Oggi torneremo a parlare di Coronavirus anche se ormai, grazie a Dio sembrerebbe attenuare la propria aggressività nelle zone più colpite come lo è la nostra Lombardia. Non si sa mai che torni una seconda pandemia da Covid, con l’entrata dell’ autunno, cosa che spero davvero non accada ma stando a quanto si può captare dai discorsi di alcuni politici sembra che già si preveda un possibile ritorno pandemico. Comunque lasciamo stare le previsioni in merito alla pandemia, ne abbiamo già parlato su passati articoli che certamente saranno stati considerati complottistici.
Ricordo sempre l’antico adagio che recita: “a pensar mal si pecca ma talvolta ci si azzecca”. Già una prima pandemia basta ed avanza a mia opinione anche se tutto punta ad un eventuale vaccino di massa e fino a che questo non verrà fatto, la possibilità di una seconda ondata pandemica è sempre possibile. Detto questo oggi proporrei una scoperta scientifica uscita su un articolo di Adnkronos. In questo caso l’articolo spiegherebbe il fatto che la facilità nel contrarre il virus potrebbe dipendere anche dal proprio gruppo sanguigno. In effetti conosco persone che hanno passato il Covid senza gravi strascichi ne complicazioni gravi. I famigliari a stretto contatto con i gli altri componenti della famiglia positivi al Covid, non avrebbero però contratto il virus. Secondo l’ apposito esame del sangue i famigliari di queste persone non avrebbero avuto gli anticorpi dimostrando quindi di non aver contratto il Covid. Non saprei dire se il protettore di queste persona possa essere stato il proprio gruppo sanguigno tuttavia resta un mistero il fatto che non abbiano contratto la forma virale, rimanendo sempre a stretto contatto con i famigliari positivi. Torniamo al redazionale di Adnkronos: Nel periodo della pandemia sarebbero stati effettuati dei test dalla società di test genetici 23and Me che dimostrerebbero la tesi sopracitata. Dai risultati preliminari che avrebbero visto il coinvolgimento di 750 mila partecipanti nel mese di aprile, quindi in piena pandemia, sarebbe venuto alla luce il fatto che a quanto pare il gruppo sanguigno
si dimostrerebbe determinante nella facilità di potersi ammalare o meno di Sars Cov 2 oppure di manifestare lievi o gravi sintomi durante la malattia. La genetica si sarebbe svelata molto importate in questo frangente. Sarebbe proprio la genetica soggettiva di ogni persona ad offrire la possibilità di superare facilmente la malattia o addirittura non contrarla. Le parole di 23andMe: “I dati preliminari dello studio genetico in corso sembrano fornire ulteriori prove dell’importanza del gruppo sanguigno di una persona – determinata dal gene ABO – nelle differenze nella suscettibilità al virus”. Una grande scoperta consisterebbe nel fatto che gli appartenenti al gruppo 0 avrebbero la fortuna di poter avere una grande protezione dal contrarre il virus. In questo caso queste persone indicano che i soggetti del gruppo zero avrebbero dal 9 al 18 per cento di possibilità di risultare positivi alla forma virale confronto ovviamente agli altri soggetti con differenti gruppi sanguigni. Questo tipo di gruppo sanguino, lo zero, sarebbe in grado di prevenire anche forme gravi in seguito alla malattia. 23andMe: “Questi risultati sono validi se adeguati all’età, al sesso, all’indice di massa corporea, all’etnia e alle co-morbilità”, “sembrano esserci piccole differenze nella suscettibilità tra gli altri gruppi sanguigni”. “Sono stati inoltre segnalati collegamenti tra il Covid-19, la coagulazione del sangue e le malattie cardiovascolari”,
avrebbe dichiarato il capo ricercatore dello studio Adam Auton che avrebbe aggiungendo che nonostante siano pervenute queste novità in merito alla forma virale, resta ancora tanta strada da fare. Anche alcuni ricercatori cinesi si sarebbero accorti di questo particolare. Proprio ricercatori cinesi affermarono che il gruppo sanguigno più protettivo dal virus sarebbe lo zero, contrariamente al gruppo A che invece sarebbe quello più delicato e meno protettivo dalla forma virale, mettendo quindi i soggetti appartenenti al gruppo sanguigno tipo A ad essere meno protetti al Covid. Un secondo studio avrebbe esaminato i geni di oltre 1600 pazienti ricoverati in Italia e Spagna in possesso di insufficienza respiratoria. In questo caso i medici si sarebbero accorti che il gruppo sanguigno di tipo A sarebbe stato associato ad un aumento del 50% della possibilità del paziente a dover ricorrere all’ausilio di un ventilatore. Le parole conclusive del ricercatore: “Non siamo l’unico gruppo che sta guardando questo, e alla fine la comunità scientifica potrebbe aver bisogno di mettere insieme le proprie risorse per affrontare realmente le domande che riguardano i legami tra genetica e COVID-19”.