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Una delle mancanze di noi italiani è dare sempre tutto per scontato. Spesso non conosciamo la storia di cui siamo i principali protgonisti dalla notte dei tempi. Spesso non siamo neppure coscienti dell’importanza della nostra nazione e della nostra etnia italica nel mondo tanto da sottovalutare l’Italia. Il medesimo difetto lo abbiamo nella conoscenza di noi stessi oltre che nella conoscenza della nostra storia. Per questo spesso diamo per scontato di quei particolari all’apparenza poco significanti, con cui siamo da sempre abituati a convivere. Tuttavia questi particolari spesso non li conosciamo a fondo. Talvolta la nostra storia è formata da particolari testimoniati in oggetti molto antichi, oserei dire quasi misteriosi, come misteriosa è la storia delle campane di cui parleremo in questo articolo.
Le misteriose campane
Chi di voi non ha mai passato davanti ad una chiesa? In Italia penso quasi nessuno. Tutti conoscono le numerose chiese soprattutto quelle antiche di cui l’Italia culla del cattolicesimo e dell’arte sacre è dissemnata. Le nostra numerose chiese sono vere opere d’arte del genio umano con il volto rivolto verso Dio, ma soprattutto frutto dell’ispirazione divina, che in realtà ha permesso la nostra stupenda storia sino ai nostri giorni.
Le campane racchiuse nei campanili delle chiese sono complementi con una storia molto antica. In epoca medievale le campane avevano anche lo scopo di avvertire la popolazione in determinati momenti di pericolo. Sono un esempio le “campane suonate a martello” che avvertivano la popolazione di un pericolo grave ed imminante. Se parlate con i vostri nonni son certo che le “campane a martello” se le ricordano molto bene.
Le campane sono servite per usi molteplici a partire dagli usi legati al divino, per arrivare a segnare l’orario durante la giornata e come servizio alla popolazione, ma questa è una storia più moderna e ne riparleremo verso la fine della cronistoria della campana,sempre in questo articolo. Non solamente la chiesa cattolica ha sempre fatto largo uso delle campane. Esistono anche altre religioni che utilizzano tali strumenti. Sono un esempio i tibetani con le celebri campane. L’uso delle campane tuttavia non è prerogativa solamente dei monaci del Tibet. Chi di voi non possiede almeno un piccolo campanello? Fateci una riflessione. La campana resta un oggetto di largo uso, dalle origini antichissime e dai molteplici utilizzi. La campana reca un fascino misterioso ed antico, come pure il suo suono imperfetto ma affascinante. Nelle prossime righe cercheremo di affascinarvi ancora una volta, parlando delle origini di questi meravigliosi oggetti dalla grandissima utilità.
Da questo articolo spero capirete l’importanza di certi manufatti ma soprattutto spero che questo articolo vi insegni a non dare mai nulla per scontato ma vi porti alla comprensione di un concetto fondamentale: comprendere che nella nostra immensa cultura italiana, nella nostra antichissima tradizione, sono nati oggetti di grandissima importanza, manufatti che ancora oggi, dopo millenni di storia, hanno ancora un’importanza grandissima. Le campane sono uno di questo stupendi oggetti.
L’origine delle campane
La campana ha un’origine che si perde nel tempo e nel mistero della vita umana. L’impiego delle campane non è sostenuto da opinioni di sedicenti opinionisti, come impone la moda scialba e insensata dei nostri tempi, legata all’odience della chiacchiera sterile, ma da solide e antiche prove documentali e ritrovamenti nello studio di civiltà remote esistenti ancora prima della nostra storia, ma distanti dalla nostra tradizione.
Il più antico reperto archeologico che riguarda le campane è un particolarissimo campanello rinvenuto nei pressi dell’antica zona di babilonia. La data di tale manufatto è nientemeno che risalente al primo millennio prima della nascita di Cristo. La storia più recente suffragata dagli scritti (Antichità giudaiche) risalenti al primo secolo d.C. riportati dalla “penna” dello scrittore romano di origini ebraiche Giuseppe Flavio, secondo gli scritti testimonia, come già nell’antica giudea, il saggio Re Salomone vissuto intorno al 974 -937 a.C. possedesse campane d’oro alla sommità del tetto del Tempio da lui realizzato. In questo caso le campane non dovevano avere una sorta di “fusione con il divino” ma uno scopo ben specifico: allontanare i volatili. Uno studioso inglese di reperti antichi, Sir Austen Layard che visse dal 1817 al 1894 fece una scoperta importante riguardo alle campane, riportando alla luce nella zona di Nimrud, otto campanelli fusi in un calderone di rame. Ricordiamo che la città in questione Nimrud venne distrutta con Ninive nel 612 a.C.
L’America e l’Asia
Anche nelle civiltà precolombiane le campane ed i campanelli riscuotevano largo uso, tanto che in alcune tombe pre incaiche (prima della civiltà Inca) intorno al 500 a.C. sono stati rinvenuti campanelli in rame. I campanelli sono la testimonianza di un’epoca che prova senza alcun dubbio, che in quell’area geografica, in quel periodo, aveva inizio l’era della lavorazione dei metalli. Viaggiamo ora dall’altro lato del mondo, in Asia. In Cina sono stati rinvenute campane dette (Chung). In questo caso si tratta di campane di grandi dimensioni risalenti al VIII secolo a.C. Una particolarità di questi manufatti è di essere campane percosse nella zona del bordo esterno tramite un’estremità. In effetti le campane tipiche della zona asiatica ancora oggi non posseggono il batacchio ma vengono percosse dall’estarno. Pensiamo anche sono un minuto alle campane tibetane. Esse sono da sempre percosse da un soggetto che utilizza una sorta di batacchio esterno, come ad esempio accade nei famosi “gongh”. Nel caso delle campane Cinesi sopracitate il batacchio era formato da un palo di legno posto orizzontalmente all’esterno della campana.
Anche in Giappone assistiamo all’uso remoto delle campane come pure in Egitto ed in India. L’India in fatto di campane necessita di spendere un paio di parole ricordando che le danzatrici indiane del passato,
usavano legarsi una serie di campanelli alle caviglie durante le cerimonie sacre, campanelli che durante le danze venivano mossi rilasciando il tipico suono festoso ed invadendo l’atmosfera del tempio sacro.
Le campane in occidente
In occidente i primi documenti sono risalenti intorno al VII secolo a.C. Nella città di Sparta sono stati rinvenuti campanelli di bronzo che oggi sono conservati nel museo cittadino. Scritti di vario genere ci riportano l’uso delle campane e dei campanelli utilizzati nell’antica Grecia. Sono una grande testimonianza gli scritti di Eschilo (525 – 476 a.C.), ancora più antichi gli scritti di Euripide datati circa un secolo prima, del medesimo periodo gli scritti di Tucidide, prima ancora di Aristofane (388 a.C.) e quelli di Plutarco (50 – 125 d.C.). In epoca romana invece troviamo testimonianze scritte che riguardano le campane ed i campanelli nelle opere del poeta Tibullo intorno al 50 a.C. come pure gli scritti di Ovidio datati primo secolo dopo Cristo e le testimonianze scritte di Marziale. Anche Cassio Dione storico dell’antica Roma che visse intorno al terzo secolo d.C. narra che l’imperatore Livio Ottaviano Augusto fece installare una campana alla statua di Giove tonante, sul Campidoglio.
Il medievo e le campane
Come accennato nella prefazione, le campane nella sotoria medievale avessero anche lo scopo di segnalare eventi pericolosi per la popolazione. Immergetevi in quei tempi in cui non esistevano musiche assordanti, stereo, divertimenti, automobili, chiasso. Queste sono prerogative dei nostri tempi basati sul caos. Nei tempi remoti, forse i rumori potevano essere quelli provenienti dalle botteghe degli artigiani, fabbri, falegnami, potevano essere le voci delle poche persone presenti nelle strade o nelle piazze. Il silenzio era dominante. Le campane in un contesto del genere erano certamente ascoltate ed il loro modo di battere sempre differente, poteva recare avvisi particolari di festa, di pericolo, di morte e via dicendo. Il fatto è che tutta la popolazione del paese (poca confronto ad oggi) l’ascoltava ed agiva di conseguenza. Dopotutto le invasioni, i cataclismi erano di casa e portavano morte e disperazione quindi, conveniva ascoltare il sono delle campane, conveniva decifrarne la “codifica” per cercare di salvare la propria vita e quella dei propri cari. Chissà se le campane ci fossero state nel periodo della distuzione di Pompei e di Ercolano quando il Vesuvio ha portato alla fine delle due città romane, forse avrebbero potuto essere d’aiuto visto che la popolazione fu colta nel sonno. Il fatto è che a quei tempi le campane non dovevano essere così in uso tantomeno dovevano essere utilizzate come avvertimento alla popolazione. Le campane in tempi remoti come la Grecia o la Roma antica non si chiamavano “campane”, questo termine diverrà di uso comune in epoca medievale. Nella Roma antica ad esempio le campane avevano il nome latino Tintinnabulum. Nella civiltà greca presero il nome di Còdon. Si pensa che il nome campana sia di origine medievale in quanto dal 409 al 431 d.C. il Vescovo di Nola, Paolino, avrebbe iniziato la produzione di campane o “vasa campana” ad uso liturgico. Vasa campana sarebbe un nome derivante da “vasi della campania”, parola che con il tempo muterà in “campana”. Certo è che la qualità del metallo, il bronzo, cui la campana è formata era prodotto in Campania ed era noto già ai tempi di Plinio il vecchio nel periodo quindi del 23 – 79 d.C. Nei libri risalenti al VII secolo scritti da Isidoro Vescovo di Siviglia riporta questa frase: “ Campanum quoque inter genera aeris vocatur a Campania scilicet provincia quae est in Italiae partibus” . Fra le tipologie del bronzo si evince ci fosse anche quello proveniente dalla Campania. Gli scritti del Vescovo sivigliano proseguono con una seconda frase significativa:
“Campana a regione Italiae nomen accepit, ubi primum usus huius repertus est”.
La frase testimonia che il nome campana derivi effettivamente dalla regione italiana in cui per la prima volta venne scoperta ed utilizzata, la Campania. Una seconda prova dell’origine del nome viene da Onorio di Athun XII secolo d.C. nell’opera “Gemma animae”:
“Haec vasa primumu in Nola Campaniae sunt reperta, Unde sic dicta, majora quippe vasa dictunur campana, a Campaniae regione; minora Nolae e civitate Nola Campaniae” (questi versi vennero scoperti a Nola della Campania).
Dalle informazioni riportate da Onorio si comprendono anche altri nomi legati alle campane come il nome di Torre Nolare o Torre di Nola (in Campania) da cui deriva “Campanile”. Una differente teoria la possiamo notare in altri scritti di differenti autori come Giovanni di Garlandia (XIII sec.) che nel proprio Dictionarus mette in risalto una differente e forse fantasiosa teoria in merito al nome campana scrivendo:
“Campane dicuntur a rusticis qui habitant in campis, qui nesciant judicare horas nisi per campanas”.
In questo caso il dotto personaggio sostiene che il nome Campana derivi dai contadini che vovono in campagna i quali non conoscendo le ore del giorno dato che non esistevano orologi a quei tempi, utilizzavano come punto di riferimento per quanto riguarda gli orari, i rintocchi delle campane della chiesa del paese.
A conti fatti la sola certezza consiste nel fatto che in occidente, la Campana ebbe una grande espansione in periodo medievale, anche se sono propenso a pensare (dato le maggiori testimonianze), che il nome campana derivi da Campania. La chiesa cattolica che nel medioevo era la sola ed unica detentice del potere spirituale, temporale e territoriale possedeva uno dei pochi metodi per segnalare il trascorrere del tempo, gli orari delle celebrazioni, i pericoli imminenti: l’uitilizzo del suono delle campane. Anche il romanzo “I promessi sposi” parlerà di “campane a martello”.
Comunque sia resta come dato di fatto sebbene si possano individuare precedenti in epoche antiche, fu il Medio Evo che riscoprì la campana e ne rivoluzionò sìa l’aspetto che la funzione facendone largo uso. Il periodo medievale imprimerà alle campane anche la classica forma a ciotola rovesciata o a tubo (da derivazione dei romani Tintinnabulum) forma che nel tempo muterà alla forma odierna. Le prime campane in epoca medievale, saranno realizzate dai monaci in una fusione di bronzo di grandi dimensioni e posizionate sui campanili. Nel nono secolo d.C. Papa Sefano II farà issare tre campane su unna torre a San Pietro nella quale istallò tre campane.
La campana antenata dei mezzi di comunicazione di massa
Potremmo affermare che proprio la campana, dati i concetti sopracitati, sia l’antenata dei mezzi di comunicazione di massa, dapprima per scopi puramente legati al culto, e poi allargatisi in altri ambiti come la sicurezza della popolazione. La campana è stato uno strumento di grandissima importanza nei secoli, uno strumento che dal punto di vista delle ore ha sostituito le poco precise meridiane. Un altro punto in favore alla chiesa che ha saputo usare i mezzi di comunicazione non solamente per usi religiosi, ma ha saputo allargarli alla sfera civile, anticipando, tramite le campane un tassello dei tempi moderni. Le prime campane vennero realizzate in ferro battuto ma subiranno una trasformazione nelle classiche campane di bronzo, un materiale certamente migliore come risonanza. La campana più antica d’Europa realizzata in ferro risalente al 613 d.C. oggi si può ammirare presso il Museo Civico di Colonia. In Italia le campana più antica è quella di Canino datata 700 d.C. . Gra le campane più antiche annoveriamo quelle di san Giovanni evangelista a Ravenna chiamate, una Marzia ed un Berta. Le due campane furono fuse da Roberto Sansone nel 1208. Con il passare dei secoli la campana venne via via migliorata arrivando alla forma odierna, venne ridotta l’altezza del vaso, la bocca venne allargata in modo da fare quasi coincidere le due grandezze. La lega delle campane dell’inizio della generazione bronzea fu realizzata con una fusione di bronzo legata da una buona percentuale di stagno. Con il passare degli anni anche le modalità di installazione vengono perfezionate con accorgimenti tecnici per l’epoca innovativi atti a perfezionarne il suono e finalizzati all’esecuzione concertistica. Si notano in effetti varie scuole e sistemi come quello bolognese, ambrosiano e veronese fra i principali metodi. I metodi di installazione delle campane sono vari secondo la preferenza delle zone nelle quali i campanili sono ubicati. I metodi principali sono due: Tramite percussione interna o con campana oscillante con il batacchio che asseconda i movimenti della campana e ne colpisce l’orlo interno. In questo caso il perno di oscillazione è installato in corrispondenza della sommità della campana. Con questo metodo la campana acquisice un movimento più veloce. Questo tipo di installazione è denominata “a slancio”. Al contrario se la posizione del batacchio si trovasse più in basso il movimento della campana rallenterebbe copendo l’orlo interno inferiore. In questo caso l’installazione si chiamerà metodo “controbilanciato”. Questo metodo verrà utilizzato alla fine del XVIII secolo. Il rpimo tipo di installazione a campana fissa è diffuso nelle zone di rito ortodosso (paesi est europeo). Nelle ragioni italiane tipicamente del nord il tipo di installazione è quello delle campane “controbilanciate”.
Curiosità
Popolarmente si diceda sempre: “sei stonato come una campana” questo per il fatto che la campana essendo formata da una fusione di una lega bronzea non è sempre intonata, anzi, oserei dire che la tonalità perfetta è molto lontana dall’essere intrinseco della campana.
Le campane oltrettutto non possono essere corrette o modificate nella tonalità, se calanti nel tono o crescenti restano come sono nate. çLe campane non possono essere corrette nella tonalità come invece accade negli strumenti musicali. La campana come nasce resta.
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