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TRAMA DEL LIBRO:
Una famiglia riunita per la cena attende la fine del mondo parlando di banalità. Un lavoratore coscienzioso viene colto da un malessere che lo conduce a morte apparente nell’orario di lavoro ma sparisce negli altri momenti della giornata. Un uomo solitario acquista una donna sintetica di cui s’innamora perdutamente, solo che il prodotto scade dopo sessanta giorni. Un vendicatore mascherato si presenta al tapino di turno per richiedere il pagamento della sua parte di debito nazionale. In attesa di parlare in pubblico, un politico famoso si dedica ad atti immondi e bieche sporcizie. Un giovane in viaggio per presentarsi al suo primo giorno di lavoro, viene colto da un attacco di diarrea e non sa come fare per liberarsi. Un poeta si scontra col duro mondo dell’editoria e della comunicazione, con esiti imprevedibili. Sono solo alcuni degli spunti contenuti in questa antologia. Con arguzia, una sconfinata ironia e un amore per il paradosso e il fantastico, Emanuele Verzotti ci mostra questo specchio impietoso della nostra realtà. Niente viene risparmiato: il mondo del lavoro, la burocrazia, la famiglia, la politica, l’amore, i riti dei mass media, i rapporti tra le persone.
TRAMA DEL LIBRO:
Racconti arditi, perché? Proviamo a spiegarlo: arditi per il fatto che prendono le mosse dagli incipit di alcuni capolavori della letteratura mondiale (Moby Dick, La Divina Commedia, I Promessi Sposi, Pinocchio e altri ancora), e senza timore da questi riprendono temi, atmosfere e personaggi. Arditi perché parlano di argomenti seri come la morte, la gloria, il tempo e i rapporti familiari tossici. Arditi perché tramite il racconto osano presentare personaggi e vicende drammatiche e beffarde. Otto arditi racconti è una lettura leggera consigliata a chi cerca una via di fuga dalla quotidianità. Un libro per leggere poco e pensare molto.
TRAMA DEL LIBRO:
“Siamo campi / che attendono / la pioggia / dopo la semina.” Ecco il potere delicato e impercettibile della poesia, sospesa tra la vibrazione della Parola e il silenzio. Le mie parole s’innesta con lievità e rispetto nell’equilibrio senza tempo tra queste due dimensioni. Molto è il detto, ancor più l’evocato. E nel gioco di pieni e vuoti della silloge s’inseguono con linguaggio semplice e immediato poesie d’amore, preghiere, e un vasto caleidoscopio di immagini e di emozioni colte “tra le crepe dell’asfalto”, o “nel fitto / di boschi sassosi”. Dall’io al noi, un canto libero, dallo stile lineare, per un lettore moderno desideroso di dedicare il proprio prezioso tempo su “parole corte / e lunghi silenzi”. Un filo di luce, partito dalla solitudine meditativa di un pendolare, di un fallito, di un viaggiatore, di un innamorato, di un credente carico di dubbi e di fragilità, rivolto alla coscienza di coloro che cercano conforto nella Parola. Un inno alla bellezza della vita, lo sguardo teso verso quel mistero che da sempre avvolge l’umano destino.
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