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Sono passati circa due anni, dall’entrata in scena della forma virale Covid – 19. Sono due anni che assistiamo purtroppo alla gravità e del decorso della malattia. Dall’inizio del periodo virale abbiamo conosciuto la pericolosità del Covid proprio per il fatto che colpisca i polmoni ma non solo, anche per essere in grado di creare pericolose forme trombotiche. I polmoni comunque sarebbero stati l’organo prediletto dal virus. Il Covid sin dal proprio esordio sarebbe stato capace, se curato in modo non adeguato, di danneggiare l’apparato polmonare. Se ben ricordo la maggior parte dei decessi per Covid, risalenti al primo periodo della malattia furono proprio per problemi polmonari. Sono passati circa due anni e vuoi per un’infinità di cause fra cui presunti errori, vuoi per la natura stessa della forma virale, con il passare del tempo si sarebbero create le cosiddette varianti. Di cosa si tratta? La variante altro non è che un tentativo di salvezza da parte del virus che, vedendosi impedito nella replicazione, utilizzerebbe tutti i mezzi per poter variare, modificarsi, in modo da poter sopravvivere insinuandosi in un soggetto ospite. In questo modo il virus cercherà di sopravvivere e quindi tornare ad infettare le proprie vittime, in una vera e propria lotta per la sopravvivenza, che nel nostro caso vede l’umanità da una parte che cercherebbe di difendersi ed un virus dall’altra che cercherebbe di attaccare. Una vera e propria lotta “mors tua vita mea” anche se la parola morte (dell’ospitante) al virus devo dire non piaccia più di tanto. Quando un soggetto infetto morisse, morirebbe anche il virus. Proprio per evitare possibili varianti un’ importantissima regola medica enuncerebbe che non si deve mai vaccinare in piena pandemia,
proprio per non incorrere nella comparsa di varianti. In questo caso sarebbe come offrire al virus le chiavi d’accesso per potersi salvare variando. Tuttavia nel nostro caso, nonostante una certa conoscenza medica, quest’ errore sarebbe stato fatto, sostengono alcuni medici, quindi oggi non dovremmo stupirci se le news parlano della terza variante. Dalla variante Delta oggi saremmo alla variante Omicron. Devo dire tuttavia che vorrei vedere anche il lato positivo di quest’ultima variante. La Omicron potrebbe essere una “ciambella di salvataggio in un mare burrascoso”. Questa terza variante è certamente piuttosto aggressiva, tuttavia non pericolosa come la precedente Delta e neppure come il Covid degli esordi. Da quanto possiamo comprendere da un articolo pubblicato sul quotidiano Il Giornale, alcuni studi determinerebbero che quest’ultima variante non prenderebbe di mira i polmoni ma si concentrerebbe molto prima, a livello della gola. Proprio per questo fattore la variante Omicron sarebbe da considerarsi più aggressiva ma meno pericolosa. In effetti i contagi in questo periodo non sarebbero da poco conto, un po’ per il clima freddo, che in questo caso aiuterebbe la forma virale, ma anche per l’aggressività di quest’ultima variante. Perché Omicron potrebbe essere quindi una ciambella di salvataggio in un mare burrascoso? Per il semplice fatto di non essere così pericolosa come le precedenti varianti. Colpendo la gola e non arrivando ai polmoni Omicron sarebbe neutralizzabile tramite le terapie adatte, spesso potrebbe essere guaribile senza ricovero ospedaliero, ma quello che sarebbe maggiormente positivo, se volessimo cogliere una parte di bene nel male della patologia, è il fatto che questa variante dal pericolo limitato, sarebbe in grado di regalare al soggetto ospitante successivamente guarito, quindi negativizzato, gli anticorpi naturali per combattere il virus. In questo caso saremmo di fronte ad una malattia più leggera e meno letale (anche se non da sottovalutare). Sarebbero gli studi a dimostrare questa tesi pubblicata sul quotidiano The Guardian. Quattro studi avrebbero dimostrato che Omicron non danneggia i polmoni del soggetto ospite
(come invece avveniva per Delta e per la forma iniziale di Covid). Il risultato di questi studi lascerebbe pensare che il virus mutato potrebbe aver alterato la propria capacità di infettare diversi tipi di cellule, (ha affermato il Professore di virologia dell’ University College di Londra Deenan Pillay). Sostanzialmente la variante Omicron sembrerebbe infettare in modo aggressivo il tratto respiratorio superiore quindi le cellule della gola ed in quell’ ambiente, sarebbe in grado di trovare le condizioni adatte per la moltiplicazione. Certamente questo sarebbe un tratto preliminare spiega Pillay, tuttavia gli studi starebbero convergendo nella medesima direzione. Gli esperti spiegano la dinamica della replicazione e dell’aggressività di Omicron in questo modo: Qualora il virus produca più cellule nella gola, diverrà più aggressivo e quindi maggiormente trasmissibile. Proprio per questo motivo questa variante sarebbe stata protagonista di una rapida diffusione. Di contro una forma virale che prendesse di mira l’apparato polmonare, come accadde in passato con la variante Delta e con il Covid della prima epoca, l’umanità sarebbe di fronte ad un virus più pericoloso ma meno trasmissibile. Che la variante Omicron agisca in tal modo lo avrebbero dimostrato alcuni test mirati effettuati sui topi da laboratorio. Anche questi test avrebbero dimostrato inoltre che Omicron sembrerebbe essere eliminata più velocemente ma non per questo è possibile abbassare la guardia. Nonostante sia una variante più leggera non è certamente da sottovalutare. Come tutte le forme virali potrebbe causare gravi danni se curata in modo inadeguato. Come si suol dire è necessario comunque “stare in campana” e farsi assistere dal proprio medico di fiducia. Fra pochi mesi inizierà la primavera che porterà un po’ di calore. Si spera che in questo caso, come accadde per il Covid nella forma iniziale, l’inizio della stagione calda possa portare ad un’ attenuazione dell’ aggressività della forma virale e pertanto ad un nuovo inizio delle libertà individuali, sempre mantenendo le precauzioni di base per evitare i contagi.
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