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ARTICOLO OFFERTO DA PRESSOFUSIONI ZAMBELLI LAVENONE BRESCIA

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Esistono in Italia due territori ben delimitati nei quali la passione per i motori ruggenti è significativa, radicata dalla notte dei tempi. Due zone che condividono la medesima passione ma in un modo differente. Esiste fra le due regioni italiane una misteriosa sinergia in campo automobilistico. Oserei dire che i due territori italiani sono da sempre uniti dalla passione per l’automobilismo e per il motociclismo. Uno dei due territori “grintosi” che per tradizione coltiva la tradizione per i motori è L’ Emilia Romagna, fucina di grandi piloti, terra che ha dato i natali a brand automobilistici a dir poco iconici, uno per tutti la mitica Ferrari, per non parlare della Lamborghini e tanti altri marchi di automobili da corsa, talvolta spariti negli anni. Gli emiliani e i romagnoli, il popolo che si narra abbia il “fuoco nel sangue”. L’altra zona da sempre appassionata di automobilismo è il territorio Bresciano, contraddistinto da montagne e da lunghe zone di brughiera che si prestavano molto alle gare di velocità. Dei bresciani di dice che “nelle vene scorra benzina anzicchè sangue”. Sapete, gli antichi adagi hanno sempre un fondo di verità. In questo particolare territorio sono nate le più affascinanti gare automobilistiche a partire dal Gran Premio d’Italia, divenuto in seguito il celebre autodromo di F1 spostato per casualità della vita, dal fondatore, nella città brianzola di Monza. Una seconda gara automobilistica celebre nel mondo è la 1000Miglia, ancora oggi il maggior evento bresciano contornato da tantissime altre gare, che per resistere ai regolamenti dei tempi moderni sono mutate per forza di cose in gare di regolarità. Anche Brescia tuttavia ha i propri campioni. La città delle gare più belle del mondo deve avere campioni in campo automobilistico.

Alla nascita della 1000Miglia nel lontano 1927 Brescia era patria di un celebre brand, un marchio vincente: l’OM. L’azienda bresciana realizzava vetture che spesso si distinguevano vincendo non poche 1000Miglia. OM, un brand che non resistette come in realtà molti altri, alle sfide del tempo ed alle sfide della tecnologia. Brescia, un  territorio creatore di grandi gare, deve per forza di cose aver avuto anche grandi piloti. In effetti la città della leonessa è stata anche culla di grandi driver del passato come Mazzotti, Minoia, Castagneto, Maggi ed altri ancora ma anche del presente. Un pilota bresciano dei nostri tempi, dotato di grandi capacità e dall’ invidiabile curriculum è Christian Pescatori, bresciano da sempre, un grande pilota automobilistico dal carattere umile, dalle innate capacità e dalla grande passione per la velocità. Il pilota bresciano ha accettato di rilasciarci questa piacevole intervista che ripercorrerà i suoi enormi successi in campo automobilistico. Parleremo quindi di un driver che ha festeggiato quasi 15 anni di successi, anche nelle dirette di fine tappa della Coppa delle Alpi 2024. Il successo di Pescatori si è protratto per un decennio e mezzo arrivando al culmine della carriera da fine anni 90 ad oltre l’entrata nel terzo millennio. I piloti bresciani come Pescatori, come Alex Caffi ed altri drivers del passato hanno contribuito non solamente a rendere intramontabile l’automobilismo a fare la storia dell’automobilismo, indirettamente hanno contribuito a portare l’Italia nel mondo.

Christian, da quando ti sei appassionato alla velocità?

Sin da bmambino all’età di 5 anni amavo guidare le moto da cross. A quell’età inziai ad acquisire la passione per le sfide e per i motori.

I migliori piloti provengono dal Kart, anche tu hai seguito questa strada?

Certamente. Dopo l’esperienza nel mondo del motocross all’età di 11 anni sono passato alle gare di Kart, dopotutto per chi desiderasse fare il pilota di professione, il Kart è assolutamente necessario. Da questa strada sono passati la maggior parte dei grandi nomi della F1. Fino a 16 anni ho affrontato impegnative gare di Kart fino a vincere il Campionato italiano ed il terzo posto del campionato del mondo di Kart. Quando ti fai strada vincendo le sfide in questa disciplina automobilistica, inevitabilmente passi ad auto più veloci passando di categoria. Raggiunta la maggior età dal 1991 al 1993 sono passato alla F3 vincendo il campionato italiano con il Team Supercars di Poppy Minellono.

Ad un certo punto sei stato protagonista di un’escalation di successi che ti hanno aperto le porte alle categorie superiori?

Esatto. Dopo l’esperienza in F3 dal 1994 al 1996 arriva la Formula 3000 conosciuta anche come Formula 2. In questa categoria ho subito ottenuto buoni piazzamenti fra i primi 10 piloti con il piccolo team Durango di Ivone Pinton.

Domanda: e la F1?

I successi della F 2 mi hanno portato inevitabilmente ad un test per entrare in F1 con il team Minardi, un team molto noto in ambito di Formula 1. Minardi ha contribuito al successo di grandi nomi dell’automobilismo internazionale. Dopo la prova con la F1 decisi di non entrare in questa ambita categoria nonostante il test positivo, per il fatto che in Formula 1 era ed è tuttora necessario che i piloti portino sponsor grossissimi che io francamente non avevo.

Quanto costa oggi ad un team automobilistico finanziare un campionato di F1?

Oggi è necessario investire minimo 20 milioni di euro per finanziare un solo campionato di F1. Spesso i piloti sono figli di grandi imprenditori, per questo avendo le spalle coperte come si suol dire, possono accedere alla F1 oppure hanno amicizie di altissimo livello nell’imprenditoria, imprenditori grossissimi in grado di sponsorizzarli.

Domanda: Lauda in effetti pagava per farsi conoscere ed inizialmente per correre?

Esatto, tuttavia Lauda proveniva da una ricchissima famiglia di banchieri quindi….

Domanda: quando rinunciasti a malinquore alla F1 che strada decidesti di affrontare nell’automobilismo?

Rinunciando alla F1 decisi di buttarmi a capofitto nelle automobili da corsa a ruote coperte: i prototipi e le Gran Turismo.

Nel 1997 la fortuna ha iniziato a “baciarti” ma non solo la fortuna anche le tue capacità da pilota hanno inziato a dare i propri frutti in un’escalation di successi?

Proprio in quell’anno entrai nel team della Scuderia Italia, un grande team che ha lavorato per anni anche in F1. Con il team bresciano ho iniziato a correre in pista con ruggenti Porsche GT1 portando un team privato come la Scuderia Italia, a dar filo da torcere a team automobilistici ufficiali. Sempre quell’anno ho corso alla 24 Ore di Le Mans conquistando l’ottavo posto assoluto.

Domanda: ottavo assoluto alla Le Mans?

La 24 Ore di Le Mans è una gara molto impegnativa che tiene impegnati i piloti per 24 ore consecutive. La Le Mans è gara estenuante ma molto interessante, una corsa che mette a dura prova le capacità e la resistenza dei piloti. Posizionarsi nella top teen a Le Mans è un risultato buono. L’anno successivo 1998 con la Scuderia Italia ho iniziato a correre su Alfa Romeo 155 nella categoria privati al Capionato Italiano Superturismo. Una gara non certo facile. In questa categoria la sfida era fra i team privati e quelli ufficiali. Iniziai svantaggiato, perdendo terreno a causa degli pneumatici che montavamo, tuttavia da circa metà gara montammo gomme più performanti quindi recuperai velocemente attestandomi al secondo posto per la categoria team privati.

Domanda: hai proseguito quindi con Scuderia Italia?

Si, la svolta vera e propria avviene alla guida della Ferrari 333 SP, una potente 12 cilindri con motore da F1, una vettura da competizione velocissima che mi ha permesso di attestarmi al secondo posto. Quell’anno affrontai la 24 Ore di Le Mans ma con il team francese JMB.

L’entrata nel terzo millennio?

Entrai nel terzo millennio a piedi pari. Nel 2000 sempre con il team JMB alla guida di Ferrari 333 SP ho vinto il campionato del mondo prototipi. L’anno dopo con il medesimo team francese JMB su Ferrari 360 Modena GT2 ho vinto il Campionato del mondo. Lo stesso anno arriva il secondo posto assoluto alla  24 Ore di Le Mans ma come pilota ufficiale AUDI.

Come pilota ufficiale Audi come è andata?

Con Audi ho vinto in USA la 12 Ore di Sebring a bordo di AUDI R8 V6 biturbo. Sempre nel 2001 con AUDI sono arrivato secondo alla 24 Ore di Le Mans e con il Team JMB secondo al campionato del mondo con Ferrari 360 Modena. Il 2001 lo ricordo come un anno molto impoegnativo ma dall’altro canto pieno di soddisfazioni.

Tornasti in Scuderia Italia?

Certamente. Nel 2005 con Scuderia Italia a bordo di una potente Ferrari 550 GT1 ho vinto il Campionato europeo. La 24 Ore di Le Mans quell’anno non lo ricordo come un buon risultato anche perchè non terminammo la gara per problemi tecnici.

Il 2006 segna se non ero il tuo ultimo anno come pilota?

Purtroppo si, il 2006 è stato l’ultimo anno in pista come pilota di team. Con Scuderia Italia ho terminato come pilota gareggiando alle mie ultime corse nel Campionato del mondo GT1 e la 24 Ore di Le Mans a bordo di potenti Aston Martin DB9 GT1

Dopo l’esperienza da pilota, hai proseguito nel settore dell’automobilismo? Con quale incarico?

Dal 2016 al 2018 ho rivestito il ruolo di team manager per il team Villorba Corse. In quell’anno gestivo ingegneri e meccanici. Abbiamo calcato le piste di Le Mans in un anno davvero incredibile portando i piloti del team fra i primi 10 classificati. Nel 2017 il tem si è posizionato molto bene correndo con le Dallara.

Oggi di  cosa ti occupi?

Oggi lavoro sempre come team manager per il team Nova Race in cui gestisco un po’ tutto, dai meccanici agli ingegneri arrivando ai piloti. I piloti Nova Race corrono con potenti Honda NSX GT3 V6 biturbo. La vittoria italiana per il tam nella categoria GT3 è arrivata nel 2002. Da anni collaboro anche con la Federazione Italiana Automobilismo nel ruolo di istruttore federale.

Una vita quindi passata in velocità all’insegna dell’automobilismo, delle auto da sogno, dei motori ruggenti, fra una sconfitta relativa ed una grande quantità di successi.Christian Pescatori è stato protagonista di una vita che denota molto impegno, una grande determinazione ed una preparazione incredibile. La vita del pilota automobilistico penso che sia una delle vite più affascinanti e talvolta pericolose. Penso tuttavia che come tutte le carriere interessanti esista una parte di sconfitta ed una grande parte di immensa soddisfazione. Come tutto ciò che è interessante e vivo, penso esista un lato che prevede una scommessa, quella scommessa che permette al pilota di vincere e di terminare serenamente la propria carriera, senza incidenti eclatanti a rischio della vita. Posso affermare che Christian Pescatori sia stato un pilota ssolutamente vincente, un grande pilota bresciano che le scomesse con la vita le ha praticamente vinte tutte.

Le fotografie inserite nell’articolo sono state gentilmente concesse da Christian Pescatori.

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Nicola Migliorini
Author: Nicola Migliorini

Nicola Migliorini è Direttore Responsabile del media www.mondooggi.com, blogger, giornalista generalista con incarico a 360 gradi.

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