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FERRARI: IL CAVALLINO MINACCIATO di Goldfinger

LA SFIDA

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 ARTICOLO OFFERTO DA MG ENGINEERING DARFO BOARIO TERME BRESCIA

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Una notizia a mia opinione è come la luce che entra in un cristallo e ne esce un arcobaleno di colori. Spesso i media permettono il risalto solamente alcuni colori. Nel nostro caso non si tratta di permettere il risalto dei soliti colori, ma di permettere la visione anche di quei colori che in genere non sono molto piacevoli, quelli cui nessuno osa parlare per varie ragioni che non intendo in questo momento elencare. Oggi vi proporremo questo articolo economico che riguarda il settore dell’ automotive, proprio per il fatto che quando si parla di automobili di lusso, potenti, sportive, gli occhi dei bresciani inizino a brillare. La passione dei bresciani per le automobili è impressionante. Il territorio bresciano è da sempre la zona con la più alta concentrazione di veicoli storici ma anche di possessori di automobili sportive. Esistono due territori italiani in cui le automobili sono protagoniste, Brescia, per quanto riguarda la nascita delle gare automobilistiche migliori al mondo, e l’Emilia Romagna, che in fatto di motori è da sempre protagonista con la nascita di quello che sono le più belle e potenti automobili di tutti i tempi. Che l’Italia stia diventando rapidamente una sorta di protettorato probabilmente lo abbiamo intuito. La linea sembra proprio quella di annichilire l’italianità, l’ingegno italiano, la tradizione italiana, per dar spazio sempre maggiore a nazioni che di tradizione hanno ben poco. Considerando la passione bresciana per le automobili veloci, di lusso, parleremo di questo accadimento che lascia un po’ l’amaro in bocca e che ha un po’ il sapore della sfida. Nelle pianure dove corre da sempre il “cavallino rampante”,

Foto di S. Hermann & F. Richter da Pixabay

l’ Emilia, ecco arrivare nubi oscure e minacciose. Per spiegare l’ accadimento, prenderemo spunto da un quotidiano che ritengo ancora abbastanza credibile, “la Verità”. L’Emilia non è solamente patria delle rosse di Maranello ma anche di un uomo della politica piuttosto navigato, un politico che sparisce nel nulla ma ogni tanto riemerge, e quando riemerge “gatta ci cova”, Romano Prodi. Il politico emiliano avrebbe appoggiato un certo progetto che consisterebbe in una fabbrica di Hypercar proprio nella “pianura del cavallino rampante”. Stando a quanto sostengono i giornalisti de “la Verità”, vari uomini Ferrari avrebbero già “cambiato bandiera”. Un progetto quindi che sarà una vera e propria spina nel fianco per la Ferrari, un progetto tanto malvisto nella regione emiliana. Un progetto tanto caro al politico emiliano, ma di contro visto come il fumo negli occhi dagli emiliani. Si tratterebbe della promozione di una joint-venture “cino – americana” con lo scopo di produrre automobili di lusso del segmento hypercar, facendo concorrenza proprio alle “rosse di Maranello”. Il progetto, in verità più cinese che americano, servirebbe, si pensa, per sfruttare l’esperienza della motor valley italiana e quindi poter permettere ai cinesi di poter entrare e piedi pari nel mercato delle hypercar elettriche super lusso dal 2023. Un progetto discusso che proprio in queste ore starebbe provocando un ripensamento anche fra coloro che lo avrebbero inizialmente accolto con un certo entusiasmo, come il Governatore Bonaccini. A svelare il piano top secret sarebbe stato  Giancarlo Giorgetti dal Ministero dello sviluppo economico. Proprio Giorgetti avrebbe capito che il progetto punterebbe a reperire i fondi dal Pnrr (Piano Nazionale Ripresa e Resilienza) per l’idea dell’ elettrico applicato sull’ automotive. Cosa si teme da questo piano economico? Quale sarebbe la pericolosità? E’ molto semplice e credo che lo abbiate capito. Si tratta del lecito timore che qualcuno piuttosto di portare capitali e quindi puntare ad arricchire la nostra nazione, punti allo sfruttamento dell’esperienza italiana in

Foto di Toby Parsons da Pixabay

fatto di motori, design, consentendo ai cinesi, nel medio e lungo periodo, di divenire leader di mercato nel segmento delle Hypercar di lusso, togliendo di conseguenza lo scettro alla nostra italianissima Ferrari, fiore all’occhiello del settore automobilistico made in Italy. La Honqui S9 e la S7 quindi dovrebbero essere prodotti nella motor valley italiana, ma altri modelli susseguenti (e quì è la preoccupazione) al contrario verrebbero realizzati in Cina a Changehun nei pressi di Pechino, non certo in Italia. Una vera strategia “mordi e fuggi”. Mordi l’allocco e portagli via tutto. Proprio così. La scorsa settimana la Ferrari ha presentato le nuova 296 GTB, la prima nata della serie ibride a 6 cilindri. Nel contempo la Silk Faw avrebbe svelato la propria Hongqui S9 montante motore elettrico 8 cilindri e velocità massima 400 Km/h. Il fatto è che per la realizzazione di tale hypercar l’azienda cinese si sarebbe servita guarda guarda, di esperti come Amedeo Felisa ex amministratore delegato Ferrari, Roberto Fedeli, Carlo Della Casa e Davide Montosi. In un mercato privatizzato uno francamente può lavorare per chi desidera tuttavia non mi sembra una scelta molto leale per l’Italia. Questa sfida fra esperti di automobili sportive riporterebbe alle sfide fra costruttori di autovetture da corsa del periodo della 1000Miglia di velocità. In quel periodo remoto nacquero case automobilistiche assolutamente nuove, che proposero modelli molto performanti ed innovativi. In genere queste vetture, che poi sparirono non avendo saputo reggere le sfide di un mercato sempre più in evoluzione, vennero realizzate da aziende nate dall’esperienza automobilistica, conseguita da grandi meccanici di altrettanto grandi marchi automobilistici ma torniamo al progetto cinese. L’ ibrida del “dragone” da un paio di milioni di Euro fra l’altro avrebbe sostituito il proprio colore azzurro con il rosso, colore distintivo della Ferrari. Il colore a detta del designer Walter de Silva “significherebbe il punto di contatto culturale fra Italia e Cina”. Credo che una frase tanto ipocrita non sia mai stata pronunciata. Diciamo che anche questa volta potremmo essere di fronte al tentativo elegante sia erodere il mercato delle rosse di Maranello,

Foto di randomwinner da Pixabay

per lasciare sempre maggior spazio all’ azienda cinese. Magari in un futuro la Ferrari potrebbe divenire cinese per la gioia di economisti e politici davvero particolari? Beh staremo a vedere. Per il momento a mia opinione si tratterebbe di un tentativo puramente concorrenziale. Auspico che il progetto di avanzamento cinese in merito alla realizzazione di Hypercar  su territorio emiliano possa essere in qualche modo bloccato ed almeno per questa volta, l’Italia possa guadagnare terreno posizionandosi almeno qualche posizione avanti nel “Gran Premio”, quel GP economico che ultimamente ci vedrebbe davvero tanto indietro, anche per il fatto che certe politiche economiche, siano spesso guidate ed alimentate da uomini “atlantisti” italiani, che a mia modesta opinione remerebbero contro le eccellenze della propria nazione.

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Author: Goldfinger

Goldfinger è un giornalista specializzato in misteri, opinioni politiche, religione, etica e società ha uno stile talvolta piuttosto controverso nelle opinioni, diciamo che in genere è “ fuori dal coro”, fuori dagli schemi tradizionali