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A parte il fatto che il motore elettrico applicato all’automotive si sia rivelato un autentico flop, l’affidamento all’elettricità non ha portato che a grandissime difficoltà che si stanno ripercuotendo su interi stati e su una miriade di famiglie. Molti cittadini rimarranno senza lavoro e dovranno essere sostenuti dagli ammortizzatori sociali, Saremo quindi spettatori di un prossimo futuro di stati in oggettiva difficoltà, che subiranno una doppia catastrofe economica. Da una parte la caduta economica con tutto quello che ne riguarda, dall’altra l’esborso di capitali per il sostegno di un numero non certo trascurabile di disoccupati. Dall’altro canto sulle aziende peseranno non poco gli investimenti da rifare, per tornare al motore termico o ad altri metodi che prevedano carburanti alternativi oppure puntare sull’ibrido, un sistema di transizione per tamponare le perdite e sperare in giorni più felici. Nel frattempo molte aziende potrebbero fallire. Le industrie automobilistiche giapponesi si stanno muovendo con molta rapidità, considerando anche il fatto che il Giappone, per quanto riguarda l’automotive sia da sempre piuttosto proiettato verso l’innovazione e verso il futuro. Il Giappone lo definirei un’apripista nella progettazione di nuovi tipologie di motori pur mantenendo la perfezione, nella produzione non solo di motori ma anche di parti meccaniche.

I giapponesi puntano all’ibrido

Non che con questo sia molto entusiasta in merito alle auto ibride, tuttavia oggi la vettura ibrida risulterebbe la soluzione “meno peggio”. A conti fatti con la corrente elettrica ai prezzi odierni mi piacerebbe capire il margine di risparmio, usando una vettura elettrica o ibrida, poi ci sono i costi di manutenzione, non certo poco elevati per quanto riguarda le batterie che ad oggi hanno un termine neppure molto lungo. Insomma, il sistema starebbe cercando di creare la mentalità al sistema elettrico attraverso la commercializzazione dell’ibrido. Penso che i colossi automobilistici, se lo volessero, potrebbero realizzare motori termici che potrebbero offrire bassissimi consumi, mentre invece si preferisce cambiare tecnologia. Questa riflessione lascia comprendere che molto facilmente i motivi non sono legati alla “bufala del clima e della Terra malata” ma ad altri fattori più subdoli. Ragioniamo una buona volta: se realizzassero un motore termico che ipoteticamente fosse in grado di consumare gasolio o benzina e facesse i 50 o 60 km con un litro o addirittura oltre, queste vetture inquinerebbero meno di conseguenza. Siccome tuttavia il pericolo inquinamento sembrerebbe in realtà non esserci, cosa ci sarebbe sotto questi cambiamenti? Riflettiamo anche solo per un attimo.

La filosofia nipponica

Le industrie automobilistiche giapponesi basano la propria filosofia produttiva  e progettuale su una veduta completamente diversa da quella europea. La filosofia giapponese è quella di offrire automobili e motori che abbiano il meno possibile la necessità di riparazioni. La filosofia europea è basata sul pensiero puramente commerciale che prevede che entro tanti chilometri di percorrenza, la vettura debba per forza di cose avere la necessità di portare il proprietario verso la casa madre per effettuare riparazioni di vario genere. Diciamo che le vetture europee sembrerebbero abbracciare la filosofia dei prodotti a scadenza in modo da produrre alle case madri lauti profitti, non tanto nella la vendita dei veicoli che offrono sempre meno margine ma per i tagliandi, le riparazione e tanto altro. Per le aziende giapponesi la linea da tenere è diversa.

Foto di Blomst da Pixabay

Loro ti offriranno un prodotto che difficilmente si guasterà sempre a patto che sia controllato a dovere e mantenuto come si deve. Non per nulla certe case automobilistiche giapponesi offrono una garanzia in genere più duratura di quelle europee. Alcuni brand automobilistici giapponesi nel segmento alto offrivano nientemeno che garanzie a vita. Nonostante non sia un’estimatore delle auto giapponesi devo ammettere essere grandi prodotti a livello costruttivo e progettuale, pur non essendo in genere appassionato per le linee estetiche delle vetture nate nel paese del sol levante. Penso che le aziende giapponesi siano almeno un decennio più avanti di quelle europee ma soprattutto noto che queste industrie siano prontissime a reagire alle catastrofi economiche. In effetti le industrie giapponesi dell’automotive non hanno perso molto tempi in lamentele. Quando gli europei si lamentavano i giapponesi accantonavano i progetti assurdi passando con rapidità estrema a “piani di riserva”. Certe volte la rapidità di reazione nel mondo industriale può portare ad essere vincenti. Lamentarsi non serve a nulla se non a perdere tempo e denaro.

La forzatura verde

Quello che mi addolora un po’ è il fatto che si prosegua comunque su una linea assurda fondata solamente su fantasie a mio parere malate, la pantomima ormai ripetitiva del pianeta al collasso, teoria assolutamente falsa, dato che le previsioni catastrofiche previste circa 30 anni fa non si sarebbero mai avverate e mai si avvereranno per il fatto di essere inesistenti, se non per permettere la mutazione di un sistema economico. Se il sistema si esprimesse con sincerità senza incolpare sempre gli esseri umani in una spirale nichilistica, penso otterrebbe maggior appoggio e comprensione. Comunque sia come recita il titolo di una nota commedia di Pirandello “Così è se vi pare”. I giapponesi punterebbero anche sull’idrogeno e già questo tipo di gas potrebbe rivelarsi assolutamente migliore dell’elettrico a patto che le vetture siano equipaggiate con celle ad idrogeno per la produzione autonoma di gas. Se così non fosse poco cambierebbe dato che per sviluppare idrogeno si necessita per forza di cose di corrente elettrica. Idrogeno è un gas che si sviluppa dal processo di elettrolisi. Capite bene quindi che per produrre Idrogeno dovrò ancora bruciare petrolio e per viaggiare sarò costretto a bruciare Idrogeno in un ben doppio passaggio. Diversamente sarebbe se fossimo ricchi di centrali nucleari. In questo caso allora un po’ tutto avrebbe un senso anche se con le centrali nucleari rimarrebbe il fattore smaltimento delle scorie ma quello sarebbe il minimo. In questo caso sarebbe più logico il mercato delle auto elettriche ovvero dall’Uranio produco energia che consumo con la vettura. Solamente due passaggi come accade ora dalla pompa di benzina al consumo di energia diretto della vettura. Credo che per cambiare i mercati dell’automotive ci si dovrebbe prima di tutto premunire per poter avere sistemi adeguati per la produzione di carburante e poi proporre un cambio di autovettura.

I produttori del sol levante

Articolo di Franca Rovelli

Toyota e Hyundai: rivoluzione verde e nuove alleanze
Toyota e Hyundai, due giganti dell’industria automobilistica, stanno riscrivendo le regole del gioco. Toyota ha annunciato la fine dei motori a combustione interna, segnando un passo decisivo verso la sostenibilità. Hyundai, d’altra parte, è impegnata in alleanze strategiche per accelerare la sua transizione verso l’elettrificazione. Questi cambiamenti epocali riflettono l’adattamento alle nuove esigenze del mercato e le crescenti pressioni ambientali, dando il via ad una vera e propria rivoluzione verde nell’industria automobilistica. Ma cosa implica tutto questo per il futuro della mobilità?

La svolta di Toyota: addio ai motori a combustione

Toyota, leader nel settore automobilistico, ha recentemente dichiarato la fine della produzione di motori a combustione interna puri.

Questa decisione rappresenta un punto di svolta cruciale per l’azienda, che per anni ha optato per una strategia “multi-pathway” includendo veicoli ibridi, a idrogeno ed elettrici.

L’azienda ha sempre sostenuto un approccio pragmatico, riconoscendo le difficoltà della transizione totale ai veicoli elettrici. Tuttavia, la crescente consapevolezza delle emissioni di CO2 e le pressioni normative hanno spinto Toyota a riconsiderare la sua posizione.

Il focus futuro di Toyota sarà sull’elettrificazione e sull’idrogeno, con l’obiettivo di offrire un’alternativa pulita anche in mercati meno pronti ad abbandonare i combustibili fossili. Il marchio giapponese prevede che in alcuni mercati ogni modello in vendita sarà un ibrido o un veicolo elettrico puro entro pochi anni.

Foto di Автошкола ТЕХНИКА da Pixabay

 

Hyundai: innovazioni e nuove alleanze

Hyundai, un altro attore chiave del settore, sta investendo massicciamente nella tecnologia elettrica e stringendo partnership strategiche per rimanere competitiva. L’azienda ha annunciato diverse collaborazioni, come quella con Rimac, azienda croata specializzata in supercar elettriche, per sviluppare nuovi veicoli ad alte prestazioni.

Inoltre, Hyundai è stata una delle prime a investire nell’idrogeno, con il suo celebre modello Nexo, e continua a esplorare questa via parallela all’elettrificazione. L’alleanza con altre case automobilistiche e aziende tecnologiche sottolinea la volontà di Hyundai di essere un leader non solo nella produzione di veicoli elettrici, ma anche nelle soluzioni di mobilità integrata, come la guida autonoma e i sistemi connessi.

Obiettivi di Elettrificazione Futura

Per meglio comprendere l’approccio di Toyota e Hyundai alla mobilità sostenibile, è interessante confrontare i loro obiettivi a lungo termine. Entrambe le aziende mirano a ridurre drasticamente le emissioni, ma lo fanno con tempistiche diverse e puntando su tecnologie alternative, come mostrato nella tabella seguente.

Sfide della transizione all’elettrico

Nonostante i progressi, la transizione verso la mobilità elettrica è tutt’altro che semplice. Le principali sfide che i produttori affrontano includono:

Costo elevato delle batterie: la riduzione dei costi è essenziale per rendere i veicoli elettrici più accessibili.

Infrastruttura di ricarica limitata: sviluppare reti di ricarica più ampie è cruciale, soprattutto in mercati emergenti.

Difficoltà di approvvigionamento di materiali rari: i produttori devono trovare soluzioni per le materie prime necessarie alle batterie, come il litio.

Domanda del mercato: convincere i consumatori a passare all’elettrico richiede investimenti in marketing e educazione.

Cosa ci riserva il futuro?

Entrambe le aziende stanno affrontando sfide significative: Toyota sta abbandonando gradualmente una tecnologia che ha dominato per più di un secolo, mentre Hyundai si lancia verso una trasformazione tecnologica che potrebbe ridefinire il concetto stesso di mobilità. Questi cambiamenti non riguardano solo i veicoli, ma hanno implicazioni più ampie sull’occupazione e sull’infrastruttura industriale.

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

Toyota ha sollevato preoccupazioni per i milioni di posti di lavoro legati alla produzione di motori a combustione interna. L’azienda ha sottolineato come una transizione troppo rapida potrebbe avere impatti negativi sull’occupazione, specialmente in Giappone. Tuttavia, l’avvento di nuove tecnologie e soluzioni potrebbe anche aprire nuove opportunità in settori emergenti come la produzione di batterie, lo sviluppo di infrastrutture di ricarica e la ricerca sull’idrogeno.

Conclusione

Il mondo dell’automotive sta attraversando una rivoluzione. Toyota e Hyundai, con le loro rispettive strategie, stanno tracciando la strada verso un futuro sostenibile. Ma resta ancora molto da definire: sarà davvero possibile una transizione completa verso l’elettrico o vedremo soluzioni ibride e alternative, come l’idrogeno, giocare un ruolo centrale?

Fonte: https://www.prontobolletta.it/news/toyota-hyundai-rivoluzione-verde/

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Goldfinger
Author: Goldfinger

Goldfinger è un giornalista specializzato in misteri, opinioni politiche, religione, etica e società ha uno stile talvolta piuttosto controverso nelle opinioni, diciamo che in genere è “ fuori dal coro”, fuori dagli schemi tradizionali

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