Ordini cavallereschi fra storia e attualità
Per quanto la monarchia sia decaduta da tempo e i titoli nobiliari siano stati disconosciuti in ossequio ad alcune disposizioni costituzionali, non è mai venuto meno tra gli italiani l’interesse per i titoli onorifici. Fin dal dopoguerra il comune desiderio di un riconoscimento sociale formalizzato anche in epoca repubblicana, convinse il legislatore a prescrivere il conferimento di benemerenze statali a coloro che avessero reso servizio alla Nazione nel solco dei valori civici, sociali e culturali. Queste le disposizioni espresse dalla L.178/1951 che dava l’avvio all’istituzione dei tre attuali Ordini nazionali (l’Ordine Al Merito della Repubblica Italiana, l’Ordine Militare d’Italia e l’Ordine della Stella d’Italia) presieduti dal Capo dello Stato, il quale, in ossequio all’art.87, ultimo comma del Testo costituzionale, attribuisce onorificenze a coloro che, per le loro alte benemerenze, meritino di appartenere all’Ordine.
Ciò che suscita curiosità è che medaglie e attestati vengono ancora oggi conferiti nel rispetto dei cinque classici livelli di merito (Cavaliere di Gran Croce, Grande Ufficiale, Commendatore, Ufficiale e Cavaliere) che ricalcano la natura onorifica degli antichi Ordini cavallereschi.
A questo punto s’impone una riflessione.
In un’età globale e orfana del progresso come quella odierna -sospesa in un eterno presente, ripiegata sui bisogni del singolo, dominata da incertezza e provvisorietà – non risulta forse anacronistico trattare di Ordini cavallereschi e del loro sistema premiale scandito secondo un’articolazione di carattere medievale?
Fisionomia degli attuali ordini
La verità è che la materia cavalleresca, sicuramente molto affascinante, ha ancora oggi una forte presa su una platea che si è sempre lasciata sedurre dalle gesta eroiche di “cavalieri senza macchia e senza paura”. Ciò a significare che il patrimonio delle virtù cavalleresche, testimonianza operosa di ideali spirituali, umani e cristiani, conserva ancora oggi il suo valore.
Merita forse ricordare che al di là degli Ordini posti sotto la protezione della Santa Sede (il Sovrano Militare Ordine di Malta e l’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme) e di quelli di cui il Capo dello Stato, nei limiti della propria giurisdizione, riconosce legittimamente la consistenza civile, esistono Ordini di derivazione medievale che hanno continuato a restare in vita fino ai giorni nostri. Si tratta di Associazioni cavalleresche che, pur nell’inestricabile complessità del nostro tempo, rappresentano un modello di ideale umano da riscoprire e perseguire. Perchè in un’esistenza oramai dominata da egoismi, forme di intolleranza, discriminazioni sociali, esplosioni di violenza, pratica abituale della guerra, oltrechè da un’Intelligenza Artificiale (un tempo, si parlava di ‘rivoluzione digitale’) che, pur aprendo nuovi orizzonti alla produttività, rischia paradossalmente di serrare l’orizzonte emotivo – affettivo dei nostri giovani, è necessario riconquistare la ricchezza degli ideali del passato. Anche se i tempi sono cambiati e alcuni importanti mutamenti risultano oggi logicamente imprescindibili, gli antichi valori debbono mantenere vitalità e porsi come un nuovo umanesimo.
Cavalleria ieri e oggi
I Cavalieri di oggi non differiscono molto da quelli dell’antichità. Hanno deposto l’originario carattere militare, ma hanno conservato quello di istituzione dedita a fini religiosi e caritatevoli, oltre a mantenere l’antico rigore nelle norme statutarie, nelle gerarchie interne. E nelle cerimonie d’investitura.
Sabato 30 novembre 2024, nella spendida cornice di Chiesa di S. Paolo entro le Mura in Roma, ho avuto l’occasione di partecipare alle celebrazioni in onore di Santa Caterina d’Alessandria, commemorata il 25 novembre di ogni anno, e alla cerimonia d’investitura di alcuni aspiranti Cavalieri, segnalati dal Gran Maestro dell’Ordine di Santa Caterina d’Alessandria -un Ordine cavalleresco intitolato alla Santa e noto per la sua dedizione alla difesa e promozione dei valori della Cristianità- come meritevoli di essere annoverati tra le file dell’Ordine.
La liturgia di investitura dei nuovi Cavalieri, quasi una cerimonia sacrale, ha conservato il carattere dell’antica ordinazione cavalleresca. La funzione, carica di una spiritualità profonda e palpabile, è iniziata con il consueto rito di purificazione: il lavaggio delle mani, dove l’acqua rinvia all’ufficio emendatore del battesimo, simboleggia per i nuovi Cavalieri l’immersione nella cortesia e nella liberalità. Successivamente, inginocchiati al cospetto del Gran Maestro, sono state loro affidate le specifiche insegne dell’Ordine: il Cerimoniere ha allacciato al collo di ognuno il nastro della croce e gli ha imposto un mantello scarlatto, indossando il quale il neocavaliere dichiarava la propria disponibilità a sacrificare sé stesso in difesa della Cristianità. Da ultimo, il dono della spada. Simbolo di riconoscimento del servizio di fedeltà all’Ordine, la spada è stata consegnata ai novizi dal Gran Maestro dopo averla loro imposta sul capo, sulla spalla destra e sulla sinistra. Ricevuto il ‘ferro’ e pronunciati i giuramenti previsti, ciascuno dei nuovi Cavalieri si è dichiarato pronto ad operare nel rispetto dei valori della Cristianità.
Per recuperare i valori autentici
Da braccio ‘armato’ della Chiesa, la figura del Cavaliere si carica oggi di significati e implicazioni profonde che fanno dell’antica Cavalleria un’istituzione della massima rilevanza sotto il profilo socio – umanitario.
Cortesia, onore, rispetto, fedeltà, benevolenza -patrimonio delle virtù cavalleresche ed espressione di un’eticità profonda- sono ancora oggi le qualità intrinseche degli Ordini Cavallereschi esistenti e i requisiti imprescindibili di ogni buon Cavaliere. Conservando nel cuore lo stesso nobile retaggio, perseguono ancora oggi la medesima missione: ciascuno si batte per la riaffermazione dei valori fondamentali della vita, già vissuti con tanta fierezza dal mondo cavalleresco in tempi lontani. Certo è che la luce di questi ideali deve essere costantemente alimentata dall’operosità di ciascun Cavaliere e vivificata dalla sua dedizione alla comunità sociale in termini di servizi resi, di opere benefiche generosamente promosse, di riconoscimenti ottenuti nell’universo delle conoscenze e dei saperi.
Purtroppo, in una società globalizzata di tipo funzionale dove vale non ciò che conta ma solo ciò che funziona, sentimenti come altruismo, generosità, sacrificio, onore, fedeltà, cortesia, rispetto, giustizia, volontariato, appaiono come logorati, sfibrati, deprivati del loro significato, quando non addirittura confinati nella vuota retorica. Venuti meno questi pilastri di sostegno della struttura sociale che un tempo orientavano il nostro essere e agire nel mondo, il termine “valore” si è ridotto oggi a indicare semplicemente il livello della capacità prestazionale di ciascuno. Dimostra di valere chi è capace di godersi il brivido del piacere immediato, chi assapora l’euforica ebbrezza della velocità alla guida di un’auto o di una moto, chi si misura in accese espressioni di violenza su donne, inermi e ‘diversi’, chi sfida la morte con esperienze estreme, autodistruttive, con comportamenti di volontaria auto soppressione correlati al suicidio.
Eppure i valori hanno trovato nell’antica Cavalleria il loro più genuino sapore e la loro vera essenza. Cavalleria equivaleva, infatti, a nobiltà d’animo, servizio alla carità, fedeltà, dedizione. Ma corrispondeva anche a un dovere morale verso la società che veniva assolto tramite la beneficenza, l’esercizio di funzioni assistenziali, la lotta alla sofferenza, la difesa del diritto e della giustizia.
Perchè allora non tentare di superare l’odierno ‘abbrutimento’ dei giovani e promuoverne una coscienza civica più elevata e consapevole orientandoli verso quelle azioni di progresso spirituale e culturale che gli Ordini cavallereschi continuano ad intraprendere per la costruzione di una società più umana, equa e armoniosa?
Verso un nuovo umanesimo
Per uscire dall’alienante trappola del nostro tempo e disconnettere l’essenza umana più profonda da una realtà virtuale effimera e manipolatrice, l’unica via percorribile è rappresentata dal recupero di una tradizione che mai è stata distrutta né rinnegata per promuovere una rinascita culturale e spirituale, una riscoperta della saggezza antica, una rifioritura dei valori umanistici.
A tutt’oggi esistono due benemerenze statali destinate ai giovani: l’Attestato d’Onore di “Alfiere della Repubblica” e quello di “Alfiere del Lavoro” che il Capo dello Stato ogni anno assegna, rispettivamente, ai giovani entro i 18 anni che si siano distinti per particolari meriti in attività culturali, scientifiche, artistiche, sportive, nel volontariato o abbiano compiuto atti ispirati a senso civico, altruismo e solidarietà, e a quegli studenti (ne vengono premiati 25 ogni anno) che abbiano concluso il ciclo di Scuola Secondaria Superiore con il massimo dei voti.
Oltre a queste due benemerenze e al ripristino, a far data dal 2019, dell’Educazione civica nelle scuole, ritengo possa essere utile un avvicinamento dei giovani anche agli attuali Ordini cavallereschi, siano essi Ordini di merito civili e laici, dinastico – familiari o di fisionomia religiosa. Orientandoli verso un autentico rinnovamento di valori etici, come l’impegno civile, il sacrificio, il rispetto della dignità umana e il sentimento di solidarietà, il loro animo potrebbe risvegliarsi dal torpore in cui versa e, impegnandosi in una crociata ideale, elevarsi verso ideali più nobili, quegli ideali umani e spirituali che per quasi un millennio hanno ispirato la vita delle persone.