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ARTURO MERZARIO: IL PILOTA DAL VOLTO UMANO

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Con l’entrata nell’umido mese di novembre purtroppo si chiudono le gare di regolarità che seguiamo durante l’anno, in attesa di gennaio che tradizionalmente apre la stagione delle gare con la Winter Marathon. Quest’ultima è una corsa molto particolare che si snoda su un tracciato non certo facile fra le montagne del trentino. Una gara resa ancora più difficoltosa dal freddo intenso che arriva anche a superare i 10 gradi sotto zero, ma soprattutto dal fatto che si svolga in “notturna”. I giorni di gara sono per la maggior parte di sera, eccetto l’ultima gara che si corre di giorno con prove speciali sul laghetto ghiacciato di Madonna di Campiglio. Dopo aver seguito tante gare, tutte bellissime, penso che questa sia una delle più difficili. L’ultima gara di regolarità che abbiamo seguito si è chiusa a fine ottobre.  Se seguite le nostre dirette saprete certamente che si tratta della Coppa Franco Mazzotti, organizzata dal Club 1000Miglia Franco Mazzotti. Fra i partecipanti abbiamo notato un equipaggio particolare con un signore di una certa età, non molto alto, piuttosto magro mentre camminava fumandosi un sigaro.

Foto di mibro da Pixabay

Quello che ha attirato la nostra curiosità è l’abbigliamento del partecipante, cappello bianco da cow boy, giacca chiara, jeans e capelli lunghi. Ci siamo avvicinati e lo abbiamo salutato cercando di capire di chi si trattasse. Nel salutarci con una bella stretta di mano e un bel sorriso, sentendogli pronunciare il nome abbiamo capito di essere di fronte ad un “gigante” dell’automobilismo: Arturo Merzario. Forse ai più giovani questo nome dirà magari poco tuttavia, Arturo Merzario è stato un grande pilota di Formula 1 nel pieno della carriera a fine anni 70. Oggi quindi, per coloro che non lo conoscessero, parleremo di Arturo Merzario e di una certa avventura che l’ha proiettato nell’olimpo degli eroi. Un’avventura avvenuta sul circuito di Nurburging in una domenica troppo piovosa, un’avventura in campo automobilistico mentre le Formula 1 correvano veloci su quel tracciato tedesco, sul quale non avrebbero mai dovuto correre. L’avventura di cui parleremo ci ha confermato il vero “volto” di Arturo Merzario che ritengo essere un personaggio dal volto molto umano, un grande signore dello sport, paragonabile ad un “cavaliere d’altri tempi”. Ricordo che in occasione di una diretta di fine tappa per i nostro blog MONDOOGGI e AUTOMOBILISMO parlammo di questo pilota dal volto umano, tuttavia nelle prossime righe capirete chi è Arturo Merzario.

Arturo Merzario: inizio carriera

Arturo Merzario è stato pilota di Formula GT, Prototipi, Formula 1 ma anche costruttore di automobili F1. ll vero nome di Merzario a dire il vero doveva essere “Arturio”, un evidente refuso di quanto avvenne all’anagrafe. Il pilota figlio di un impresario edile e di una maestra ha sin da bambino una grande passione per i motori. Da questa passione nel 1962 si iscriverà alla Coppa Fisa nella quale a bordo della Giulietta Spyder del padre giungerà ottavo alla gara monzese. Non far parte del podio non sarà una sfortuna per il giovane pilota in quanto per la prestazione in pista non certo scadente, verrà comunque notato da Mario Angiolini in quegli anni fondatore di un team: il Jolly Club. Sarà proprio il Jolly Club ad aprirgli le porte della carriera da pilota offrendogli un contratto per competere ad un Rally in Sardegna. Per correre Arturo sceglierà una Giulietta SZ regalatagli dal padre con la quale riuscirà ad imporsi nella categoria non certo facile delle Gran Turismo nella quale sarà premiato dalla CSAI. Dall’Alfa Romeo alla Abarth il passo è breve. Sempre aiutato e sostenuto dal padre Giorgio Arturo inizierà a correre a bordo di un’Abarth 1000 affidando la propria preparazione al milanese Samuele Baggioli. E’ il 1964 e a bordo della Fiat Abarth 1000 il pilota riuscirà a passare molto vicino al titolo di Campione Italiano per automobili turismo. Nel 1967 con Abarth 1000 berlina (semi ufficiale) riuscirà a salire sul podio come terzo classificato al Campionato Europeo Turismo appoggiato dalla Scuderia Lario. Nel 1975 si noterà il pilota gareggiare su vari circuiti nel Campionato Italiano Turismo ma questa volta a bordo di una Ford Escort 2000.

Passaggio di categoria

La grande passione di Merzario per l’automobilismo spingerà il pilota sempre oltre tanto da essere ingaggiato dall’Abarth nel 1967 come pilota collaudatore ed in seguito pilota ufficiale. Il 1968 regalerà a Merzario la vittoria nel Campionato Italiano della Montagna al voltante di una Barchetta 1000SP. La vera svolta avverrà con la vittoria correndo al circuito del Mugello nel 1970 sempre al volante di una Abarth 2000. Nella stessa stagione Merzario disputerà ancora il Campionato Europeo della montagna con un ottimo secondo assoluto e primo posto per la categoria sport. Il 1970 sarà un anno fortunato per il pilota che vincerà il GP del Mugello sempre con Abarth. In seguito ad una vittoria dopo l’altra arriverà la conquista del regno di Ferrari, In effetti nel 1970 a bordo di una Ferrari 512S ufficiale vincerà il campionato del Mondo Marche. L’anno successivo il pilota si alternerà fra Abarth 2000 e Ferrari 512M private vincendo la Coppa Shell Interserie di Imola e il Trofeo Ignazio Giunti Vallelunga a fine stagione.

Foto di joshnourse da Pixabay

nel 1972 sarà la volta della Ferrari 312P con la quale assieme ad Alessandro Munari otterrà la vittoria alla Targa Florio, oltretutto in quel periodo otterrà buoni risultati anche alla 1000 Km di Spa con Brian Redman pilotando una Ferrari 312P, tuttavia altri piazzamenti permetteranno alla Ferrari di vincere il Mondiale Marche. Alla fine del 1972 Merzario si guadagnerà il primo posto alla 500 Km di Imola e alla 9 ore di Kyalami in coppia con Regazzoni. Il 1972 sarà un anno molto intenso per Marzario che sarà anche pilota ufficiale Osella – Abarth con la quale vincerà il Campionato Europeo Sport 2000. Al volante di Alfa Romeo Tipo 33 nel 1975 vincerà diverse gare come la gara di Digione, Monza, Enna, Nurburging, Targa Florio in coppia con Vaccarella. Non sarà invece una corsa fortunata la gara in salita Malegno – Borno al volante di Osella 2000 Sport. E’ il 1976: in quell’anno Merzario disputerà alcune gare a bordo di Alfa Romeo 33SC12 vincendo in seguito in Campionato Italiano Prototipi nel 1985, al volante di una Lucchini leggermente modificata. L’anno successivo costruirà sei esemplari Symbol su telaio Lucchini, una biposto con motore Alfa Romeo. Con questa vettura Merzario gareggerà in varie edizioni del Campionato Italiano fono al 1990. Il 1991 non sarà una stagione fortunata per il pilota che sarà vittima di un’incidente, forse il più grave della propria storia come pilota automobilistico. A bordo di un prototipo Merzario uscirà di pista a Magione riportando non poche fratture agli arti ma nel mese di ottobre tornerà alle corse del Campionato Prototipi posizionandosi sul podio al secondo posto alle 6 ore di Vallelunga.

La Formula 1

Nel 1971 per Merzario arriverà la svolta per la Formula 1. In quell’anno inizierà a correre in Formula 2 con una Tecno del Team Iris ceramiche ma senza fortuna. L’anno dopo debutterà in Formula 1 a Brands Hatch regalando alla Rossa di Maranello il sesto posto al GP di Bretagna vincendo anche il premio della combattività. Nel 1974 Ferrari offrirà a Merzario un ingaggio ma limitato ai prototipi. L’ingaggio avrebbe previsto qualche corsa in Formula 1 ma il pilota deciderà di rinunciare all’offerta e quindi passerà a Iso-Williams. I risultati in F1 con quel team saranno piuttosto scarsi tanto che Merzario lascerà la Williams per divergenze con il manager. Nel 1976 Merzario correrà per il Campionato Mondiale di Formula 1 al volante di una March 761 della Wolf Williams.

Quel fatidico Nurburging

Il tempo si fermerà in quel circuito di Nurburging del 1976. Era una giornata di pioggia scrosciante, intensa e ininterrotta da ore. Quel giorno si dovrà decidere se gareggiare oppure rimandare la gara. I piloti riuntiti decideranno di gareggiare nonostante a quanto pare alcuni non fossero essere molto concordi con il resto dei piloti. Dopotutto a quelle condizioni si poteva mettere a repentaglio la vita.

 

Non che un pilota si possa sentire al sicuro mentre corre a velocità impressionanti alla guida di una F1, ma a quelle condizioni il rischio doveva essere ai massimi livelli. Nonostante la pioggia super abbondante e incessante da ore nonostante la consapevolezza dei rischi a gareggiare a quelle condizioni, si deciderà di correre e si correrà. Il Nurburging del 1976 sarà ricordato come un circuito da non affrontare quel giorno tanto piovoso da mettere in crisi la gara. In realtà quel giorno era in atto una sorta disputa che proseguiva da tempo. Una sfida da portare a termine fra Lauda e l’inglese James Hunt. I due piloti saranno determinati a vincere dimostrando d’essere uno migliore dell’altro e a battersi sui circuiti della varie gare di F1. Due personaggi dal carattere tanto differente come differente lo stile in gara. Nessuno dei due sarà propenso a cedere il passo all’altro, un po’ come se si fosse di fronte ad una sfida quasi personale fra i due grandi campioni. In quel Nurburging il pilota Ferrari Nicky Lauda uscirà di strada per la pioggia carambolando sull’asfalto e urtando il guard rail con la propria Formula 1 che prenderà fuoco. I soccorsi non saranno così celeri, il maltempo provocherà una serie di disagi, mentre l’auto di Lauda brucia con il pilota dentro. Al pilota austriaco sarebbe costata la vita se Arturo Merzario, Guy Edwards, Brett Lunger e Harald Hertl non si fermassero per estrarlo dal veicolo.

Foto di Angelo Giordano da Pixabay

Merzario avrebbe potuto proseguire sulla propria strada, proseguendo la corsa. Dopotutto posizionarsi egregiamente piace a tutti. Invece no: Merzario si fermerà e con l’aiuto degli altri tre piloti, estrarrà Lauda dalla Ferrari in fiamme rischiando a propria volta la vita in caso di esplosione della vettura. Sei settimane dopo l’incidente al GP di Germania cui Lauda uscì provato al massimo, il pilota austriaco tornerà a calcare i circuiti di F1 senza scordare che la propria vita da quel momento diverrà unita a quella di Merzario da un legame molto forte. Lauda regalerà a Arturo Merzario in segno di gratitudine per avergli salvato la vita il proprio Rolex d’oro. Insomma un’avventura davvero entusiasmante che lascia comprendere come esistano ancora uomini buoni, uomini generosi, uomini nati eroi che moriranno tali.

L’avventura come costruttore di F1

Il 1977 non porterà fortuna a Merzario in quanto una caduta sulla pista sciistica non gli permetterà di partecipare alle prime gare del Mondiale di F1 quindi deciderà di rientrare da privato con una propria squadra al volante di una March 761B senza ottenere grandi risultati. L’anno successivo il pilota tenterà di imporsi come progettista di Formula uno ma con mezzi economici limitati, Per questo la Merzario A1 dovrà lottare per posizionarsi bene nelle classifiche. Nel 1979 Merzario produrrà le A2 e A3 ma faticherà ad ottenere risultati eccellenti anche per il fatto che proprio in quegli anni, avverrà una vera e propria mutazione a livello professionale in ambito Formula uno, che in quel periodo particolare diverrà sempre più limitata ai grandi gruppi automobilistici. E’ il 1980 e Merzario progetterà la nuova A4 per rientrare al GP del Belgio. Quell’anno purtroppo sarò solamente una pre iscrizione. La vettura verrà equipaggiata con motori più piccoli del brand teutonico BMW passando alla categoria Formula due. Con questa vettura ribattezzata M1 il pilota disputerà il Campionato in quella categoria.

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Author: admin

Nicola Migliorini alias ADMIN è Direttore del blog WWW.MONDOOGGI.COM decide cosa e quando pubblicare, è un giornalista con incarico a 360 gradi