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Ultimamente anche le donne stanno finalmente recuperando alla massima velocità per quanto riguarda i ruoli impegnativi e rischiosi, carichi di adrenalina ai massimi livelli, ruoli da un certo punto di vista anche pericolosi, in questo caso al limite della velocità e delle sfide dei motori, alla guida delle più potenti supercar. Credo che in futuro potremo vedere anche qualche donna pilota salire sul podio dei vincitori nella futura Formula uno. Sarebbe una sorpresa forse, ma non nei nostri tempi in cui i ruoli delle donne non si fermano più alla casa, ma spaziano sempre più nei vari ambiti anche sportivi. La Formula uno, quella disciplina sportiva che da sempre è stata prerogativa esclusivamente maschile. Oggi le donne promettono bene, e devo dire che quando in genere “si mettono in testa di impegnarsi” e di superare certi limiti (anche particolarmente difficili ed impegnativi) spesso riescono a tenere testa a tanti uomini anche negli sport più pericolosi e particolarmente rischiosi, come ad esempio la Formula Uno o l’automobilismo in genere. E’ il caso di una ragazza olandese Maya Weug che da quanto riportato da una news ANSA sarebbe pronta a “partire in quinta” ovvero pronta a scrivere una nuova pagina nella storia del celebre bolide rosso, quello contraddistinto dall’ iconico cavallino rampante, la Ferrari, una vettura da corsa tutta italiana, fiore all’occhiello del genio del “Belpaese”. La sedicenne sarebbe la prima donna ad essere stata ammessa all’esclusiva Driver Accademy di Maranello.
Maya sarebbe riuscita a mettersi in evidenza più delle numerose rivali nel Camp finale di valutazione che si sarebbe svolto nel quartier generale a conclusione del programma FIA denominato “Girls on Track – Rising Stars”. In questo caso si tratterebbe di un’ importante iniziativa voluta dalla FIA Women in Motorsport Commission. L’iniziativa sopracitata avrebbe lo scopo di promozione dell’automobilismo femminile e di conseguenza sarebbe un valido supporto per i talenti con la maggiori qualità ma soltanto femminili. Una selezione a livello mondiale quindi con solamente quattro “assi del volante del gentil sesso” che sarebbero riuscite ad arrivare alla fase finale. Oltre la Weug sarebbe riuscita ad emergere anche la francese Dorian Pin seguita dalle brasiliane Antonella Bassani e Julia Ayoub. Queste future campionesse sarebbero riuscite a raggiungere la fase finale affrontando durissime prove per poter mettere in luce non solamente la velocità ma soprattutto il potenziale delle giovani promesse della velocità. Per quanto riguarda l’ olandese Maya avrebbe ereditato la passione per il motorsport dal padre e quindi sarebbe salita alla guida di un go-Kart in tenera età, a soli sette anni. Nel natale del 2011 avrebbe ricevuto in dono un kart tutto suo e da quel giorno la famiglia non sarebbe più riuscita a staccare la campionessa dalle competizioni in questo particolare settore che in genere si attesterebbe come il trampolino di lancio per le corse nei vari segmenti della competizione automobilistica nazionale ed internazionale.
ANSA: “Ricorderò questa giornata per sempre! Sono fuori di me dalla gioia per il fatto di diventare la prima pilota della Ferrari Academy – le parole di Maya – che mi fa capire che ho fatto bene a inseguire il mio sogno. Darò tutto per dimostrare a chi ha creduto in me che merito di indossare i colori della Academy”. Il Presidente della FIA, Jean Todt avrebbe affermato essere un momento davvero indimenticabile nella carriera della ragazza olandese. Un momento davvero particolare ma allo stesso tempo fondamentale nella storia delle rosse di Maranello e della Accademy Ferrari con lo scopo di scoprire ed addestrare nuovi, futuri ed intrepidi preparatissimi piloti di Formula Uno, veri e propri “cavalli rampanti” in sinergia con la velocità e la Ferrari.
ANSA: “È un momento fondamentale nella storia della Scuderia Ferrari e della sua Academy, nata nel 2009 per forgiare i futuri piloti di Formula 1 della nostra squadra – afferma il team principal, Mattia Binotto -. L’arrivo di Maya rappresenta un segno tangibile dell’ impegno della Scuderia per rendere il motorsport sempre più inclusivo”.