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Introduzione di GM
Chi l’avrebbe mai detto vero? Chi avrebbe mai pensato che il mercato dell’automobile potesse mettere in scacco non pochi stati occidentali? Un vecchio adagio sostiene che ascoltare le sirene porti sempre a problematiche nefaste. Chi avrebbe mai detto che un colosso dell’ automotive come Volkswagen si facesse incantare dal canto delle sirene kazare senza farsi incatenare al pennone della barca, come astutamente fece Ulisse? E si che l’antica Grecia dovrebbe aver insegnato qualcosa ai posteri. Probabilmente l’antica Grecia non è riuscita pienamente a insegnare la saggezza oppure, la malafede che oggi serpeggia in ambito politico e industriale, sarebbe riuscita ad avere la meglio sui colossi dell’ automotive come il noto brand teutonico. Potrebbe essere anche un gioco subdolo per mandare in stallo la produttività e innescare una forte crisi globale e di conseguenza il malcontento. In questo caso il mondo sarebbe stato preso fra due fuochi e messo ancora una volta in scacco.
Scacco matto al mondo?
Qualora i cittadini avessero acquistato le vetture elettriche il NWO avrebbe visto un’accelerazione verso il compimento. Qualora i cittadini fossero stati ostici a questo tipo di veicoli (come in realtà è stato) la catastrofe economica avrebbe portato ad un tale disagio da scatenare nel breve periodo una sorta di malcontento dovuta a una possibile crisi globale o peggio di rivolte sociali, che in questo caso sarebbero state cavalcate abilmente dai registi del NWO che, con la scusa di militarizzare le nazioni interessate, ovviamente per una questione di sicurezza sociale, avrebbero portato alla conclusione del progetto NWO.
Il risultato in questo caso sarebbe il medesimo: la dittatura conclamata, la militarizzazione, le imposizioni scellerate verso i cittadini portando al compimento del progetto. Auspico che in questa fase del possibile “piano B” ordito dalla sala regia del NWO la cittadinanza non abbocchi e quindi non si tradisca con un’azione violenta.
La tanto criticata Italia che sembrerebbe “ingessata” di fronte ai soprusi del nuovo sistema, sarebbe forse la più saggia per il fatto, che con la propria indolenza, starebbe evitando (forse inconsapevolmente) di cadere ancora più rapidamente del previsto nelle fauci del mostro.
Dopotutto penso che fra non molti giorni le elezioni americane potranno venirci in soccorso, sempre che ad insediarsi alla Casa Bianca come auspico e come i sondaggi confermerebbero, fosse Donald Trump. Non che mi fidi degli uomini. Ho imparato nella vita che non esistano uomini di cui ci si debba fidare fino in fondo. Tuttavia il Tycoon americano sembrerebbe possedere gli strumenti e gli interessi economici da rallentare l’attuazione completa del Nuovo Ordine Mondiale come concepito dalle mafie kazare.
Musk e la politica del poker
Sappiamo fra l’altro da un titolo uscito sul quotidiano “La Verità” del 26 ottobre, che il Wall Street Journal avrebbe affermato che Musk avrebbe avuto dei contatti regolari con Putin. La Russia dal canto suo conferma che i contatti ci siano stati ma solamente per dialoghi sulla tecnologia di cui Musk è certamente un esperto. Tuttavia guardando lo scacchiere mondiale in questo momento, noto che Musk probabilmente starebbe scoprendo le carte. Devo ammettere che il Patron di Tesla non mi avesse convinto poi tanto negli ultimi mesi. E’ evidente che al contrario avesse nascosto molto bene le proprie possibili intenzioni e bene avrebbe fatto, dato che le elezioni americane erano ancora piuttosto lontane. Musk starebbe dimostrando d’essere un abilissimo giocatore di poker. Oggi in un periodo elettorale americano alle porte ecco che esce la notizia dei dialoghi di Musk con la Russia. A quanto pare Musk avrebbe scoperto le carte al momento opportuno offrendo una speranza in più per quanto riguarda l’elezione di Trump.
Da quanto leggemmo tempo fa su un quotidiano, Musk potrebbe entrare a far parte del Team governativo di Trump. Devo ammettere che se l’intenzione di Musk fosse stata come penso mascherarsi fino al periodo preelettorale, ci sia ben riuscito. Questa strategia dimostrerebbe un’astuzia senza pari, come pure l’aver finanziato (da un altro articolo letto in passato) sia Trump che gli avversari per una cifra molto vicina. Questa strategia avrebbe lasciato intendere una certa neutralità senza permettere di scoprire le carte se non al momento opportuno.
Il futuro
Cosa ci riserva il futuro non sono certo io a doverlo dire. Non sono un indovino con certezza non posso conoscere il futuro. posso comunque fare delle previsioni alla luce degli eventi. Leggendo tuttavia i fatti potrei affermare che tutto starebbe andando per il verso giusto. Se Trump riuscisse a vincere le elezioni le mafie kazare subirebbero un rallentamento anche per il fatto che in futuro potremmo assistere alla de – dollarizzazione mondiale con una prevalenza dei Brics. Molti stati anche occidentali inizierebbero a richiedere l’entrata nel neonato club. A proposito sembra che l’Austria stia interessandosi un po’ troppo alla nuova valuta.
In questo caso una catastrofe economica si abbatterebbe sulle tre aziende della super finanza mondiale gestita dai kazari: Blackrock, Vanguard e State Street. Questo scenario vedrebbe le tre potentissime aziende che oggi monopolizzano le multinazionali di tutto il mondo rasentare il fallimento o magari fallire, portandosi dietro le proprie affiliate. Il cambiamento di sistema oggi si starebbe sentendo in un contesto macro economico. Nel nostro contesto micro economico si inizierebbe a sentirne la ripercussione positiva a posteriori, sempre che tutto avvenga come previsto.
Il bipolarismo e i possibili rischi futuri
In questo caso saremmo di fronte alla morte del monopolio angloamericano. Il monopolio reca sempre una certa puzza di dittatura. In regime di monopolio si tenderà sempre a sfruttare il potere a proprio vantaggio. Con la caduta del muro di Berlino, lo scettro del potere sarebbe stato ceduto all’America a vantaggio di coloro che la comandano per i propri interessi.
Creando un nuovo bipolarismo il potere sarà certamente più equilibrato essendo spalmato su più poli. Ora tuttavia, se avvenisse quanto abbiamo pronosticato, si dovrà stare molto ben attenti a non creare un nuovo monopolio.
Per scongiurare un nuovo sistema monopolista peggiore del primo, si dovrà prestare attenzione a mantenere il bipolarismo e quindi permettere all’America (l’occidente) di ritagliarsi una propria fetta di potere. Meglio ancora sarebbe un tripolarismo per mantenere ancora più saldo il sistema democratico e qui potrebbe esserci la Cina.
L’errore sarebbe tirare troppo la corda e creare quindi un nuovo monopolarismo. In questo caso col tempo potremmo assistere ad una nuova caduta del mondo “dalla padella nelle braci” per il fatto che il NWO oggi ha già costruito in parte i propri pilastri che non saranno certamente smantellati. Un nuovo monopolarismo potrebbe tuttavia completarli e terminare il progetto del NWO che potrebbe portare al tanto agognato governo mondiale con tutto quello che dopo questo catastrofico evento certamente avverrebbe. Nelle prossime righe da un articolo della giornalista economica Paola Menghetti cercheremo di comprendere la crisi della VW e le possibili conseguenze anche sugli altri settori dell’economia.
“La Crisi di Volkswagen: travolge la catena produttiva dell’auto”
La crisi che Volkswagen sta attraversando rappresenta un terremoto per il settore automobilistico globale. Non si tratta solo di una battuta d’arresto per uno dei marchi più iconici al mondo, ma di un evento capace di scuotere l’intera catena produttiva dell’automobile. Volkswagen, infatti, è una delle aziende che più influenza il mercato e qualsiasi problema interno finisce per ripercuotersi a cascata su fornitori, distributori, concessionari e clienti finali. La crisi è emersa in seguito a diversi problemi: dallo scandalo sulle emissioni al recente rallentamento della produzione dovuto alla carenza di componenti essenziali, fino alle nuove sfide legate alla transizione elettrica. Questo “effetto domino” sta generando ritardi e incertezze in tutto il settore. I concessionari, sono costretti a fare i conti con un numero limitato di veicoli, trovandosi in difficoltà nel soddisfare la domanda dei clienti. Le ripercussioni si vedono anche nella logistica: il minor volume di produzione comporta minori spostamenti di merci e un drastico rallentamento dell’intera filiera. In definitiva, l’ecosistema automobilistico mondiale sembra subire un contraccolpo significativo, mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro e la stabilità di numerose aziende del settore.
Componentistica: un nodo cruciale nella crisi Volkswagen
Uno degli aspetti più delicati della crisi Volkswagen riguarda la componentistica, un settore già sotto pressione a causa della crisi globale delle materie prime e della carenza di microchip. Volkswagen, come molte altre case automobilistiche, si affida a una vasta rete di fornitori di componenti elettronici, meccanici e di alta precisione. La situazione attuale sta creando una serie di problemi che rischiano di compromettere la produzione e la disponibilità di nuovi modelli sul mercato. La carenza di componenti essenziali, come semiconduttori, ha costretto Volkswagen a rallentare o fermare la produzione in alcuni dei suoi stabilimenti. Questo stop ha colpito non solo i modelli più avanzati ma anche i veicoli tradizionali. La mancanza di materiali chiave ha fatto crescere i costi di produzione, un impatto che alla fine verrà trasferito sui prezzi finali delle auto. Inoltre, i fornitori di componenti, spesso specializzati e strettamente integrati nella catena produttiva di Volkswagen, stanno subendo ingenti perdite, poiché il calo della produzione ha ridotto le loro entrate. La situazione attuale mette in luce la vulnerabilità della catena di approvvigionamento automobilistica, evidenziando quanto sia fragile e dipendente da una serie di fattori, tra cui la capacità di gestire le scorte, l’efficienza logistica e la collaborazione tra aziende. La crisi Volkswagen sta quindi aprendo un dibattito sulle strategie future della produzione automobilistica, sollecitando riflessioni sul tema dell’autosufficienza e della diversificazione dei fornitori.
Manutenzione e Assistenza: quali saranno gli effetti della crisi
L’impatto della crisi Volkswagen non si limita solo alla produzione e alla componentistica, ma si estende anche al settore della manutenzione e dell’assistenza post-vendita. La difficoltà nel reperire pezzi di ricambio, unita all’aumento dei costi dei componenti, si traduce in ritardi nelle riparazioni e in un incremento dei prezzi per gli automobilisti. I centri di assistenza, già messi alla prova dalla crescente domanda di servizi di manutenzione, ora si trovano a dover gestire una situazione ancora più complicata. Gli automobilisti che possiedono veicoli Volkswagen potrebbero quindi affrontare tempi di attesa più lunghi per le riparazioni, con la possibilità di dover rinunciare temporaneamente alla propria auto. La mancanza di alcuni pezzi di ricambio, come i sensori elettronici e le centraline, sta già creando difficoltà nelle operazioni di manutenzione ordinaria e straordinaria. Questo scenario rischia di provocare un aumento dei costi di assistenza, poiché i componenti più difficili da trovare diventano inevitabilmente più costosi. Inoltre, le officine specializzate in manutenzione Volkswagen potrebbero vedere ridursi la propria attività a causa dell’impossibilità di completare i lavori nei tempi previsti.
A lungo termine, la crisi Volkswagen potrebbe portare a un ripensamento delle strategie di manutenzione e assistenza. Potremmo assistere a un maggiore interesse per la manutenzione predittiva e all’utilizzo di tecnologie innovative per anticipare i guasti, riducendo così la dipendenza dalla disponibilità immediata dei ricambi. Tuttavia, in questo momento, il quadro generale appare difficile e incerto, con la necessità di trovare soluzioni rapide per minimizzare l’impatto su clienti e operatori del settore.
Fonte: https://www.misterworker.com/it/
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