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CARBURANTI DA RISCALDAMENTO ALLE STELLE

DISASTRI ECONOMICI

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ARTICOLO OFFERTO DA FEDERICI DARIO RODENGO SAIANO BRESCIA

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Che esistano poteri occulti che lavorino per la distruzione della classe media non è una novità, tuttavia pochi sono disposti a crederci. Questo progetto i cittadini dotati di più intuizione lo possono notare nella costante erosione dei risparmi degli italiani. I primi a farsi sentire in questa subdola strategia sarebbero i prezzi dei carburanti e dell’energia. Qualora aumentassero i costi dei carburanti inizierebbe un vero e proprio effetto domino su tutti gli altri prodotti. L’aumento dei prezzi a cui abbiamo assistito negli ultimi mesi sono davvero preoccupanti. In mezzo secolo devo dire di non essere mai stato triste protagonista di aumenti tanto copiosi quanto rapidi, neppure quando l’Italia era considerata una nazione a rischio (che a rischio non era per nulla). 

Foto di Pexels da Pixabay

L’autunno bussa alla porta. La pace dei prezzi riguardo al metano sta per terminare. Abbiamo avuto solamente una pausa estiva che ci ha fatto un po’ scordare i prezzi del riscaldamento e le bollette “impazzite” dello scorso inverno. Il metano essendo stato recentemente quotato in borsa è divenuto molto suscettibile agli investimenti ed alla richiesta di mercato. Se la richiesta aumenta i prezzi vedranno un aumento anche notevole, se la richiesta cala, come avvienene in estate, i prezzi del gas naturale subiranno una contrazione. Questa è la legge del mercato. Quando le famiglie dovranno iniziare a riscaldare le proprie abitazioni certamente inizierà la lievitazione dei prezzi, a causa dell’aumento della richiesta del prodotto.

Foto di Didier da Pixabay

Fino a pochi anni fa il prezzo dei vari prodotti poteva dirsi anche abbastanza stabile, ma da un paio d’anni i costi dei carburanti sarebbero divenuti piuttosto imprevedibili. Le cause? Beh sono molteplici a partire dal conflitto ucraino che ha scatenato di conseguenza una serie di sanzioni occidentali contro il maggior fornitore di metano (la Russia), che da anni ha rifornito l’Europa, ma a mia modesta opinione, quanto avrebbe esasperato molto l’andamento dei prezzi al rialzo sarebbero state le follie ambientaliste. Per capirci meglio la transizione ecologica. Così facendo il sistema ha evidentemente sperato di condurre la popolazione verso la formazione di una “bolla parallela” che evidentemente non si sarebbe mai formata con gli effetti sperati, ovvero il passaggio massivo al fotovoltaico ed al sistema green. E’ evidente che i registi del sistema abbiano fatto male i conti. Per cambiare rotta sono necessari copiosi investimenti nel lungo periodo. Di contro la maggior parte della popolazione italiana starebbe subendo attacchi da tutti i fronti, a partire dall’inflazione galoppante agli stipendi esageratamente sottostimati. Questo particolare finanziario che giocherebbe al ribasso, avrebbe impedito appieno il passaggio dal combustibile fossile a quello “ecologico”. Dopotutto se il denaro alimenta i conti correnti allora si può pensare di investirlo ma se i conti correnti sono vuoti in genere le spese si cerca di contrarle. Lo stesso processo sarebbe stato valido anche per le costosissime autovetture elettriche. Tornando al riscaldamento abbiamo anche visto crescere esageratamente i prezzi dei combustibili cpmpreso quelli delle biomasse come ad esempio il pellet. Il pellet, biomassa alternativa al metano che da anni avrebbe permesso un buon risparmio, riscaldando l’ambiente in modo naturale, spesso smaltendo gli scarti delle falegnamerie. Il pellet dall’entrata in scena della pandemia avrebbe visto rialzi di prezzo da meno di 5 Euro a sacco da 15 KG, a 10/15 Euro a sacco, per poi essestarsi quest’estate a 5,90/6 Euro a sacco, a fine settembre, per ricominciare la scalata al rialzo nel mese di ottobre in cui avrebbe già superato i 6 Euro a sacco con previsione di arrivare a sfiorare i 10 Euro (e si prevede superarli) in pieno inverno. Tutto starebbe alla richiesta del prodotto ma anche ad altri fattori economici.

A provocare questi rialzi sembrerebbe essere stata anche la scarsità di prodotto a causa del recente conflitto ucraino unito al calo dell’export da parte dei produttori del nord Europa. Saremmo quindi di fronte ad una dinamica che in Italia determinerebbe un calo del prodotto destinato al consumo del 20/25%. L’Italia in fatto di produzione di pellet conterebbe solamente circa un 25/30% per cento del pellet presente sul proprio mercato. Troppo poco per arginare e contenere il prezzo di una massiccia richiesta del mercato interno. La legna tuttavia avrebbe subito aumenti di prezzo ma di circa il 20/25 per cento assestandosi oggi il prodotto maggiormente conveniente per il riscaldamento delle abitazioni. Per la legna tuttavia è necessario avere lo spazio per poterla stoccare. Con il pellet questa problematica è superata, inoltre la legna sporca di più ma questo fattore è superabile con qualche pulizia in più durante l’ inverno. Oggi abbiamo stufe a legna ed inserti per caminetti termoventilati che offrono consumi anche di 3 KG all’ora per arrivare alle stufe ollari ancor più parche nei consumi ma più costose nell’acquisto e nell’istallazione.

I prezzi del metano

Se il vostro impianto di riscaldamento fosse alimentato a metano ARERA avrebbe annunciato un aumento dei prezzi del gas naturale di circa il 46%. Un appartamento di 100 MQ vedrà una bolletta aumentata del 62% con una spesa di 1479 Euro per un inverno. Nel caso utilizzaste il vecchio gasolio stando ai calcoli di ARERA dovrete prepararvi ad affrontare una spesa di 2039 Euro/anno. Un aumento quindi del 49% in più rispetto allo scorso inverno. Prepariamoci quindi a fare due conti ed a mettere in campo due progetti: Spendere di più (e non poco) oppure investire qualche risorsa per poter riscaldare a legna. Anche il pellet potrebbe essere ancora conveniente se in possesso di stufa ammortizzata negli scorsi anni. Il pellet resterebbe più conveniente rispetto al gas naturale ma la legna resterebbe la maggior risorsa.

Foto di Pexels da Pixabay

L’investimento iniziale per l’acquisto di una stufa è abbastanza contenuto. Andando avanti di questo passo, credo che investire ora per cambiare sistema possa essere il momento migliore, dato che la richiesta di stufe a legna è ancora piuttosto contenuta quindi i prezzi sarebbero ancora accettabili. Per quanto riguarda il pellet il medesimo appartamento da 100 MQ porterà ad una spesa annua di 1333 contro i 600/700 Euro circa del passato recente. Saremmo di fronte ad aumenti fino al 99% in più rispetto ai 670 Euro dell’ inverno 2021/2022. Questa panoramica permetterebbe di comprendere che il pellet nonostante si ancora (di poco) conveniente rispetto al Metano rimane in dirittura di pareggio sfiorando di poco i prezzi del gas naturale. Nel mese di aprile AIEL aveva già fotografato la situazione del pellet in questi termini:

Nord-Ovest i sacchi da 15 KG oscillavano da 4,94 Euro a 8,05

Nord-Est: situazione simile da 4,62 ad 8,88 Euro

Centro sud: il centro sud aveva ancora un po’ di respiro con i prezzi più contenuti al contrario le isole che hanno visto arrivare il prodotto a 9,52 Euro a sacco da 15 Kg.

Con il freddo ormai vicino il pellet starebbe già iniziando la corsa al rialzo ed a causa della domanda crescente e della minore importazione di prodotto, si prevede che in Italia presto la biomassa toccherà di nuovo il prezzo medio 10/11 Euro a sacco. Ad aver contribuito moltissimo al rialzo del pellet è la dipendenza dell’Italia, dal pellet proveniente dai paesi dell’est i quali usano la materia prima di scarto delle falegnamerie russe, bielorusse ed ucraine. La materia prima ha avuto una grande impennata negli anni passati data anche la richiesta dovuta all’acquisto di stufe a pellet per arginare il consumo del metano, ormai troppo caro. Per questo l’Italia si sarebbe trovata a dover evadere una grande richiesta di pellet, una serie di aumenti di materia prima alla fonte, ed una scarsità di prodotto estero ma anche un aumento dei costi di trasporto per via del rincaro carburanti. Insomma la nostra nazione è presa come sempre in una morsa, attanagliata economicamente da un mix di di fattori non certo positivi, che avrebbe contribuito a far lievitare il prezzo del pellet portandolo quasi pari al prezzo del metano.

Conviene ancora quindi riscaldare a pellet?

Foto di recyclind da Pixabay

Certamente, anche se oggi il prezzo è poco conveniente rispetto a quello del gas, tuttavia da una parte, la minor convenienza è meglio di niente, dall’altro canto si spera che il conflitto ucraino finalmente finisca e quindi si possa tornare alla normalità per quanto riguarda i costi del riscaldamento e delle biomasse. Resta una buona soluzione la legna. Su questo antichissimo carburante ci farei davvero due conti ed un pensierino.

Soluzioni per calmierare il prezzo del pellet?

La prima soluzione e la più immediata secondo AIEL sarebbe riportare l’iva al 10% (come prima del 1015) provocando un rapido ribasso anche se non determinante. Ribassando l’ iva al governo non cambierebbe molto per il fatto che il prezzo, dagli anni felici ad oggi è raddoppiato, ed il 10% del raddoppio sarebbe sempre un vantaggio (rispetto al 2021). Una seconda arma potrebbe essere nel lungo periodo l’ aumento e la promozione di nuove filiere di produzione italiana, provocando una sorta di mini autarchia del pellet. In questo caso si ridurrebbe la dipendenza da paesi terzi soggetti ad instabilità ed a fluttuazioni di mercato.

Foto di forestormw da Pixabay

Questo progetto potrebbe avvenire solamente di fronte ad uno stimolo della selvicoltura attiva e sostenibile, finalizzata al prelievo nelle foreste, ma anche favorendo in qualche modo l’industria produttiva del pellet nazionale e di prima lavorazione del legno, i cui scarti sarebbero facilmente smaltiti con la trasformazione in pellet, biomasse, legna da ardere, cippato. Favorendo l’economia circolare l’Italia avrebbe il vantaggio di calmierare i prezzi e stabilizzarli nel caso di instabilità data da conflitti o altre problematiche internazionali.

Fonti: rienergia.staffettaonline.com & quifinanza.it

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Fonti: rienergia.staffettaonline.com & quifinanza.it

Leggi anche Ascent: il grattacielo in legno più alto al mondo – Legno: il nuovo report AIEL

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Author: Nicola Migliorini

Nicola Migliorini è Direttore Responsabile del media www.mondooggi.com, blogger, giornalista generalista con incarico a 360 gradi.