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Che il mondo necessiti per forza di energie green per la salvaguardia dei pianeta a causa dei cambi climatici ormai è assodato sia un’emerita “balla” ma che il pianeta sia sporco per mancanza di senso civico, per ignoranza questo è purtroppo la verità. E’ ormai noto che non solo la Terra ma anche i mari siano sporchi, contaminati da scarti di vario genere, da microplastiche che i pesci dei quali noi ci alimentiamo ingeriscono obbligandoci a cibarci a nostra volta dell’ insana microplastica. Esisterebbe una zona oceanica nella quale confluiscono le correnti principali. Una zona oceanica nella quale saremmo in presenza di una vera e propria montagna di materiali da scarto. La “montagna” parte dal fondo dell’oceano ed arriva alla superficie, una montagna vera e propria composta da materiali plastici scartati come bottiglie di plastica, bosrine non biodegradabili e tanto altro. Scandaloso vero? Per essere persone del terzo millennio non è scandaloso, sarebbe da stracciarsi le vesti. Questo particolare ancora una volta significherebbe un divario chilometrico fra paesi “civilizzati” e paesi “poco civili”. Lo sporco sulla superficie della terra e nelle acque marine è un termometro che indica il tasso di civilizzazione dei popoli. L’ inquinamento non è da imputare solamente ai paesi civili ma considerando il fatto che tutti i fiumi sfociano nei mari, è naturale pensare che gli stessi mari divengano l’ultima pattumiera del mondo.

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I fiumi che portano lo sporco nei mari non sono fiumi che scorrono solamente nei paesi occidentali ma anche nei paesi del cosiddetto terzo mondo. Questo particolare segna un campanello d’allarme sul sistema. Un sistema che non ha più alcun senso come non ha alcun senso essere spettatori di paesi troppo sviluppati e di altri che neppure riescono a sostenere le necessità primarie dei propri cittadini. Penso che oggi buona parte dell’ inquinamento possa provenire dai paesi sottosviluppati o dai paesi emergenti, per il fatto che gli stati del “primo mondo” dovrebbero essere molto ben organizzati nello smaltimento e nel riciclo dei materiali da scarto. In Italia come siamo messi in merito al riciclo degli scarti? Per avere una panoramica nazionale sullo smaltimento dei prodotti da scarto e del loro possibile riciclo, ecco che ci viene recapitato in redazione un articolo scritto da Margherita Ferrari. Dall’articolo questa volta si denota un’ Italia non più “fanalino di coda” dell’ Europa ma una nazione assolutamente virtuosa in fatto di raccolta dei materiali da scarto e del proprio riciclo. Il fatto denota ancora una volta che l’Italia sia comunque in possesso di un potenziale di civilizzazione che per molti versi, sia in grado di offuscare tanti “blasonati paesi mondiali”. Essere civili non significa essere per forza sviluppati economicamente. Essere civili è tutt’altra cosa. La civiltà è la conseguenza di anni, secoli, millenni di storia, avventure, disavventure, regole, cadute e risalite. Per questo l’Italia in fatto di civiltà non può che “fare scuola” ancora una volta al mondo intero.(introduzione di Nicola Migliorini)

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Italia prima per Tasso di Riciclo e Circolarità:

Le regioni che riciclano di più

Negli ultimi anni, molte regioni stanno implementando strategie e regolamenti per far sì che i singoli cittadini rispettino le corrette modalità di riciclo dei rifiuti. Il nostro paese ha fatto grandissimi progressi nell’ultimo decennio e le prospettive future sono positive. In particolare infatti, secondo quanto emerso dallo studio condotto da Assoambiente, Associazione che rappresenta le imprese che gestiscono servizi ambientali e quelle dell’Economia Circolare, l’Italia risulta essere il primo paese europeo per tasso di riciclo dei rifiuti urbani e speciali.

L’Italia rispetto all’Europa

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Il report presentato considera i dati relativi al 2020 e indica appunto che il tasso registrato in Italia è pari all’83,2%, nettamente superiore a quello della media europea di 39,2%. Anche rispetto ai paesi più grandi e sviluppati quali Spagna, Francia e Germania con un tasso rispettivamente del 60,5%, 54,4% e 44%, l’Italia detiene il primato europeo. Il report di Assoambiente ha dimostrato inoltre che, anche dal punto di vista del tasso di circolarità dei materiali (ovvero la percentuale di materiale che viene riciclato e successivamente reimmesso nell’economia) il nostro paese si colloca al secondo posto. Sotto solo alla Francia (22,2%), con una differenza minima dello 0,6%. Germania e Spagna invece rimangono distanziate, con rispettivamente il 13,4% e l’11,2%. In generale comunque, il risultato rimane sopra la media europea di 12,8%.

Quali sono le regioni dove si ricicla di più?

Tuttavia, analizzando i dati a livello nazionale, risulta esserci una forte disparità tra le regioni italiane. Considerando i dati raccolti dall’ISTAT (Istituto nazionale di statistica) infatti, il tasso di riciclo delle singole regioni è aumentato rispetto al 2019 in tutto il territorio nazionale, con eccezione della provincia autonoma di Trento e Valle d’Aosta, con una diminuzione rispettivamente dello 0,9% e 0,6%. Tuttavia, nonostante una lieve riduzione rispetto al 2019, Trento registra la quota più alta di raccolta differenziata, pari al 76,7%. Dunque, a seguire il Veneto (76,1%) c’è la Sardegna (74,5%) e la Lombardia (73,3%).

Le problematiche relative agli impianti di recupero

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Tuttavia, nonostante i risultati positivi, per poter fare davvero affidamento sull’economia circolare del paese, sono ancora molte le cose da fare. In primis è necessario aumentare il numero di impianti di recupero e distribuirli in maniera equa sul territorio nazionale. A confronto con la Germania con circa 10.000 impianti attivi, l’Italia si posiziona seconda con circa 6.500 impianti di recupero. Sebbene gli altri paesi europei registrano un numero inferiore, quelli in nostro possesso sono principalmente di piccola e media dimensione e collocati quasi esclusivamente al centro-nord, in particolare in Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. Sebbene siamo primi in Europa in termini di tasso di riciclo dei rifiuti e secondi in termini di circolarità, sono ancora molti i rifiuti urbani e industriali che vengono esportati all’estero e recuperati. Circa 4,2 milioni di tonnellate. Per impedire questo fenomeno a diffondersi, il governo, tramite politiche volte a incentivare investimenti negli impianti stessi, può aumentare il volume dei rifiuti recuperati in Italia e allo stesso tempo aumentare i posti di lavoro. Ad oggi la sfida è dura, principalmente a causa della crisi energetica con la quale si sta registrando un forte aumento dei costi dell’energia, le cui conseguenze ricadono anche sulle aziende del settore.

Fonte: https://energia-luce.it/news/italia-leader-per-tasso-di-riciclo-rifiuti/

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Nicola Migliorini
Author: Nicola Migliorini

Nicola Migliorini è Direttore Responsabile del media www.mondooggi.com, blogger, giornalista generalista con incarico a 360 gradi.

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