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APPUNTMENTO CON L’ARTE A BRESCIA

LA CHIESA DI SAN FAUSTINO E GIOVITA

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Una chiesa metropolitana di assoluto rilievo è la chiesa di Brescia dedicata ai santi patroni della città lombarda: la chiesa di san Faustino e Giovita. La chiesa è una vera e propria opera d’arte, ricolma di affreschi e di quadri datati intorno al 1400/1500 e si trova in una delle vie della zona storica di Brescia. La chiesa si trova sotto le mura del castello in un sobborgo molto antico ed affascinante che oserei dire sia una delle zone più belle della città. prima di parlare della chiesa dedicata ai santi patroni Faustino e Giovita, vorrei sprecare due parole cercando di far conoscere i due santi che per Brescia sono importantissimi. Non c’è bresciano che non sia tanto affezionato ai suoi santi protettori. Nelle prossime righe ne spiegheremo i motivi.

San Faustino e Giovita

Si narra che i due patroni bresciani vennero martirizzati a causa della propria fede in Cristo. I due martiri erano due nobili bresciani che in seguito divennero Cavalieri dell’esercito romano intraprendendo il percorso militare. I due Cavalieri ebbero una conversione al cristianesimo da parte del vescovo di Brescia Apollonio, tanto da essere nominati dallo stesso prelato bresciano rispettivamente presbitero e diacono. L’arte della predicazione contraddistingueva i due santi che, date le numerose conversioni al cristianesimo, vennero invisi, considerati un pericolo per vie delle numerose conversioni. Erano i periodi delle persecuzioni di Traiano ed in quei tempi per la nuova fede cristiana non erano momenti affatto facili, anche se a dire il vero non sono mai stai momenti facili, anche ai nostri giorni a voler ben vedere. A quei tempi l’imperatore romano si recò a Brescia dopo la campagna di Gallia. A Brescia venne coinvolto personalmente nella faccenda dei due santi ordinando loro di adorare il dio sole. Essi si rifiutarono e colpirono la statua del dio romano. Questo fece in modo che il Governatore ordinasse che i due santi fossero sbranati dalle belve del circo ma le tigri nelle gabbie assieme ai due santi divennero miracolosamente mansuete e non li toccarono, accovacciandosi ai piedi dei santi come gattini. Da quel miracolo scaturirono ulteriori numerose conversioni. Una conversione eccellente fu quella della moglie del Governatore Afra che diverrà sant’Afra in seguito. Il Governatore ordinò che i santi fossero scorticati vivi e messi al rogo ma il fuoco non li toccò e le persone continuarono a convertirsi. La rabbia del Governatore raggiunse il culmine quando li fece incarcerare e condurre a Milano dove subirono torture per poi essere mandati a Roma dove vennero dati in pasto alle fiere. Anche in quel caso non vennero toccati. Dopo una serie di miracoli susseguenti che salvarono loro la vita, i due santi vennero mandati a Brescia e decapitati nella zona di Porta Motolfa il 15 febbraio.

La leggenda del castello di Brescia

La leggenda narra anche che nel 1438 quando il Castello di Brescia era quasi perduto, assediato da tempo dalle truppe di Nicolò Piccinino inviato dai dai Visconti di Milano per conquistare Brescia, la città indebolita risultò stremata. La situazione venne aggravata da una lunga pestilenza e moltissimi cittadini trovarono la morte. In quei giorni si stima che a Brescia fossero rimasti in vita solamente un massimo di 2000 bresciani cui solo 800 armati ed in grado di combattere. Brescia in quel 13 e 14 dicembre fu investita da numerosi colpi di bombarda sferrati sul lato est della città, in zona Mombello. In quei giorni arrivarono i colpi di cannone che l’avrebbero portata a capitolare definitivamente. Dall’attacco tanto feroce riportano alcuni documenti, si vedevano arti, teste, elmetti volare per aria. Nonostante la ferocia del nemico i bresciani combatterono come leoni. Per i nemici era ormai fatta. I militari iniziarono ad entrare nella breccia delle mura. Quando la battaglia si fece furiosa e Brescia fu sul punto di essere distrutta e conquistata a colpi di bombarda, la leggenda narra che apparvero sugli spalti i due santi vestiti con le effigie della legione romana in sella a due cavalli bianchi. I due martiri pieni di luce iniziarono a combattere in favore dei bresciani a ssorbendo i proiettili dei cannoni. Quando i nemici videro i due santi, dice la leggenda, scapparono lasciando libera la città. Per l’azione dei due martiri inviati da Dio a protezione di Brescia la città non sarebbe capitolata.

La chiesa

La fede dei due giovani fu tanto evidente che non volendo sacrificare agli dei, fra il 120 ed il 134 subirono il martirio. Ai due martiri bresciani verrà dedicata una chiesa la chiesa di San Faustino e Giovita realizzata nel 1622 da Antonio e Domenico Comino su precedenti edifici religiosi demoliti. Unica struttura dell’epoca precedente il campanile, datato XII secolo con struttura originaria in Medolo. La facciata del tempio cristiano è ricco di decori in marmo. La costruzione della chiesa inizierà nel 1688 e la chiesa vedrà la luce nel 1711. Il luogo di culto è considerato un capolavoro di Bernardo Fedrighini.

Un particolare che lascia letteralmente a “bocca aperta” per la meraviglia sono gli interni della chiesa ricolma di stupendi affreschi e pale di pregio. La struttura interna è suddivisa in tre navate con quattordici colonne monolitiche, ma anche da affreschi e cappelle sulle pareti laterali. Le opere d’arte di Girolamo Mengozzi Colonna e Gianfranco Tiepolo poste al di sopra delle cantorie, narrano le apparizioni ed il martirio dei due santi protettori bresciani.

Fra le opere d’arte più importanti della chiesa bresciana possiamo notare L’Altare della croce, opera di Vantini, la pala del 500 di Lattanzio Gambara “Adorazione del bambino”, L’urna dei martiri e patroni di Brescia di Giovanni e Antonio Carra, posizionata sull’altare principale.

Con data presunta del 1535 anche il Romanino ha partecipato all’abbellimento della chiesa di san Faustino e Giovita con lo stendardo processionale della Scuola del Santissimo.

Anche la canonica ospita opere d’arte come una serie di affreschi del Tiepolo la cui caratteristica artistica denota una pittura più libera di quella del presbiterio. Una nota di riguardo al meraviglioso portale realizzato in epoca rinascimentale che porta nel chiostro dell’Abate (datazione 700)

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Author: Nicola Migliorini

Nicola Migliorini è Direttore Responsabile del media www.mondooggi.com, blogger, giornalista generalista con incarico a 360 gradi.