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Ormai è noto, la macchina del Green è in moto. Oggi i nostri lettori sono al corrente del fatto che noi non amiamo molto il Green. Non è per far sterile polemica ma non lo riteniamo una soluzione necessaria pur approvando il fatto di cercare di inquinare meno. Inquinare meno dovrebbe divenire una realtà a prescindere il fattore Green. Preferiamo sostenere le teorie controcorrente che sostengono il fatto che la modificazione climatica in essere, non dipenda completamente dal settore industriale, quindi dall’attività umana fine a se stessa se non in piccolissima percentuale. Il cambiamento climatico
in essere sarebbe dovuto a mio parere ad un ciclo di corsi e ricorsi tipici di un pianeta vivo e la storia lo dimostrerebbe. Un ciclo accentuato anche dal naturale spostamento dell’asse terrestre che si sarebbe spostato nel corso degli anni di circa 10 centimetri e che si prevede si sposterà ulteriormente fino a circa oltre i venti centimetri e noi non possiamo farci niente. Il Green così com’è concepito da coloro che dettano legge al vertice della piramide, sarebbe a mia opinione una strategia economica, dovuta al ristagno della maggior parte dei mercati, che avrebbero subìto negli anni un’ iperproduzione. L’iperproduzione rivolta ai pochi mercati occidentali (gli unici a poter comprare dato il benessere che li contraddistingue). L’iperproduzione industriale avrebbe portato ad una naturale stagnazione dei mercati stessi che produrrebbero oggi più della richiesta. Per ovviare a questo disequilibrio sarebbe forse sufficiente seguire una di queste tre strade: contrarre la produzione provocando di conseguenza disoccupazione, oppure convincere i popoli che sia necessario optare per mercati ecologicamente sostenibili e quindi, obbligare a tornare ad investire su prodotti nuovi, cambiare completamente i mercati con la conseguenza di nuove produzioni mirate a nuovi prodotti. Così facendo fino ad una prossima naturale stagnazione dei mercati l’industria riceverà un’ iniezione di ossigeno non da poco conto. Ci sarebbe una terza strada alternativa, ma con l’attuale sistema si direbbe impercorribile: arricchire gli stati poveri del terzo mondo. In questo caso nel lungo periodo il settore produttivo acquisirebbe nuovi consumatori nell’attesa che i mercati occidentali escano dalla saturazione dei propri mercati. Una strada tuttavia impercorribile dato il sistema attuale che prevede il depredamento degli stati del terzo mondo a scapito del libero scambio. Comunque sia il mercato del Green è ormai in moto quindi saremo spettatori di un’epoca nuova con la speranza che possa servire a qualcosa.
Vi presenteremo quindi un articolo davvero interessante scritto da Alessandro Spada. Laureato in Msc Finance Bocconi Alessandro Spada è attivo come professionista SEO e Growth Hacking. Entra in Papernest dopo esperienze in banca d’investimento e di consulenza M&A nel settore Energetico. (Introduzione di Goldfinger)
Il 5 luglio 2021 la Banca d’Italia ha presentato la “Carta degli Investimenti Sostenibili”, ovvero il documento in cui l’istituzione si impegna a “ribadire l’impegno per contribuire a uno sviluppo sostenibile” attraverso i propri investimenti. Bankitalia ha spesso rivendicato di essere stata una delle prime Banche Centrali ad aver inserito i principi di sostenibilità nei propri investimenti e questo non può che non essere un vanto per la Penisola. Ma ci dobbiamo porre una domanda: la Banca d’Italia è un’istituzione “illuminata” o ha solo implementato quello che cittadini e mercato richiedono da quasi 10 anni? Dalle ultime analisi, si è visto come,
Rischi Ambientali e la Pandemia
Come sottolineato più volte i rischi ambientali e la cattiva gestione delle risorse naturali mettono a repentaglio non solo l’ecosistema, ma anche la stessa stabilità del sistema economico e finanziario generando costi sia di breve che di lungo periodo. Lo abbiamo sperimentato sulla nostra pelle con la pandemia dove l’esternalità negativa, dovuta con tutta probabilità ad uno sfruttamento estremo della natura, ha destabilizzato fortemente l’economia globale facendo registrare decrementi del PIL a doppia cifra per diversi paesi ed un forte incremento del debito pubblico italiano che ha toccato ad aprile i 2.680 miliardi di euro.
Fonte: La Repubblica
Gli strascichi del Covid-19 saranno avvertiti per molto tempo dalle economie mondiali compromettendo tutte le stime di crescita pre-pandemia e ci vorranno diversi anni di investimenti nella “giusta direzione” per tornare ai livelli fisiologici dell’economia e limitare la comparsa di situazioni critiche anche in futuro.
Investimenti Italiani e gli scenari futuri
L’Italia grazie alla Carta degli investimenti sostenibili è pronta a mettere sul piatto circa 190 miliardi di euro derivanti dagli Investimenti del Portafoglio Finanziario e delle Riserve Valutarie, mentre rimangono ancora esclusi dalla Carta i circa 540 miliardi del Portafoglio di Politica Monetaria. Non pensiamo quindi sia solo una coincidenza che nel momento della ripartenza da una delle più grandi crisi che si ricordino Bankitalia, una delle istituzioni più importanti della Repubblica, pubblichi un documento in cui si impegna ad immettere nel mercato quasi 200 miliardi di euro per la sostenibilità e l’ambiente, ma pensiamo questo sia un primo segnale di un cambiamento profondo e strutturale per il nostro paese. Speriamo solo non sia già troppo tardi.
Fonte: https://www.prontobolletta.it/news/bankitalia-obiettivi-green