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Forse per qualcuno la civiltà ccidentale dei nostri anni è stata la civiltà delle grandi conquiste. Se qualcuno vi dicesse queste sose potrebbe essere cieco oppure menzognero. Quello che è certo è il fatto che sarebbe quanto mai necessario fare un passo indietro ma forse anche più di un passo. La nostra epoca non è l’epoca delle conquiste ma l’epoca della decadenza. Le conquiste tecnologiche hanno avuto un grande impatto sulla società, sulle giovani generazioni, tuttavia se facessimo bene i conti, l’impatto che la tecnologia avrebbe avuto sulla giovane società occidentale, non è stato tanto positivo come qualcuno vorrebbe farci credere. Da questo articolo della professoressa Angela Gadducci potremo comprendere quanto la caduta graduale dei valori morali, da sempre pilastri della nostra grande civiltà che poggia su basi innegabilmente cristiane, abbia influito ed influisca negativamente sulla vita dei nostri figli. Credo che la famiglia abbia il dovere di educare bene i proprio figli. Sono certo che molte famiglie cercano di farlo nel modo miliore, tuttavia l’influenza negativa ed immorale del mondo risulterebbe essere più forte e seducente, talvolta vincendo le battaglie a scapito dei giovani e dei propri famigliari. I giovani occidentali spesso divengono vittime inconsapevoli della mentalità corrotta del mondo e così facendo talvolta sono spinti a delle scelte che potrebbero in alcuni casi divenire scelte irreparabili. (Introduzione di Goldfinger)

Foto di Ryan McGuire da Pixabay

La turbolenta fase di insicurezza che ci troviamo ad affrontare, causata da una pandemia ancora irrisolta, un conflitto lacerante nel cuore dell’Europa, una rivoluzione climatica spesso incontrollata e una paralizzante crisi economica rivela la precarietà della condizione umana globale determinando un cambiamento di segno soprattutto nel futuro dei giovani che lamentano un senso di vuoto interiore e lo smarrimento tipico di una identità confusa. E’ la visione del “disincantamento” di weberiana memoria [1] ciò che conferisce intonazione e spessore al disagio percepito dai giovani: accresciuti gli spazi di libertà personale, illanguidite le norme del vivere civile e smarrita la speranza verso un futuro inafferrabile, una sensazione di disorientamento alimentata da una strisciante inquietudine serpeggia nell’animo dei nostri giovani, conducendoli sulla strada di una penosa e malinconica quotidianità costellata, talvolta, di comportamenti difformi e antisociali. Spesso la musica sparata a palla nelle orecchie, il consumo di qualche spinello e la visita di profili social non bastano ad occupare quella vacuità emozionale rappresentata dal loro presente. Ecco allora che per potersi sentire vivi hanno bisogno di assaporare sensazioni eccitanti, e l’attacco di qualcuno percepito come fragile o ‘diverso’ suscita in loro quell’euforica sensazione di onnipotenza da indurli ad espressioni, spesso ritualizzate, di violenza per le quali ricevono stima e considerazione dal branco che solitamente li incita. La verità è che siamo immersi in una società globale talmente stordita da spirali di violenza e sopraffazione da smarrire persino la capacità di nutrire indignazione di fronte alle più gravi forme di prepotenza. È quanto emerge dagli esiti della 6^ rilevazione del Sistema di Sorveglianza HBSC Italia 2022 [2] sui comportamenti collegati alla salute dei ragazzi in età scolare, che considerano il bullismo e il cyberbullismo una delle minacce più temute, dopo fumo, alcool, droghe e violenza sessuale. L’iniziazione dei giovani al fumo e all’utilizzo di droghe avviene per lo più in epoca adolescenziale e nell’ambito del gruppo dei pari. I fenomeni di abuso, riconosciuti tra i comportamenti a rischio tipici di questa età, hanno sulla salute un impatto ampiamente documentato: si va dall’immediatezza di una mortalità per incidenti a conseguenze negative sulla salute, sia di medio che di lungo termine, come le patologie tumorali (l’abitudine al fumo rimane la principale causa di morte prevenibile). Il Rapporto HBSC 2022 mette evidenzia che l’abitudine al fumo si instaura nella fascia di età tra i 13 e i 15 anni.

Foto di Victoria_Regen da Pixabay

A 11 anni fuma l’1% degli studenti, a 13 anni il 9% e a 15 anni il 29%. Un dato particolarmente interessante riguarda la differenza di genere: a 11-13 anni non ci sono significative differenze tra maschi e femmine rispetto alla percentuale dei fumatori; a 15 anni la percentuale di ragazze che fumano è maggiore (29%) di quella dei ragazzi (20%). Anche per ciò che riguarda l’assunzione di alcool, le donne ne consumano più dei maschi: nei 15enni la percentuale si attesta al 54% per le femmine contro il 50% dei maschi, mentre tra gli 11 e i 13 anni non si rilevano consistenti differenze tra maschi e femmine. Più preoccupante è la diffusione dell’uso di sostanze illecite, in particolare il dato relativo all’età di inizio della loro assunzione: a 13 anni ha fatto uso di cannabis almeno una volta nella vita il 6,8% dei ragazzi, mentre a 15 anni la percentuale sale a 26,5%; a 15 anni la frequenza d’uso si attesta al 25,5% dei consumatori, mentre il 7,7% afferma di aver fatto uso di cannabis 30 giorni o più nella vita.

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Per ciò che riguarda il comportamento sessuale degli adolescenti, talvolta essi danno vita a situazioni connotate da elevata promiscuità sessuale, fino ad arrivare ad estreme forme di violenza con gravi ripercussioni sulla salute: le malattie sessualmente trasmesse e le gravidanze indesiderate nelle minori sono tra i maggiori problemi di ordine sociale ed economico tra gli adolescenti. Ma la violenza sessuale non viene inflitta solo fisicamente. Infatti, il revenge porn o vendetta porno, che consiste nella diffusione non consensuale, e quindi abusiva, di immagini pornografiche o sessualmente esplicite per denigrare pubblicamente e molestare la persona cui si riferiscono, è ciò che fa più paura alle ragazze. I risultati HBSC 2022 rivelano che il 21,6% dei 15enni e il 42,5% dei 17enni ha dichiarato di aver avuto rapporti sessuali completi e un 8% li ha consumati addirittura a 14 anni o meno. Relativamente al bullismo e al cyberbullismo che costituiscono una delle minacce più temute dai nostri giovani, non emergono significative differenze tra le Regioni: per il bullismo, la variabilità è compresa tra il 13% in Calabria e Basilicata e il 18% nelle province autonome di Trento e Bolzano, e per il cyberbullismo, si registrano percentuali che oscillano tra l’11-12% nelle medesime province autonome e il 16% in Campania, Puglia e Sicilia. C’è però un dato inquietante: circa il 15% degli adolescenti ha dichiarato di essere stato vittima almeno una volta di atti di bullismo e di cyberbullismo, con proporzioni che si attestano al 20% negli 11enni per poi flettersi al 10% nei più grandi. Questi risultati, illustrati in occasione del convegno “La salute degli adolescenti” che si è svolta a Roma l’8 febbraio scorso presso l’Istituto Superiore di Sanità, rispondono all’obiettivo di migliorare la conoscenza sui comportamenti a rischio in età adolescenziale, in modo da pianificare azioni di contrasto e prevenzione orientate alla promozione del benessere degli adolescenti.

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Desiderosi di visibilità e dotati di una straordinaria debolezza emotiva, gli adolescenti fanno di tutto per attirare su di sé l’attenzione dei coetanei e per raccogliere da un ambiente sociale più ampio quel riconoscimento che a volte non ricevono in famiglia. La loro socialità -confusa, disordinata e imprevedibile- si alimenta di emozioni e la ricerca spasmodica di eccitazioni forti e immediate, da assaporare in compagnia, costituisce un elemento centrale nella loro vita sociale pur trattandosi di condivisioni occasionali, perchè, essendo essi incapaci di relazioni sociali significative e durature, i loro legami si fondano su una realtà prossemica centrata sul presente.  Solitamente prendono di mira le fragilità dei più deboli, ridicolizzandole e facendone oggetto di scherno; poco importa se ne ignorano l’identità e se la sopraffazione si trasforma in una vera e propria forma di aggressività: ciò che conta è l’eccitazione che ne scaturisce, il brivido del piacere e la spettacolarizzazione dell’atto compiuto del quale il carnefice assume la regia con conseguente affermazione della propria personalità e consenso del gruppo dei pari. E’ ben noto, infatti, come il bullismo si configuri come un fenomeno dinamico, multidimensionale e relazionale, che si esplica con un comportamento aggressivo, premeditato, intenzionale, organico e strutturato, fondato sull’asimmetria di potere bullo-vittima e spesso agìto da uno o più ragazzi al cospetto di altri soggetti che fungono da spettatori, la cui presenza è essenziale per conferire maggiore e solenne approvazione all’operato. Ma il bullismo non si esprime solo a pugni, calci e sprangate. Esiste anche un’altra sua manifestazione, forse più occulta ma non meno incisiva, il cosiddetto bullismo digitale o cyberbullismo che consiste nell’attaccare psicologicamente, emotivamente o relazionalmente la vittima con azioni intenzionalmente moleste, veicolate da strumenti informatici: insulti, calunnie e minacce trovano la loro applicazione online mediante la diffusione in chat, nei blog o sui social di pettegolezzi, messaggi denigratori, maldicenze, video e foto offensive.

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Protetto dall’anonimato dello strumento elettronico, il bullo assume un’identità invisibile che gli consente quell’indebolimento delle remore morali tale da indurlo a compiere ciò che non avrebbe il coraggio di fare nella vita reale. Indossando una maschera virtuale, egli ha l’impressione di essere invisibile, così come invisibile gli appare la vittima: non una persona vera, ma un’entità corporea semianonima, priva di emozioni e sentimenti, della quale non riesce a cogliere la sofferenza, la frustrazione e l’umiliazione, perchè la relazione che si va a stabilire tra i due è priva di tutta quella serie di feedback, tipici del linguaggio non verbale -nel nostro caso, il rantolo di un lamento, una smorfia di dolore- che gli farebbero capire che la sua vittima sta soffrendo. Ebbene, confrontando gli esiti della rilevazione del Sistema di Sorveglianza HBSC Italia 2022 [3] con quelli del 2018, si rileva una sostanziale stabilità nella frequenza di atti di bullismo, mentre il cyberbullismo ha registrato una forte impennata nei giovani di 11-13 anni, imputabile al dilagare della recente pandemia e alla dirompente diffusione dei social network. Esiste un lato oscuro del web, rappresentato dalla creazione di siti popolati di incitazioni alla violenza, alla denigrazione delle diversità, all’incoraggiamento della sopraffazione, e una massa consistente di internauti è attratta da messaggi, opinioni, interpretazioni impregnate da quell’antico sentimento di odio di cui le tecnologie contribuiscono ad amplificare la portata e la risonanza, tanto da trasformare Internet da un formidabile strumento di divulgazione di informazioni in un network dell’odio su scala planetaria. E’ vero che si tratta di eventi che accadono nel mondo virtuale, ma le conseguenze si riscontrano nella vita reale, perchè l’ambiente virtuale per i giovani non è una realtà a sé stante rispetto alla realtà reale, ma uno spazio in cui si dispiegano momenti sempre più consistenti della loro vita reale. Ne discende che i confini tra naturale e artificiale sono oggi completamente saltati: reale e virtuale non possono più essere declinati come due mondi distinti, bensì come territori che si sovrappongono e si integrano in forza di una costante e sempre più pervasiva connettività.
Ecco perché l’educazione dei ragazzi ad un utilizzo consapevole della Rete, delle informazioni in essa contenute e dei rapporti sociali che vi si instaurano, riveste un’assoluta priorità nelle agende dei nostri politici: la conoscenza interattiva deve essere improntata non tanto ad un’etica “dei principi” bensì ad un’etica “della responsabilità”[4], che si realizza nello scegliere e agire in modo libero e consapevole, ed implica l’impegno a promuovere azioni finalizzate al miglioramento del proprio contesto di vita e al benessere collettivo.

Note e riferimenti bibliografici:

[1] M.Weber, La scienza come professione, 1919.
[2] La ricerca HBSC (Health Behaviour in School-aged Children) è un progetto internazionale, patrocinato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che ha lo scopo di descrivere e comprendere fenomeni e comportamenti correlati con la salute dei ragazzi di età scolare. ll nostro Paese partecipa allo studio HBSC fin dal 2002. Esso prevede una raccolta dei dati ogni quattro anni, pertanto ad oggi sono state effettuate 6 rilevazioni (2002, 2006, 2010, 2014, 2018 e 2022).
[3] Per una rendicontazione più puntuale ed esaustiva consultare il sito https://www.epicentro.iss.it/hbsc/pdf/8-2-2023
[4] M. Weber parla di “etica dei principi”(Gesinnungsethik) e di “etica della responsabilità”(Verantwortungsethik) in una conferenza del 1919.

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Angela Gadducci
Author: Angela Gadducci

Angela Gadducci è una professoressa con incarico articoli per la sezione etica e società ma anche storia e cultura. Già Dirigente scolastica e Coordinatrice di Attività di Ricerca didattica presso le Università di Pisa e Firenze, è autrice di articoli e libri di politica scolastica. Significative le sue collaborazioni con le riviste Scuola italiana Moderna, Scuola 7, Continuità e Scuola, Rassegna dell’Istruzione, Opinioni Nuove, Il Mondo SMCE.

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