Maserati, Jaguar, Aston Martin. Tuttavia la neonata vettura non ha alle spalle una storia in campo automobilistico come invece è per Ferrari e questo lascia perplessi alcuni potenziali grandi clienti. Lamborghini rincorre la perfezione e dopo la 400 GT uscirà con una supercar 12 cilindri a V 4000 cc con motore trasversale posizionato dietro l’abitacolo. Questo modello con l’innovativa struttura in lamiera scatolata, forata e saldata, a peso ridotto con differenziale e cambio uniti al basamento motore, in una fusione unica è l’idea vincente che permetterà a Lamborghini di produrre vetture meravigliose e divenire il futuro dell’automobilismo sportivo. In quel periodo entra in scena Bertone che capisce l’importanza della tecnologia Lamborghini e studia un particolare telaio. Una carrozzeria stupenda nelle linee sinuose ed avveniristiche, schiacciata a terra per permettere una tenuta in strada senza paragoni a grande velocità. Le prese d’aria per il raffreddamento sono sui montanti delle portiere. Non c’è Ferrari che tenga. Le linee fanno impallidire i marchi più blasonati. Un vero e proprio capolavoro d’arte di una modernità praticamente assoluta. Una vettura unica al mondo. Il toro diviene il logo, simbolo di potenza e ferocia sulla prima “Miura” del 1966, che inizia a spopolare fra i grandi della terra e gli artisti icone del jet set mondiale. Re, Principi, cantanti, attori ora iniziano a rincorrere i bolidi blu cercando di accaparrarsene uno. La creatività negli ambienti Lamborghini è di casa quindi nasce un prototipo la Marzal una vettura impensabile in quegli anni, da fare restare senza fiato, con sue linee futuristiche anche i marchi più blasonati. Marzal, una vettura che insegnerà davvero tanto alle supercar del futuro. Ranieri di Monaco e Grace Kelly apriranno il GP di Monaco del 1967 a bordo di una Marzal. Dall’ entrata in scena della Miura sarà un crescendo di popolarità tanto da faticare a produrre Lamborghini per colmare la richiesta sempre crescente. Nel 1968 sarà la volta della Islero poi della Espada da 4 posti, due anni più tardi la Jarama, poi la Urraco montante un V8 2500 cc. Ultima prodotta la Aventador che sarà l’ultima vettura Lamborghini a benzina.
Il mito delle “Lambo”
Frank Sinatra: “Chi vuole sembrare qualcuno compra una Ferrari, chi è già qualcuno compra una Lamborghini”
La crisi petrolifera degli anni 70 offusca un po’ tutti i marchi automobilistici che purtroppo iniziano a patire la crisi. Il figlio di Ferruccio, Tonino, non ha molta passione per l’automobilismo quindi l’azienda viene venduta all’ elvetico Georges-Henri Rossetti e per terminare passerà alla VW a cui oggi appartiene. Per la Lamborghini inizia un’epoca di alti e bassi fatta di vari passaggi di proprietà sino a quietarsi all’attuale solido proprietario tedesco, Audi VW, tuttavia nonostante le varie vicissitudini non sempre floride la produzione di supercar da sogno fatte di perfezione assoluta continua. Nel decennio 70 e 80 esce la mitica Countach in sostituzione della Miura, la Diablo, poi la Murcielago, l’Aventador, la Reventon, la Gallardo e la Veneno. I nomi come sempre sono presi dai tori da combattimento spagnoli. Gli anni passano e le “Lambo” non perdono smalto divenendo sempre più ambite dai potenti uomini d’affari e vip di ogni angolo del mondo. Fra i clienti dell’azienda emiliana possiamo annoverare Arnold Swarzenegger, Liz Taylor, Keke Rosperg, il petroliere Walter Wolf ma anche mister Forbes, Malcom Forbes, cede al fascino dell’auto del toro. A proposito della Taylor si narra che l’attrice abbia conseguito la patente solamente per poter guidare una potente Countach. Il creatore delle automobili più geniali al mondo si ritira quindi in Umbria dove sul lago Trasimeno realizza un vino il “Sangue di Miura” un rosso umbro molto particolare. Toccante la fine “della storia” di Ferruccio Lamborghini che si spense nel 1993 all’età di 76 anni. Durante il funerale la salma del geniale imprenditore sarà trasportata su un carro agricolo trainato da un trattore Lamborghini e fuori dalla chiesa in fila a salutarlo le autovetture più belle della scuderia del toro gli renderanno onore per l’ultimo saluto. Sulla lapide? Beh non può mancare la dicitura: “buon lavoro nella nuova casa di Dio”. Termina quindi negli anni 90 la storia di un costruttore di autoveicoli favolosi, un personaggio dell’imprenditoria italiana che ha saputo “costruirsi da solo” con genialità, con creatività e con tanta voglia di fare, di mettersi in gioco, quella voglia che forse oggi, manca alle giovani generazioni. La storia della Lamborghini si può riassumere in una sola frase:
“Lamborghini è Lamborghini. Gli altri? Non sono nessuno”.
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