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LOTTA AGLI SPRECHI? RAGIONIAMOCI.

LA STRATEGIA DELLE COLPE

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L’ipocrisia occidentale è senza paragoni. Da più di 50 anni si è instaurato un sistema basato sull’ iperproduzione, si è instaurato per anni un sistema consumistico imponente che avesse potuto offrire benessere per tutti tramite il lavoro e tramite la circolazione di fiumi di denaro. Per quansi mezzo secolo per sostenere i prezzi si sono sacrificati generi alimentari che per iperproduzione avrebbero minato la stabilità dei prezzi. Questi generi alimentari come ad esempio le arance siciliane, sarebbero state costantemente distrutte per mantenere i prezzi alti. In seguito è arrivata la UE ed ora si produce poco ma si deve importare frutta e verdura mediocre da altri stati, quando potremmo produrre gli stessi prodotti ma migliori. Ricordo molto bene la vicenda. le scene alla TV, quando prima del 2000 si distruggevano camion di arance che venivano collocate in buche scavate nel terreno. Oggi questi signori vengono a parlare di cosa? Di risparmio? Mentre gli agricoltori di mezza Europa sono in protesta con i trattori nelle città italiane. Sono tutti pazzi? Visionari? Oppure c’è qualcosa che effettivamente non funziona? Credo di più all’ultima ipotesi, tuttavia a breve sentiremo anche la versione degli agricoltori.

La menzogna

Oggi il sistema ci viene a fare scuola sullo spreco alimentare? Forse convincendoci a tornare cavernicoli sperano di poter sostenere le proprie ed ingannatrici teorie ambientalistiche come la questione climatica? Penso proprio che lo scopo sia questo. Il sostegno di false teorie che vedrebbero la civiltà umana dell’epoca posto industriale, colpevole dei cambi di clima resta a mia opinione una vera e propria menzogna, l’ennesima bugia! Oggi viviamo in un clima di pura menzogna ma anche di immensa ipocrisia. Siamo davvero proiettati in un mondo al contrario dove si pretende che il bene sia assimilato come male e viceversa. Ora, dopo anni di consumismo forzato ci si interroga se lo spreco alimentare sia una sfida da affrontare insieme.

Foto di Shary Reeves da Pixabay

Chi guida il mondo?

Le élite, si proprio loro sarebbero a mio vedere quei soggetti chiamati mangiatori inutili, anzi dannosi a dire il vero, coloro che sprecano di più e che dovrebbero essere i primi a risparmiare, a mangiare insetti, carni sintetiche e altre diavolerie. Saremmo di fronte all’esistenza di due soggetti che in verità sono sempre esistiti. I primi, quelli che predicano bene e razzolano male, ed i secondi quelli che devono obbedire agli inganni dei primi. Tuttavia oggi hanno anche la sfrontatezza di predicare balle tramite leggi coercitive, tramite mass media di cui sono proprietari e via dicendo. Oggi i veri “mangiatori inutili” (le èlite) si divertono ad ergersi giudici del genere umano (come se qualcuno li avesse voluti). Questi soggetti mentre sprecherebbero a piene mani vorrebbero obbligare gli altri a non farlo, a privarsi addirittura del necessario per la propria salute e per la propria sopravvivenza. Tutto questo dovrebbe essere fatto in nome di chi? Della natura? Di un mondo che non riesce più a produrre (sostengono loro)? Del clima? Una menzogna dietro l’altra a cui molti creduloni credono ancora. Che il cibo non debba essere sprecato è una cosa sensata anzi direi, un dovere, ma quando si tocca il tasto dei prezzi, il tasto finanziario, allora lo la distruzione del cibo alla fonte o dei prodotti della Terra deve essere una realtà. Che la strumentalizzazione degli sprechi possa essere esasperata per raggiungere altri obbiettivi questo è bugia o malafede ma pura follia. Si parla di sprechi mentre dall’altro lato del mondo qualcuni starebbe comprando terreni per installare il fotovoltaico. Sottrarre cibo per produrre energia. Per questo dobbiamo risparmiare? nelle prossime righe la giornalista economica Emma Martin ci spiegherà cosa avrebbe pensato la UE in merito agli sprechi di cibo.

Foto di moerschy da Pixabay

Spreco alimentare: una sfida globale da affrontare insieme

Il crescente problema dello spreco alimentare si configura come una sfida globale, con implicazioni che vanno oltre il semplice spreco di risorse. La necessità di promuovere pratiche sostenibili e di implementare soluzioni innovative è più pressante che mai, non solo per mitigare l’impatto ambientale ma anche per affrontare le disparità sociali e stimolare l’efficienza energetica ed economica. Il fenomeno dello spreco alimentare, lungi dall’essere un problema circoscritto a singole nazioni, si manifesta come una sfida globale che riguarda ogni angolo del pianeta. In Italia, ad esempio, si è registrato un preoccupante incremento di cibo scartato: dai 75 grammi giornalieri per persona del 2022 si è passati a quasi 81 grammi nel 2023, secondo il Rapporto ‘Il caso Italia’ pubblicato dall’Osservatorio Waste Watcher International. Questo aumento non solo ha un impatto economico diretto sulle famiglie, con una spesa annua che sfiora i 290 euro per nucleo, ma solleva anche interrogativi urgenti sull’efficienza delle nostre abitudini di consumo legate sia all’alimentazione ed ad altre dimensioni quali utenze (come luce, gas, acqua, ecc.) o di altre risorse naturali.

Uno sguardo alle cifre: l’Italia e il mondo

L’analisi del problema in Italia offre uno spaccato di una questione ben più ampia e complessa, che si estende ben oltre i confini nazionali. In dettaglio, lo spreco alimentare nel Belpaese ha mostrato tendenze specifiche: maggiormente diffuso nelle aree urbane e tra le famiglie senza figli, evidenzia una correlazione diretta tra reddito disponibile e quantità di cibo sprecato. In particolare, i consumatori con minor potere d’acquisto risultano essere quelli che disperdono una percentuale maggiore di alimenti (+17%), un dato che pone riflessioni sulla qualità del cibo accessibile alle fasce più vulnerabili della popolazione.

Questa problematica non è isolata. Globalmente, circa un terzo del cibo prodotto viene sprecato, con un’impronta di carbonio che contribuisce in modo significativo al cambiamento climatico. Le cifre parlano chiaro: se lo spreco alimentare fosse un Paese, sarebbe il terzo maggiore emettitore di gas serra al mondo. Nonostante gli sforzi e le iniziative internazionali, come l’Obiettivo 12.3 dell’Agenda Onu che mira a dimezzare lo spreco alimentare entro il 2030, i progressi compiuti finora appaiono insufficienti.

La dimensione del problema è ulteriormente evidenziata dall’impatto ambientale e sociale dello spreco. Oltre a rappresentare un inutile consumo di risorse naturali, lo spreco alimentare contribuisce all’aumento della fame nel mondo. Mentre enormi quantità di cibo vengono gettate, circa 821 milioni di persone nel mondo soffrono di malnutrizione, secondo i dati delle Nazioni Unite. Questo paradosso sottolinea la necessità di un cambiamento radicale nel modo in cui produciamo, distribuiamo e consumiamo il cibo ed inoltre il consumo degli elettrodomestici influenza sulla nostra vita e sulle nostre bollette.

Foto di tomwieden da Pixabay

Verso soluzioni sostenibili e condivise

Il cammino verso la riduzione dello spreco alimentare richiede un impegno collettivo che coinvolga governi, imprese e singoli cittadini. Nel Regno Unito e in Cina, ad esempio, sono state adottate misure legislative e iniziative nazionali per affrontare il problema, dimostrando come un approccio proattivo possa portare a risultati tangibili. Tuttavia, per contrastare efficacemente questo fenomeno è fondamentale adottare una strategia olistica che comprenda:

La promozione di pratiche di consumo energetico responsabile tra i cittadini, attraverso campagne di sensibilizzazione e educazione.

L’adozione di politiche che incentivino la ridistribuzione degli alimenti invenduti a favore di enti di beneficenza e banche alimentari.

Il sostegno a tecnologie e soluzioni innovative che possano ridurre le perdite lungo la catena di approvvigionamento alimentare.

L’implementazione di politiche economiche che mirino a rendere più accessibili alimenti di qualità, riducendo così il rischio di deterioramento e spreco.

Ridurre lo spreco alimentare implica anche migliorare l’efficienza delle catene di approvvigionamento, dall’agricoltura alla tavola. In questo contesto, è essenziale incentivare le pratiche agricole sostenibili e supportare le piccole imprese nel migliorare l’accesso ai mercati. Ulteriori strategie possono includere lo sviluppo di imballaggi innovativi che prolunghino la durata di conservazione degli alimenti e l’ottimizzazione dei sistemi logistici per minimizzare le perdite durante il trasporto.

Foto di Paweł da Pixabay

La sfida dello spreco alimentare, con le sue implicazioni economiche, sociali e ambientali, richiede una risposta globale che tenga conto delle specificità locali. In questo contesto, l’Italia, con la sua storica attenzione alla qualità alimentare e alla sostenibilità, può giocare un ruolo chiave nel promuovere pratiche innovative e sostenibili. Allo stesso tempo, l’esperienza internazionale offre preziose lezioni su come affrontare in modo efficace questa problematica e creare dei legami con tutto il mondo per superare questa crisi e questo spreco.

In conclusione, ridurre lo spreco alimentare non è soltanto un obbligo etico verso le generazioni future, ma rappresenta anche un’opportunità per rafforzare i nostri sistemi alimentari, rendendoli più resilienti, sostenibili e giusti. Solo attraverso un impegno condiviso e azioni concrete sarà possibile affrontare con successo una delle sfide più urgenti del nostro tempo.

Fonte: https://www.tutto-energia.it/news/spreco-alimentare/

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Author: Goldfinger

Goldfinger è un giornalista specializzato in misteri, opinioni politiche, religione, etica e società ha uno stile talvolta piuttosto controverso nelle opinioni, diciamo che in genere è “ fuori dal coro”, fuori dagli schemi tradizionali