ARTICOLO OFFERTO DA RG76 INCUDINE BRESCIA
TEL 338.4674006
Arte e guerra cos’hanno in comune? Sono due espressioni dell’animo umano, una positiva (l’arte) una negativa (la guerra). Mai più la guerra disse Giovanni Paolo II. Mai più la guerra? Per poter rendere efficace questa frase è necessario conoscere quello che oggi si vorrebbe eliminare: le radici dei popoli, la loro storia.
Appuntemento con l’arte
La Valcamonica non finisce mai di stupire. La zona montana del comprensorio bresciano è fucina di imprenditori di successo, meta del turismo montano, anche di lusso, ma soprattutto la Valcamonica è culla di artisti in varie discipline dell’arte. Un esempio è il pittore Giulio Mottinelli, nato a Garda di Sonico nel 1943.
Giulio Mottinelli
Poco più che ventenne, dopo aver lavorato nel campo della fotografia e del cinema, Giulio Mottinelli decide di dedicarsi esclusivamente alla pittura, attraverso la faticosa strada dell’autodidatta. Il tirocinio pittorico, vissuto per contatti e relazioni con altri giovani autori, giunge ad un primo approdo: il pittore espone le sue opere, per la prima volta nel 1965, a Gussago, suo paese d’adozione.
Da quel momento, e fino agli inizi degli anni Ottanta, la sua vita e la sua poetica sono profondamente influenzate dai numerosi viaggi compiuti in Italia, in Europa e in Sud America: dai viaggi vengono esperienze dirette, specie nei confronti del paesaggio, e stimoli che giungono dalle opere ammirate nelle gallerie e nei musei visitati. È assai probabile che il paesaggio americano abbia favorito una lettura dell’ambiente, interpretato come spazio proprio, spazio di vita, memoria, sedimentazione culturale. Alla fine della stagione dei viaggi, Mottinelli si rifugia nella sua terra d’origine, abbandonata da adolescente, per intraprendere un lungo e faticoso percorso contemporaneamente dentro se stesso, dentro le proprie memorie, viaggio che arriva fino all’oggi.
Durante quarant’anni di lavoro, dalla metà degli anni Ottanta ad oggi, indaga gli aspetti della sua terra, ove ritorna ogni estate, e nelle sfaccettature di un ambiente mai dimenticato, rivissuto nei suoi aspetti affascinanti e pieni di interna vitalità, conosciuto e amato da bambino, esplorato e studiato da adulto, ritrova il senso del fare, le ragioni stesse della sua poetica.
Nel corso degli anni, numerose immagini dei suoi dipinti sono state utilizzate come copertine di libri, per case editrici quali: La Scuola, Vannini, Grafo, La Quadra, Paoline, Mondadori e la spagnola Anagrama. Fra gli autori ricordiamo Gian Mario Andrico, Carla Boroni, Arnaldo Milanese, Antonio Thellung, Sarah Calvano, Giorgio Campanini, Giacomo Panizza, Alba Marcoli, Mauro Corona, Antonio Moresco e Carmine Abate. Numerose sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private: Galleria d’Arte Moderna – Eisenstadt (Austria), Pinacoteca Morcelli-Repossi – Chiari (BS), ALBA – Beirut (Libano), Palazzo Reale di Gedda – Arabia Saudita, Civica Galleria d’Arte Moderna – Santhià (VC), Palazzo della Cultura – Breno (BS), Associazione arte e Spiritualità – Concesio (BS), Pinacoteca Civica – Orzinuovi (BS), Museo Diocesano – Brescia, Spazio Guicciardini – Milano, Museo Lechi – Montichiari (BS), Palazzo Martinengo Cesaresco – Brescia.
L’evento
Il 17 agosto sarà un grande giorno per gli amanti della pittura: l’inaugurazione della mostra “Di ombra e di luce” di Giulio Mottinelli avrà luogo presso la chiesa dei Disciplini in via Roma a Vezza d’Oglio (BS) alle ore 17.30. L’esposizione, a ingresso libero, sarà aperta fino al 31 agosto
Per informazioni sugli orari di apertura https://www.vezzadoglioturismo.it/
_______________________________________________________________________
Appuntamento con la grande storia
Il primo conflitto mondiale, una delle guerre totali più sanguinose e logoranti cui le nostre montagne sono state triste teatro. Per ben tre anni, dal 1915 al 1918 il sangue italiano ed austriaco ha rosseggiato sui nostri monti. Purtroppo questo conflitto è ormai quasi dimenticato. I ricordi si stemperano e si perdono nel tempo, come la generazione che ha partecipato a questo terribile triennio. Una guerra di logoramento in cui i due eserciti usavano froteggiarsi rinchiusi in buchi scavati nelle montagne per cercare di proteggersi al caldo estivo, dalla copiosa neve invernale, dal gelo, per giorni, mesi, in attesa dell’attacco o della morte dovuta allo sparo preciso di un cecchino appostato. Quando un esercito fosse stato a corto di munizioni era necessario passare all’attacco all’ “arma bianca”. Il Pian di neve ne ha visti di morti. Il bianco mantello del celebre ghiacciaio eterno dell’Adamello riusciva a coprire i cadaveri dei soldati che oggi, con lo scioglimento del ghiaccio, talvolta rinvengono, riportando alla luce la tristezza di qusti tre anni violenti.
Lo scopo delle guerre
A cosa servono le guerre? A nulla. Se ben ci pensate le nostre montagne insanguinate sono state protagoniste di guerre sanguinose studiate, per impedire allo straniero di conquistare il nostro territorio e viceversa. Pensando che circa un secolo dopo l’Europa avrebbe deciso di unirsi e quindi i confini sono bene o male “caduti”, è possibile comprendere lo scopo delle guerre ovvero il nulla. La morte e la disperazione forse restano il solo “pegno” dei popoli interessati.
Tutto non è come sembra
le guerre hanno tuttavia uno scopo molto ben preciso che va al di là dell’odio, di quanto spesso si cerchi di far credere. Come sempre accade, tutto non è mai come sembra. Le guerre in realtà hanno lo scopo primario di arricchire coloro che astutamente le finanziano, provocando le “micce” in grado di farle esplodere. Per comprendere questo astuto piano, è necessario capire il passato. Solamente in questo modo sarà possibile comprendere il presente ed il futuro evitando nuovi conflitti. Dopotutto gli errori sono sempre i medesimi e l’umanità continua purtroppo imperterrita sulla stessa strada. Per poter comprendere la grande guerra (il primo conflitto mondiale) ecco un magnifico evento, nel quale la storia diviene realtà, nel quale lo spettro del sanguinoso periodo passato è in grado di tornare ma questa volta per far riflettere.
L’evento
Il 18 luglio 2024, l’appuntamento con la storia farà di Incudine la protagonista del passato. il 18 luglio nel paese camuno sarà inaugurato l’evento a ricordo del primo conflitto mondiale. La Valcamonica è piena di reperti di quel lontano periodo, essendo stata teatro della sanguonosa guerra svoltasi fra italiani ed austriaci. Penso che se l’Adamello ed il Pian di neve potessero parlare potrebbero raccontarvi tante avventure non certo allegre ma molto commoventi, avventure soggettive di tanti soldati asserragliati in trincea in attesa della morte, lettere scritte alla famiglia o all’amata, le paure dei giovani soldati e tante altre riflessioni che son certo vi farebbero scendere qualche lacrima sul volto.
Non sarebbe la prima volta che in Valcamonica riappaiano reperti importanti risalenti al primo conflitto mondiale fra le rocce delle alte montange. Per sdrammatizzare un evento basato su momenti storici importantissimi ma assai tristi, in grado di insegnare che la pace è un grande dono, rallegrerà la serata il cantante Cinelli.
Le trincee
Alle ore 18 verrà allestito un presidio presso le trincee di Davenino. L’evento sarà in forma gratuita. Per i partecipanti ripeto, sarà un modo davvero particolare ed interessante per conoscere il nostro passato. Credo che la storia debba sempre essere conosciuta. Coloro che conoscono il passato sanno come affrontare il presente ed il futuro. La storia e le origini di un popolo, in questo caso il nostro popolo, sono un tassello importantissimo da conoscere e da preservare, dopotutto ogni popolazione ha le proprie caratteristiche ed una importantissima storia personale che resta un dovere conoscere e tramandare alle giovani generazioni. Conoscere la propria storia significa conoscersi.
Concluderei con una domanda aperta: siamo poi così certi di conoscerci a fondo? Lascio a voi la risposta con l’augurio di vedervi come spettatori a questo meraviglioso evento, una grandissima occasione per conoscere la grande storia recente italiana.
TEL 338.4674006