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Con il passare del tempo sono mutate anche le abitudini e devo ammettere, molto rapidamente. Con questo non desidero esprimere un giudizio su quello che sia meglio, se il passato oppure il presente. Le due epoche certamente hanno ed hanno avuto risvolti negativi ma per certi versi anche positivi. Tante cose sono cambiate in poco più di mezzo secolo di storia. Anche le famiglie hanno dovuto cambiare il sistema educativo dei propri figli. Assieme a questo sono cambiate le abitudini anche in ambito lavorativo. Oggi nel bene e nel male il precariato è la normalità con tutte le difficoltà del caso, in un sistema ancora legato economicamente a delle ovvie certezze.
Lo scrittore un semplice cittadino nato e cresciuto in una modesta famiglia, il quale, dopo aver provato sulla propria pelle la fatica fisica del lavoro privato, come operaio, si trasferisce lontano dai suoi cari, per cercare altrove un’occupazione, ritrovandosi improvvisamente nel pubblico impiego a ricoprire l’incarico di docente di Informatica nella scuola superiore, seppur da precario. Il precariato │ la condizione lavorativa che non offre garanzie di continuità a quelle persone che, secondo la più classica soverchieria dell’usa e getta, vengono licenziate al termine dell’anno scolastico, per essere, forse, assunte nuovamente all’inizio di quello successivo. Lungi dal pensare che l’autore, da sempre dalla parte dei giovani, voglia imporre i suoi discorsi e i suoi modi di pensare come giusti e corretti, non intende obbligare il lettore ad essere pienamente d’accordo con lui, infatti, a tal fine, al suo racconto affianca la tecnica dell’intervista ad altre persone per far conoscere il loro punto di vista e le loro considerazioni, cercando anche di soddisfare il lettore che, se non con lui, dovrebbe riconoscersi quanto meno nelle risposte date dagli altri.