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Ormai è noto che l’Italia sia il “paese delle tasse” e delle imposte ma quello che è più grave sempre a mia opinione è il fatto che non veda alcune intenzione a cambiare direzione, a cambiare il destino del nostro bel paese che da sempre vive in una situazione debitoria quindi, legato ad un cappio tremendo e quindi ricattabile. Oggi prenderemo spunto da un articolo uscito sul celebre blog di Nicola Porro, un articolo che parla della tassazione destinata ai proprietari di seconde case. Non è la prima volta che scriviamo articoli su questo tema, anzi ricordo che recentemente pubblicammo un articolo finanziario su questa tematica dato che, già da un po’ di tempo si sarebbe iniziato a parlare di tasse destinate ai possessori di seconde case. A mia modesta opinione le tasse sono “prodotti” che visti da una certa angolazione sarebbero giuste se utilizzati per il bene della comunità, per offrire servizi migliori, dopotutto la nostra società vive sui servizi. Viaggiamo su strade asfaltate perché qualcuno le asfalta, abbiamo servizi idrici perché qualcuno li paga, abbiamo l’ energia elettrica in casa per il fatto che qualcuno ce la porta, abbiamo la salute pubblica (che molti paesi non hanno) perché qualcuno la paga. Potrei andare avanti all’infinito ad elencare servizi cui usufruiamo. In genere siamo sempre tentati nel dare tutto per scontato. Spesso non ci rendiamo conto di cosa significhi vivere in un certo modo. Ci accorgiamo come viviamo quando viaggiamo in altre nazioni che non posseggono i servizi che possediamo noi. In questo caso i nostri occhi magicamente si aprono ed iniziamo a ragionare.
Nonostante tutto in questo caso capiamo che forse in Italia si vive ancora bene. Quello che è una cosa ingiusta a mio parere è il fatto che i proventi dalle varie tassazioni vengano utilizzati spesso male ma non solamente. Quello che è ingiusto è anche il fatto che spesso alcuni aumenti della tassazione possano mettere a dura prova alcuni settori economici oppure siano spesi male. In questo caso alcuni aumenti di tasse riuscirebbero a mia opinione a produrre oggettive contrazioni di mercato che inevitabilmente riuscirebbero a ripercuotersi sull’economia reale, impoverendo di conseguenza la cittadinanza, creando disoccupazione e via dicendo. A mia opinione prima di decidere un’ eventuale aumento delle tasse o delle imposte sarebbe bene verificarne i pro ed i contro. Le tasse servono ma dall’altro canto, allo stesso tempo servirebbe anche una politica che si adoperi per facilitare la produzione di ricchezza, per fare in modo che nuove attività possano aprire e quindi possa aumentare in qualche modo il numero dei contribuenti. In questo caso lo stato per forza di cose incasserebbe nel lungo periodo più tasse, dato che nuove aziende inizierebbero a pagarle assommandosi alle attività già inserite nel tessuto economico nazionale. Purtroppo in Italia non è così, i soldi servono ma vanno presi a mia opinione in genere sempre dagli stessi, analizzando solamente un fattore: quanti soggetti farebbero parte della classe media, quanti della classe povera e quanti della classe ricca. Come sempre il numero maggiore è la classe media quindi è facile capire chi colpiranno eventuali aumenti di tasse. Non è passato un mese dall’annuncio di Draghi al senato quando nel discorso per la richiesta di fiducia, che il nuovo presidente del consiglio vide la necessità di muoversi in una graduale riduzione del carico fiscale quanto meno per quanto riguardi l’IRPEF. Il discorso risalirebbe al 17 febbraio. E’ un conto quello che pensa il Presidente del Consiglio ed un altro conto quanto pensi il Senato. Quest’ultimo nel recente 10 marzo sarebbe arrivato ad un accordo su un “testo base” di disegno di legge per quanto concerne la rigenerazione urbana. In questo caso sarebbe previsto un aumento di tasse che certamente non farà felici gli italiani, in particolar modo quelli più tartassati ed appartenenti alla solita classe media.
(dal blog di Nicola Porro) Dispone così l’articolo 20, comma 8, della proposta: “Al fine di promuovere il riutilizzo del patrimonio immobiliare esistente, nonché la maggiore efficienza, sicurezza e sostenibilità dello stesso, i comuni possono elevare, in modo progressivo, le aliquote dell’imposta municipale propria (Imu) previste sulle unità immobiliari o sugli edifici che risultino inutilizzati o incompiuti da oltre cinque anni; lo stesso possono fare le regioni con l’aliquota addizionale dell’imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef). L’aliquota può essere elevata fino ad un massimo dello 0,2 per cento, anche in deroga ai limiti previsti dall’articolo 1, commi 676 e 677, della legge 27 dicembre 2013, n. 147”.
Arrivati a questo punto è facile intuire, stando a quanto starebbe decidendo il Senato, che per poter migliorare il nostro patrimonio immobiliare in modo da renderlo più sostenibile e sicuro, sia necessario ancor auna volta massacrare di tasse gli italiani possessori di immobili che avessero case o appartamenti per varie ragioni sfitte, vuote, senza inquilino da oltre cinque anni. Come sempre il tutto sarebbe abbastanza “mascherato” dato che il testo conterrebbe anche una sorta di “contentino” di beneficio tributario come ad esempio il fatto che l’IMU in questo caso non sia prevista sugli immobili oggetto di rigenerazione urbana. In questo caso si tratterebbe di una riduzione momentanea legata ad interventi sull’immobile. A mia opinione è impensabile un aumento delle tasse in un momento tanto delicato come quello che staremmo vivendo. Sarebbe credo necessario comprendere, a monte, i motivi per i quali spesso non si cedano gli immobili in affitto e quindi procedere con leggi adeguate anche in questo senso.