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IL PROBLEMA DELLA DISEGUAGLIANZA ALIMENTARE

IL CIBO: UNA DELLE FONTI PRIMARIE PER UNA VITA SANA, MA NON PER TUTTI

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Il cibo come diritto umano fondamentale

Dal 15 al 18 ottobre, presso la sede centrale della FAO a Roma, si è svolta la 4^     edizione del World Food Forum, il Forum Mondiale sull’Alimentazione, il più grande raduno annuale di leader del settore, studenti, agricoltori, imprenditori ed esperti dei sistemi agroalimentari che, all’insegna dello slogan Buon cibo per tutti, per oggi e per domani” si sono confrontati, mediante workshop e tavole rotonde, nell’intento di escogitare innovative e concrete soluzioni alle crisi alimentari e climatiche del mondo. In seno a tale iniziativa, anche quest’anno si è celebrato il World Food Day, la Giornata Mondiale dell’Alimentazione (GMA), istituita dai Paesi membri della FAO nel novembre 1979 e da allora commemorata, da oltre 150 Paesi nel mondo, il 16 ottobre di ogni anno, in occasione dell’anniversario della fondazione FAO.

Il tema dell’edizione 2024 verte sull’importanza del cibo come diritto umano ed esigenza primaria della persona. “Diritto al cibo per una vita e un futuro migliori” è lo slogan di questa 45^ campagna che tende a sensibilizzare l’opinione pubblica di tutto il mondo circa la necessità, per ogni essere umano, di avere accesso al cibo come fonte di nutrimento. Senonchè, parlare di cibo con riferimento alla dimensione socio-culturale intrinseca all’atto di nutrirsi, mette in evidenza l’esigenza, ai fini di una sana ed equilibrata nutrizione, di accedere ad una varietà di prodotti alimentari nutrienti, a buon mercato e sostenibili, in modo da poter raggiungere una certa sicurezza alimentare e garantire a tutti un’alimentazione corretta.

Foto di Анна da Pixabay

Certo è che per ottenere alimenti nutrienti a lungo termine sono necessari ecosistemi sani. Purtroppo, nei Paesi più vulnerabili, gli attuali sistemi agroalimentari sono dissestati oltrechè da disordini civili e politici, conflitti armati, crisi economiche e diseguaglianze sociali- anche da shock climatici e ricorrenti catastrofi naturali, per cui  non forniscono alimenti nutrienti a lungo termine: larga parte della popolazione, soffrendo di deficienze proteiche, caloriche e vitaminiche, deve far ricorso ad aiuti alimentari d’emergenza o morire per scarsità di cibo. Chi soffre a causa della fame e della malnutrizione sono soprattutto le popolazioni delle aree rurali del pianeta: piccoli proprietari terrieri, contadini, pescatori e pastori che, dovendo la loro sopravvivenza al libero accesso alle risorse naturali ed economiche del contesto in cui vivono, incontrano ostacoli, sia nella vendita dei loro prodotti sui mercati locali, sia – peggio ancora- nell’utilizzo di determinati appezzamenti di terreno a causa di catastrofi naturali, carestie, infestazioni da parassiti e tossine. Ed è proprio a costoro che si è rivolto Papa Francesco, con un messaggio letto a suo nome da Monsignor Chica Arellano, durante la cerimonia di apertura al Forum Mondiale sull’Alimentazione. Sollecitando la disponibilità governativa dei singoli Paesi ad “ascoltare le richieste di coloro che si trovano in fondo alla filiera alimentare, come i piccoli agricoltori, e dei gruppi sociali intermedi, come la famiglia, che sono direttamente coinvolti nell’alimentazione delle persone” il Santo Padre ritiene possibile accelerare e rendere più proficue le azioni da porre in essere per far sì che si renda accessibile una maggiore quantità di alimenti diversificati, nutrienti e sicuri: solo con il recupero dei terreni precedentemente sottratti alle popolazioni autoctone da parte dell’industria e la loro riconsegna nelle mani della piccola agricoltura a gestione familiare, sarebbe plausibile trovare soluzioni soddisfacenti ai problemi dell’accessibilità al cibo e dell’equa distribuzione delle risorse. Ciò consentirebbe di mantenere le capacità produttive della terra, proteggendone la biodiversità, oltrechè adeguati livelli di nutrizione e reddito per le popolazioni.

Un mondo diviso a metà

A fronte di una cronica mancanza di cibo e una persistente situazione di denutrizione (malnutrizione per difetto) nelle zone più fragili del mondo, ce ne sono altre che presentano gravi problemi di sovrappeso e obesità (malnutrizione per eccesso).

Pertanto, paradossalmente, accanto ad oltre 3 miliardi di persone  nel mondo che soffrono la fame o non hanno accesso regolare a quantità sufficienti di cibo nutriente, ce ne sono oltre  2 miliardi  assillati dal problema opposto: sovralimentazione, eccesso ponderale e obesità, che rappresenta oggi il più comune disordine nutrizionale dell’opulento mondo occidentale, conseguenti a stili di vita scorretti, inconsapevoli scelte alimentari, alimentazione in eccesso dovuta anche all’ampiezza dell’offerta.

Si assiste così ad un’allarmante situazione speculare: da una parte, un’infinità di persone deve ricorrere a banche alimentari o scorte alimentari d’emergenza; dall’altra, un’altrettanto considerevole quantità di persone, incarnando impropri comportamenti alimentari, dovuti al consumo abituale di prodotti ad alta densità calorica, deve ricorrere a speciali programmi terapeutici, diete ipocaloriche o interventi bariatrici.

Rispetto a questa disomogenea, ingiusta e preoccupante dicotomia c’è la necessità di promuovere, soprattutto tra i giovani, attività dedicate al problema dell’alimentazione come diritto e impegno sociale di portata planetaria.

Foto di vermaruchir da Pixabay

Il doloroso flagello della fame, della sottonutrizione e della miseria può essere sconfitto solo ricercando soluzioni a lungo termine affinchè il cibo divenga un diritto per tutti: ogni essere umano deve godere del fondamentale diritto di non soffrire la fame, considerata come una grave violazione della dignità umana e un ostacolo al progresso sociale, politico ed economico. Da qui, la necessità di un’azione coerente ed efficace a livello locale, nazionale e internazionale finalizzata a tutelare, non solo il benessere globale degli individui, ma anche l’accesso adeguato ai beni di prima necessità. Favorire il ripristino dell’ecosistema e delineare un adeguato programma alimentare “per una vita e un futuro migliori” da destinare a tutti, rappresenta una delle sfide più urgenti  del nostro tempo.

Si tratta, pertanto, di riprogrammare il nostro modo di vivere, adattarsi a nuove realtà,  adottare sistemi alimentari equi e sostenibili, ma anche promuovere ondate di solidarietà e attivismo in un ambito così fondamentale per l’umanità come quello agroalimentare. 

Il cibo come impegno sociale

Quanto al problema della lotta contro le patologie tipiche delle cosiddette società del benessere, la soluzione può essere ricercata in una sempre più proficua sorveglianza nutrizionale mediante l’acquisizione di una buona conoscenza, sia di ciò che si mangia, sia dei prodotti maggiormente consumati in una società, come quella attuale, nella quale i comportamenti alimentari sono generalmente dettati, più dalla gratificazione del cibo e dal consumo facile, che da corrette risposte nutrizionali. A seguito della sempre più crescente consuetudine di trasformare il cibo, da fonte di nutrimento a mera merce con cui incrementare investimenti e guadagni privati, si tratta, innanzitutto, di fornire ai consumatori le informazioni necessarie per una maggiore e più approfondita conoscenza in materia di nutrizione individuando le sostanze nutrienti necessarie a mantenere un buono stato di salute; successivamente, di delineare regole di condotta e buone pratiche alimentari che consentano di adottare uno stile di vita sano. Il significato sociale del nutrirsi richiede la formazione di un cittadino attento, consapevole, attivo, capace di padroneggiare e orientare responsabilmente la propria vita verso un futuro di benessere alimentare, sia per sé che per la collettività, rafforzando il concetto di prevenzione.

Perdite e sprechi che affamano il mondo

Particolare attenzione dovrà essere riservata all’acquisto e all’utilizzazione degli alimenti, perchè negli ambienti più urbanizzati ed economicamente avanzati è frequente assistere allo spreco insensato di enormi risorse alimentari che vengono sperperate e gettate nei cassonetti da famiglie, dettaglianti o ristoratori. Inoltre, l’uso ampio e incondizionato dell’agricoltura di tipo industriale che avvelena terra e aria, non fa che esacerbare i cambiamenti climatici già in corso e concorrere alle perdite, a causa delle tecniche adottate dall’industria durante la catena di produzione, preparazione, raffinazione e conservazione dei prodotti alimentari stessi.

Eppure, già 8 anni fa era entrata in vigore una norma, la L.166/2016, che oltre a regolare la donazione e distribuzione gratuita di generi alimentari e farmaceutici a fini di solidarietà sociale, prevedeva anche la riduzione degli sperperi. E nel 2019 l’ONU aveva promosso un’ulteriore iniziativa: la “Giornata Internazionale di Consapevolezza sulle perdite e sprechi alimentari”, da celebrare il 29 settembre di ogni anno, quale occasione di ulteriore riflessione e invito alla sensibilizzazione su un tema di spessore sociale e umanitario all’interno del più generale provvedimento di salvaguardia del futuro del Pianeta. Ma meritano di essere ricordati, più recentemente, anche il “Patto sul Futuro”, sottoscritto dall’ONU il 22 settembre 2023 e il “Summit del futuro” che si è svolto a New York il 22 e 23 settembre di quest’anno nell’intento di rafforzare la cooperazione internazionale e adottare il Patto. Sono 56 le azioni individuate dalle Nazioni Unite che i leader mondiali si sono impegnati ad affontare. Esse riguardano un’ampia gamma di temi (sviluppo sostenibile, cambiamento climatico, pace e sicurezza, cooperazione digitale, diritti umani, genere, giovani e generazioni future, trasformazione della governance globale) e fanno riferimento, in particolare, agli obiettivi 12 e 13 dettati all’Agenda ONU 2030.

Adottata dall’Assemblea Generale dell’ONU nel 2015, l’Agenda fissa in 17 punti gli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile da perseguire e raggiungere sul piano ambientale, economico, sociale e istituzionale entro il 2030. Si tratta di obiettivi tesi, non solo a porre termine alla povertà, a lottare contro l‘ineguaglianza, ad affrontare i cambiamenti climatici, a salvaguardare l’ambiente e le risorse naturali, ma anche a costruire società pacifiche che rispettino i diritti fondamentali delle persone: la finalità di uno sviluppo sostenibile è permettere a tutti gli esseri umani di disporre di una buona qualità di vita entro i limiti ecologici del nostro pianeta, oggi e in futuro, con obiettivi che riguardino anche la scelta di modi di vivere rispettosi dei diritti.

Da qui, un unico e universale imperativo categorico: ridurre al minimo le perdite, combattere lo spreco di cibo e limitarne il consumo all’essenziale, ossia in misura sufficiente ed equilibrata. Non si tratta semplicemente di un problema etico: perdite e sprechi determinano effetti devastanti anche sul piano economico e ambientale, perchè oltre al cibo perso o sciupato, vengono disperse anche le risorse utilizzate per produrlo -acqua, terra, energia, lavoro, finanze- con un conseguente impatto negativo sulla disponibilità degli alimenti, sulla loro sicurezza e i loro costi, sul dispendio energetico e lo smaltimento dei rifiuti che concorrono alle emissioni di gas e alla perdita di biodiversità.

 

Foto di Dimitris Vetsikas da Pixabay

Cambiare si può

Certo è che cambiare le nostre abitudini alimentari a partire dal risparmio del cibo e dalla trasformazione del modo in cui lo produciamo, lo distribuiamo e consumiamo, rappresenta un impegno coraggioso ma necessario, perchè gioca un ruolo fondamentale nel perseguire l’obiettivo di un mondo a Fame Zero. E’ questo il traguardo che ci si prefigge di raggiungere per poter accelerare i progressi sull’Agenda 2030. Ne discende la necessità, a livello locale e globale, di affidarsi all’adozione di approcci integrati in modo da accelerare e rendere più proficue le azioni da porre in campo per ottimizzare l’uso del cibo che produciamo.

E’ così che si è espresso il Direttore Generale della FAO, Qu Dongyu, nel suo discorso alla cerimonia di apertura del Forum Mondiale sull’Alimentazione. Considerando il cibo come un diritto personale imprescindibile, ha sottolineato la necessità di un accesso universale ad alimenti sufficientemente vari, nutrienti, convenienti e sicuri, e  confidando nella cooperazione governativa, ha sollecitato un rinnovato impegno per “costruire sistemi agroalimentari più efficienti, più inclusivi, più resilienti e più sostenibili che possano nutrire il mondo“.

Poi rivolgendosi ai giovani, li ha invitati ad esplicitare l’intrinseca energia che li anima ed essere intrepidi, decisi, lungimiranti e uniti nella coraggiosa promessa di azzerare l’annoso problema della fame apportando soluzioni innovative per garantire a tutti “una vita e un futuro migliori”.

Risolvere definitivamente la piaga dell’insicurezza alimentare e della malnutrizione globale non è una sfida semplice, ma il coinvolgimento, l’emancipazione e l’impegno sistematico e strutturato dei giovani nella trasformazione dei sistemi agroalimentari diventa essenziale per aumentare la consapevolezza generale sull’urgenza del problema e diffondere di modelli di comportamento critici e responsabili nei confronti dei veleni della modernità.

 

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Author: Angela Gadducci

Angela Gadducci è una professoressa con incarico articoli per la sezione etica e società ma anche storia e cultura. Già Dirigente scolastica e Coordinatrice di Attività di Ricerca didattica presso le Università di Pisa e Firenze, è autrice di articoli e libri di politica scolastica. Significative le sue collaborazioni con le riviste Scuola italiana Moderna, Scuola 7, Continuità e Scuola, Rassegna dell’Istruzione, Opinioni Nuove, Il Mondo SMCE.