La più bella: spunti di riflessione sui capisaldi della costituzione
Mercoledì 7 agosto, nel celebre salotto estivo di Marina di Pietrasanta -il Caffè della Versiliana- si è tenuta una conferenza sulla bellezza e attualità della nostra Costituzione: una celebrazione della Carta costituzionale nel corso della sua storia, a significare la passione civile del popolo italiano e il principio di libertà su cui si fonda la volontà di uno Stato democratico aperto alla collaborazione e vicino ai cittadini.
Il moderatore Cinzia Monteverdi, amministratore delegato de “Il Fatto Quotidiano”, dopo aver aperto l’incontro recando alla platea i consueti saluti di benvenuto, ha introdotto l’ospite, il giornalista e scrittore Luca Sommi che, traendo spunto dal suo ultimo libro “ La più bella. Perché difendere la Costituzione”, ha immediatamente introdotto l’argomento richiamando l’attenzione sulla chiarezza, la perfezione e la forza propulsiva della legge fondamentale dello Stato italiano: non solo l’emblema più rappresentativo della Repubblica italiana, ma anche e soprattutto un punto di riferimento, una bussola, una guida. Simbolo di identità nazionale, il Testo costituzionale incarna, sia l’esigenza di libertà, di pace e di sviluppo del popolo italiano dopo gli orrori della guerra e la drammatica esperienza del fascismo, sia l’apertura ad un’idea di società democratica, pluralista e tollerante.
Dopo aver espresso profonda gratitudine nei confronti dei padri e madri Costituenti (tra i 556 deputati figuravano anche 21 donne) e aver ricordato che la Costituzione italiana sancì la trasformazione del Paese da Monarchia a Repubblica, Sommi ne ha richiamato i valori fondativi soffermandosi, in particolare, sulla centralità della persona e sul rispetto della sua dignità.
Diritti inviolabili e diritti sociali
Ed è proprio per questo che la Costituzione viene da lui definita un documento rivoluzionario, perchè segnando il definitivo superamento delle impostazioni statocentriche e autoritarie di chiaro stampo ottocentesco, ha ribaltato il nostro vivere sociale collocando al centro la persona, ogni persona, con le sue relazioni, i suoi diritti inviolabili e le tutele, ma anche con i suoi “doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”(art.2) in rapporto di stretta connessione e reciproca dipendenza.
Il riconoscimento del primato della persona rispetto allo Stato e l’esaltazione del principio personalista quale punto fermo di regolazione della relazione individuo-comunità statale costituì un dato di assoluta novità nel 1948: superando gli steccati della separazione e dell’antitesi, il rapporto Stato-società si riassume nell’assunzione da parte dello Stato della funzione di garante del pieno sviluppo dei valori personalistici. E ciò perchè l’obiettivo fondamentale della nostra democrazia è il “pieno sviluppo della persona umana”(art.3). E in un ordinamento che riconosce e afferma il primato della persona rispetto allo Stato e alle sue leggi, i diritti divengono automaticamente strumenti di autorealizzazione. Tant’è che il Testo costituzionale prevede interventi volti alla rimozione di quegli ostacoli che possano limitare, anche solo di fatto, “la libertà e l’eguaglianza” (art.3, c.2) di chiunque si relazioni con le istituzioni: intervenire è compito del legislatore, della giurisdizione, ma soprattutto della pubblica amministrazione che si confronta quotidianamente con concrete situazioni di difficoltà e fragilità, non solo di ordine materiale.
Per ciò che riguarda la dignità dell’uomo e la sua intangibilità la nostra Costituzione non ne fa esplicito riferimento. All’art. 3, laddove recita che “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge” la dignità viene connessa non all’uomo astrattamente inteso, bensì alla persona nei suoi rapporti economico-sociali, per cui la dignità, in conformità all’art.4, c.2, consiste nello svolgere “secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale e spirituale della società”. Il riconoscimento della dignità è, dunque, saldamente ancorato ad una dimensione sociale. Infatti se, da un lato, l’accoglimento del principio personalistico reca con sé il riconoscimento per ciascuno di diritti individuali in vista dell’egoistico appagamento dei propri bisogni e desideri, dall’altro l’individuo è considerato quale titolare di diritti ‘funzionali’, che gli vengono cioè attribuiti, non per il soddisfacimento delle proprie personali necessità ma nell’ottica di un interesse comunitario. Ecco perchè la complessità del mondo contemporaneo e il confronto con i limiti imposti da un’esistenza sempre più caratterizzata da fenomeni globali -dalla pandemia alla guerra, dalla crisi energetica a quella alimentare, dal cambiamento climatico al fenomeno migratorio- sollecita tutti ad applicarsi con urgenza a quei problemi che attendono risposte e convoca ciascuno alla responsabilità delle proprie scelte per il bene comune.
Rivoluzione e miracolo
Dopo averla illustrata come un testo laico di stampo rivoluzionario ed essersi soffermato sul ruolo che ciascun individuo è chiamato ad esercitare nella vita politica della Repubblica, Luca Sommi si sofferma anche sul fatto che la nostra Costituzione rappresentò “un vero e proprio miracolo”. Con queste le parole il riferimento va alla fatidica data del 2 giugno 1946 in cui si svolse il referendum a suffragio universale che decretò il trionfo della Repubblica e si costituì quell’Assemblea Costituente che diede vita alla Carta costituzionale.
Il vero miracolo italiano -sostiene Sommi- non si identifica con il boom economico degli anni ’70 ma risale al dopoguerra, quando 75 saggi riuniti in Assemblea Costituente fissarono i 139 pilastri dell’Italia repubblicana. Perchè la Costituzione non fu il prodotto di sapienti alchimie ingegneristiche ma il frutto dell’incessante lavoro di eminenti rappresentanti della cultura e della politica. Tant’è che, volgendo uno sguardo al passato, ci si chiede ancora oggi come sia stato possibile che in un solo anno e mezzo i Costituenti siano riusciti ad approvare a grande maggioranza un testo della completezza e qualità della nostra Costituzione. Eppure erano tempi di forti passioni politiche, di accesi contrasti tra mondo occidentale e mondo comunista, di grandi contese tra esponenti di diverse coalizioni: la componente liberale ed elitaria, quella cattolica, quella socialcomunista. Ciononostante, si riuscì ad approdare ad un compromesso. Fu questo il vero miracolo. Perchè i Costituenti, mettendo da parte il loro desiderio di imporsi in nome del bene comune, riuscirono ad elaborare un patto che unificasse le dottrine delle diverse forze politiche presenti nel Paese, un testo unitario ed esclusivo che, esprimendo l’incontro tra una pluralità di ideologie, risultasse una sintesi felice in grado di accomunare tutti in nome della condivisione dei principi del costituzionalismo moderno e assicurasse a ciascuno un futuro di democrazia e libertà.
Revisionismo costituzionale
L’attualità degli altissimi valori che i Costituenti riuscirono a tradurre in articoli fa sì che ancora oggi la Costituzione “ci guardi dall’alto in basso”, perchè essa non ammette di essere contraddetta da alcuna legge per quanto emanata da un Organo dello Stato. Può soltanto essere modificata. E nel corso degli anni il testo originario della Costituzione ha subìto alcune modificazioni approvate secondo il procedimento previsto dall’art.138. Tra le più significative meritano forse di essere ricordate la Legge costituzionale che apportava “Modifiche al titolo V della parte seconda della Costituzione”(L.3/2001), quella relativa alla “Modifica dell’articolo 51 della Costituzione”(L.1/2003), quella che riguardava la “Modifica dell’articolo 27 della Costituzione, concernente l’abolizione della pena di morte”(L.1/2007). E ancora la Legge costituzionale inerente “Modifiche agli articoli 9 e 41 della Costituzione in materia di tutela dell’ambiente”(L.1/2022) e quella concernente la “Modifica all’articolo 33 della Costituzione, in materia di attività sportiva”(L.1/2023).
Per ciò che riguarda altri progetti di revisione costituzionale da sottoporre a referendum confermativo, al di là della bontà degli stessi ampie maggioranze di elettori hanno dimostrato di schierarsi a favore della vigente Costituzione dando vita ad una sorta di ‘patriottismo’ costituzionale, garante di stabilità e prosperità, e affidatario della difesa delle istituzioni democratiche. “Non ritengo che la Costituzione meriti sconvolgimenti” – dichiara Sommi- deve solo essere applicata compiutamente. E’ perfetta così”. Perfetta e attuale, con la precisazione che parlare di attualità della Costituzione non significa fare una dichiarazione di conservatorismo, di immobilismo od opporsi pregiudizialmente a qualsiasi cambiamento. Attualità significa vitalità, efficacia, solidità. E’ la sua capacità di liberare energie e di sottolineare l’appartenenza al nostro tempo che la rende ancora vigorosamente attuale. Il segreto sta nel fatto che essa è il prodotto di un armonico compendio tra stabilità dei valori e mutamento dei contenuti che si sono consegnati ad un processo evolutivo che il tempo ha semplicemente rinnovato; un impianto che si modifica in base alle scelte politiche e che, adeguandosi ai mutamenti socio-politici, ringiovanisce con essi. E’ questa la ragione della sua perdurante attualità: la condizione di equilibrio, operata dalla tecnica del bilanciamento tra prospettive confliggenti, in grado di accompagnare stabilmente la vita della Repubblica lungo i sentieri a venire.
Promesse e certezze
Purtroppo l’Italia fotografata dai Costituenti non è il Paese in cui viviamo. La Costituzione esprime un patrimonio comune e condiviso che prescinde dagli orientamenti politici e promuove l’unità nella diversità, come ricchezza da incrementare nell’ambito della condivisione dei valori di base. Eppure, nonostante grandi passi in avanti siano stati compiuti in direzione del superamento di pregiudizi sociali ingiusti e immotivati, la nostra società manifesta ancora forti tendenze all’esclusione del diverso: quasi quotidianamente assistiamo ad eccessi d’intolleranza e prevaricazione nei confronti di chi semplicemente la pensa in altro modo, chi ha tradizioni etniche, culturali e religiose non affini alle nostre o presenta peculiarità che si discostano dalla realtà conosciuta.
Inoltre, quella che racchiudendo lo spirito della nostra realtà istituzionale dovrebbe rappresentare il fondamento della conoscenza del popolo italiano, per molti resta ancora sconosciuta. Mentre invece tutti, soprattutto le nuove generazioni, dovrebbero accostarsi alla conoscenza e al rispetto dei valori e principi sanciti nella Carta di identità della nostra democrazia -il più importante libro aperto sulle regole di fondo della convivenza civile- perchè è dal rispetto della sua Costituzione che dipende la stabilità di una nazione.
Oggi c’è ancora tanto bisogno di Costituzione, un orizzonte normativo che ci sovrasta come un firmamento. Ecco perchè occorre tenere vivi la coscienza collettiva e il patriottismo per la legalità e la moralità pubblica della cittadinanza, soprattutto tra i giovani. Per far loro scoprire argomenti di ragione e ragionevolezza, renderli responsabili e autocoscienti, stimolarli ad infondere impegno ed energia nella vita politica italiana, ma soprattutto per dimostrare loro che c’è almeno qualcosa che accomuna e identifica tutti gli italiani, un atto costituzionale di cui andar fieri, un documento di educazione civica teso a fare in modo che il popolo non si trasformi in un “gregge” di sudditi dominati dall’ignoranza e dall’incapacità di difendere i propri diritti. Perchè “quando un popolo diventa gregge – scriveva Nietzsche- “altro non desidera che l’animale capo”.