ARTICOLO OFFERTO DA CARROZZERIA PELIZZARI PREVALLE BRESCIA
E’ inevitabile avendo acquistato una vettura nuova o usata, essersi scontrati con il vertiginoso e folle aumento dei prezzi nel settore delle autovetture. Avremo notato i prezzi dell’usato lievitare in brevissimo tempo. L’usato è quel “serbatoio salvagente” che spesso molti hanno ultilizzato in modo da poter viaggiare su autovetture discrete, ottimamente tenute, magari recanti un marchio blasonato, ma spendendo poco denaro ed ottenendo il massimo possibile da una potenziale perdita. Un metodo devo ammettere molto conveniente per ottenere il massimo investendo poco denaro. Il denaro speso per le autovetture devo ammettere essere sempre denaro “buttato al vento”. La vettura purtroppo è quanto mai necessaria per lavorare e per spostarsi. Senza automobile difficilmente si lavora. Questa è la sola utilità di tale prodotto. Del resto le autovetture restano prodotti da mettere in conto come una delle maggiori spese, per il fatto di perdere inesorabilmente valore, di guastarsi, di perdere denaro in assicurazioni, bolli, manutenzioni, leasing, finanziamenti eventuali, carburanti, pedaggi, tasse e tanto altro ancora. Sulle vetture proprio per il fatto di essere necessarie per poterci guadagnare da vivere, tutti ci speculano. Non vi siete mai accorti? Questo giocattolo necessario costerebbe ad una persona minimo 5000 Euro annuali per un’utilitaria. Il fatto non è questo ma la necessità di possedere una vettura per poter lavorare. Ormai il lavoro è sempre lontano da casa e non sempre è cometro dai mezzi pubblici. Gli orari nel lavoro sono da mantenere, quindi un’automobilie è necessaria ma oggi costa carissima.
Se si parlasse di usato l’incremento di prezzo ha avuto una vera e propria punta al rialzo, se parlassimo di nuovo se ne produce molto poco e ci vuole molto tempo per la consegna del prodotto e quindi il prezzo del nuovo è per forza di cose aumentato. Questi disagi sarebbero iniziati dall’entrata in campo delle leggi insensate che avrebbero lo scopo di portare il consumatore verso le autovetture elettriche. Uno dei motivi principali dagli aumenti nel settore dell’automotive, consisterebbe nel fatto che molti componenti delle autovetture, quelli elettronici in modo particolare come ad esempio i chip, necessari per le auto sempre più dipendenti dall’elettronica, sarebbero stati accaparrati per lo più dalla Cina. Il risultato?
Meno vetture prodotte e consegnate oltrettutto in tempi lunghissimi? Mercato più caro. Maggior richiesta di vetture usate pronta consegna? Vetture usate più care. E’ la legge della domanda e dell’offerta.
La Cina che a mio parere avrebbe precise mire espansionistiche mondiali in questa “guerra mondiale economica” starebbe lavorando in tal senso. A mia opinione, per la Cina mandare a capofitto le economie occidentali che hanno sempre avuto un peso nel mondo, in modo tale da imporre in seguito i propri sistemi economici e politici potrebbe rivelarsi una strategia vincente. Così facendo il dragone, monopolizzerebbe l’economia mondiale. In questo periodo proprio il paese del dragone si starebbe dimostrando molto pericoloso ed aggressivo economicamente parlando, coadiuvato da un sistema extragovernativo che avrebbe in progetto di spingere il mondo verso il sistema cinese totalitario. Un interscambio fra la Cina ed i potentati mondiali? Non sarebbe un’ ipotesi da scartare. Oggi saremmo in un momento di transizione e quindi protagonisti di un cambiamento molto veloce in tutto quanto siano i normali equilibri, che da sempre hanno mantenuto il mondo in un certo modo. In futuro, se qualcosa non cambierà (e mi auguro e qualcosa cambi) potremmo doverci “modellare”, piegare ad un nuovo sistema non per forza migliore di quello vecchio anzi, a mio parere un sistema nel quale le libertà potrebbero essere messe a dura prova. Nelle prossime righe Giulia Esposito esporrà i motivi e gli indici di incremento sui prezzi dell’automotive. (Introduzione di Nicola Migliorini)
Caro Auto: crescita vertiginosa dei prezzi del 13% negli ultimi 2 anni
Gli aumenti dei prezzi delle auto, che raggiungono fino al 13% in soli 2 anni, stanno creando difficoltà sul mercato, influenzato dalla crisi di approvvigionamento dei componenti e dall’aumento dei costi dell’energia.
Prezzi delle auto alle stelle: cosa sta succedendo?
Il mercato dell’auto sta vivendo un periodo ricco di difficoltà, innescato 3 anni fa dalla pandemia del Covid-19. Le catene di approvvigionamento dei componenti sono entrate in crisi, causando ritardi nelle fabbriche e nelle consegne. A questo si è aggiunta la guerra in Ucraina e la conseguente aumento del prezzo del gas, che ha portato a un aumento dell’inflazione e delle tariffe dell’energia, con inevitabili ripercussioni sui prezzi delle auto nuove, in costante crescita. Per comprendere meglio la situazione attuale, Assoutenti ha condotto uno studio che mette a confronto i listini praticati dalle case automobilistiche. Nel corso di dieci anni, il prezzo medio per acquistare un’auto nuova in Italia è arrivato a 26.000 euro, con un incremento del 44,4% in 10 anni. A marzo, secondo gli ultimi dati Istat, si è osservato un incremento del +6,1% nei prezzi delle auto nuove rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Anche il mercato dell’usato è stato influenzato da questa situazione complessa. L’allarme per i lunghi tempi di attesa per le auto ordinate è stato lanciato da diversi portatori di interesse in Italia; in alcuni casi, l’attesa ha superato i 12 mesi. Di conseguenza, molte persone si stanno orientando verso il mercato dell’usato per acquistare o sostituire un’auto. A causa di questa crescente domanda, i prezzi delle auto usate hanno subito un’impennata, registrando un aumento medio del 24% nel 2022. Federcarrozzieri (associazioni dei carrozzieri italiani) sostiene che questa tendenza non si sia invertita e nei primi tre mesi del 2023 l’aumento dei prezzi ha sfiorato il 30% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
13% in più in 24 mesi: i prezzi di listino a confronto
Secondo Assoutenti, facendo un confronto tra i prezzi di listino di Aprile 2021 con Aprile 2023, si possono evincere questi incrementi dei prezzi per diverse auto:
Auto |
Da € |
A € |
Aumento % |
Audi Q8 e-tron Sportback |
75.500 |
82.200 |
8.90% |
Nissan Micra IG-T 92 Acenta |
17.415 |
18.950 |
8.80% |
Renault Clio 100 Gpl |
19.050 |
21.250 |
11.50% |
Seat Arona 1.0 TG1 90 CV (metano) |
20.100 |
22.750 |
13.20% |
Mazda2 1.5 M Hybrid 90 CV |
18.300 |
20.300 |
10.90% |
Dacia Spring Electric |
19.900 |
21.450 |
7.80% |
Audi A6 Avant sport business |
59.500 |
64.670 |
8.70% |
Cupra Formentor 2.0 TDI |
33.100 |
37.700 |
13.90% |
Skoda Octavia Executive |
29.900 |
33.400 |
11.70% |
Da questo breve confronto, si evince come l’incremento dei prezzi delle auto più utilizzate nel panorama europeo, sia aumentato in misura variabile sebbene si tratti sempre di una variazione di migliaia di euro.
Cosa dicono i connsumatori? Il 50% degli italiani sono scoraggiati
L’Osservatorio Auto di Findomestic ha rilevato che nonostante l’aumento dei costi, la maggioranza degli automobilisti italiani (68%) non vuole rinunciare all’auto. Questo è anche dovuto al fatto che l’Italia non risulta avere una rete di trasporti alternativi ben sviluppata in tutte le zone. Infatti, il 45% considera le autovetture indispensabili per gli spostamenti quotidiani, mentre il 40% la utilizza anche per viaggi e tempo libero. Tuttavia, tra i dati più interessanti è stato osservato che metà degli intervistati teme di non potersi permettere un’auto nuova e lamenta costi sempre più elevati. Inoltre, il 55% degli automobilisti italiani reputa i costi di gestione dell’auto elevati, in linea con la media internazionale. La principale causa di preoccupazione sono i costi della benzina, diesel e gpl., ma circa il 70% degli intervistati ha adottato strategie per ridurne l’impatto economico. Per quanto riguarda gli spostamenti quotidiani, il 45% degli italiani non rinuncia mai all’auto, mentre circa la metà utilizza anche mezzi pubblici o mezzi a due ruote. Tuttavia, l’Italia è uno dei paesi con il minor utilizzo del car sharing a livello mondiale. Per i weekend e le vacanze, il 38% degli italiani usa sempre l’auto, mentre altri paesi come la Francia e la Germania ne fanno un uso più frequente (circa 50% ciascuno). Cina, Messico, Spagna e Turchia hanno invece valori di gran lunga inferiori raggiungendo anche il 18% per la Cina.
Caro Auto
crescita vertiginosa dei prezzi del 13% negli ultimi 2 anni
Gli aumenti dei prezzi delle auto, che raggiungono fino al 13% in soli 2 anni, stanno creando difficoltà sul mercato, influenzato dalla crisi di approvvigionamento dei componenti e dall’aumento dei costi dell’energia.
Prezzi delle auto alle stelle: cosa sta succedendo?
Il mercato dell’auto sta vivendo un periodo ricco di difficoltà, innescato 3 anni fa dalla pandemia del Covid-19. Le catene di approvvigionamento dei componenti sono entrate in crisi, causando ritardi nelle fabbriche e nelle consegne. A questo si è aggiunta la guerra in Ucraina e la conseguente aumento del prezzo del gas, che ha portato a un aumento dell’inflazione e delle tariffe dell’energia, con inevitabili ripercussioni sui prezzi delle auto nuove, in costante crescita. Per comprendere meglio la situazione attuale, Assoutenti ha condotto uno studio che mette a confronto i listini praticati dalle case automobilistiche. Nel corso di dieci anni, il prezzo medio per acquistare un’auto nuova in Italia è arrivato a 26.000 euro, con un incremento del 44,4% in 10 anni. A marzo, secondo gli ultimi dati Istat, si è osservato un incremento del +6,1% nei prezzi delle auto nuove rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Anche il mercato dell’usato è stato influenzato da questa situazione complessa. L’allarme per i lunghi tempi di attesa per le auto ordinate è stato lanciato da diversi portatori di interesse in Italia; in alcuni casi, l’attesa ha superato i 12 mesi. Di conseguenza, molte persone si stanno orientando verso il mercato dell’usato per acquistare o sostituire un’auto. A causa di questa crescente domanda, i prezzi delle auto usate hanno subito un’impennata, registrando un aumento medio del 24% nel 2022. Federcarrozzieri (associazioni dei carrozzieri italiani) sostiene che questa tendenza non si sia invertita e nei primi tre mesi del 2023 l’aumento dei prezzi ha sfiorato il 30% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. 13% in più in 24 mesi: i prezzi di listino a confronto
Secondo Assoutenti, facendo un confronto tra i prezzi di listino di Aprile 2021 con Aprile 2023, si possono evincere questi incrementi dei prezzi per diverse auto:
Da questo breve confronto, si evince come l’incremento dei prezzi delle auto più utilizzate nel panorama europeo, sia aumentato in misura variabile sebbene si tratti sempre di una variazione di migliaia di euro.
Cosa dicono i connsumatori? Il 50% degli italiani sono scoraggiati
L’Osservatorio Auto di Findomestic ha rilevato che nonostante l’aumento dei costi, la maggioranza degli automobilisti italiani (68%) non vuole rinunciare all’auto. Questo è anche dovuto al fatto che l’Italia non risulta avere una rete di trasporti alternativi ben sviluppata in tutte le zone. Infatti, il 45% considera le autovetture indispensabili per gli spostamenti quotidiani, mentre il 40% la utilizza anche per viaggi e tempo libero. Tuttavia, tra i dati più interessanti è stato osservato che metà degli intervistati teme di non potersi permettere un’auto nuova e lamenta costi sempre più elevati. Inoltre, il 55% degli automobilisti italiani reputa i costi di gestione dell’auto elevati, in linea con la media internazionale. La principale causa di preoccupazione sono i costi della benzina, diesel e gpl., ma circa il 70% degli intervistati ha adottato strategie per ridurne l’impatto economico. Per quanto riguarda gli spostamenti quotidiani, il 45% degli italiani non rinuncia mai all’auto, mentre circa la metà utilizza anche mezzi pubblici o mezzi a due ruote. Tuttavia, l’Italia è uno dei paesi con il minor utilizzo del car sharing a livello mondiale. Per i weekend e le vacanze, il 38% degli italiani usa sempre l’auto, mentre altri paesi come la Francia e la Germania ne fanno un uso più frequente (circa 50% ciascuno). Cina, Messico, Spagna e Turchia hanno invece valori di gran lunga inferiori raggiungendo anche il 18% per la Cina.
Fonte: https://energia-luce.it/